Le caricature di Allah

Prima di morire, Christian de Chergé, il priore trappista di Tibhirine scrive un testamento in cui perdona in anticipo colui che lo ucciderà. Vivrà questo martirio nel Maggio 1996 insieme ad altri sei suoi confratelli. Sulle sue labbra parole di perdono: “Ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in Paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due”. Una sorta di dichiarazione d’amore!

Prima però spiega e implora, mette in guardia: “Se mi capitasse un giorno – e potrebbe essere oggi – di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia, si ricordassero che la mia vita era “donata” a Dio e a questo paese. Che essi accettassero che l’unico Signore di ogni vita non potrebbe essere estraneo a questa dipartita brutale. Che pregassero per me: come essere trovato degno di una tale offerta? Che sapessero associare questa morte a tante altre ugualmente violente, lasciate nell’indifferenza dell’anonimato”. Poi aggiunge una considerazione che mi ha sempre molto impressionato: “So di quale disprezzo hanno potuto essere circondati gli Algerini, globalmente presi, e conosco anche quali caricature dell’Islam incoraggia un certo islamismo.

È troppo facile mettersi la coscienza a posto identificando questa via religiosa con gli integrismi dei suoi estremismi”. Ecco, parla di “caricatura dell’Islam” operata dai fondamentalisti che a me sembra molto più feroce e offensiva di quelle di Charlie Hebdo. È quella di coloro che, in nome di Dio, in Iran perseguitano fino alla morte le donne che si tolgono il velo o che ballano al ritmo di una canzone. Sono quelli che in Afghanistan cacciano le ragazze dalle scuole e negano loro ogni diritto. Se non fosse che, nemmeno i “mujaheddin” e i “talebani”, i “Guardiani della rivoluzione” e la “polizia morale” esisterebbero se non ci fossero le donne, toglierebbero loro anche il diritto di vivere. Ma in nome di quale Dio provocano tanta sofferenza? Sicuramente in nome di quella caricatura che fa loro interpretare il Sacro libro del Corano secondo una forzatura violenta e degradante di Dio, delle vittime e persino di loro stessi sedicenti credenti osservanti.

Eppure nel corso della giornata essi sgranano i 99 nomi di Allah. È forse in nome del Misericordioso o del Compassionevole che sono i primi due nomi di Dio, che essi si permettono l’intollerante crudeltà della violenza? Oppure invocano il nome n. 5 che è la Pace o il 14 che invoca Colui che perdona come il 34 (Il perdonatore)? Tra le ultime invocazioni c’è persino Colui che cancella (le conseguenze del peccato) che sembra in contraddizione con Il vendicatore (81) e Colui che nuoce (91). Ma anche in questo caso dove è scritto che siano loro a doversi arrogare il diritto di vendicare in nome di Dio?

Insomma solo una “caricatura” dell’Islam potrebbe consentire le violenze gridando Allah Akbar. Perché Allah è grande solo nella misericordia e nell’amore. Ce lo stanno testimoniando tanti amici e amiche musulmani in questi giorni della “passione e morte di Gaza e dei suoi abitanti, dei Kibbutz e dei kibbutzim”.