La cresta di Milei

Giustamente la Naciòn, il quotidiano più diffuso in Argentina, non poteva che definirlo «il figliol prodigo». E sì, perché Javier Milei, da due mesi presidente della Repubblica di Argentina, aveva condotto la sua stravagante campagna elettorale senza risparmiare parole volgari e definizioni sprezzanti all’indirizzo del primo papa argentino della storia. «Personaggio nefasto», con «un’affinità con i comunisti assassini» e poi «imbecille» e «rappresentante del maligno in terra». Poi ne aveva vomitata un’altra che per pudore e per rispetto a queste pagine e a voi lettori, non riporto. Ma, colpo di scena, l’anarcocapitalista, libertario di destra, sprezzante del pericolo, ardimentoso e spavaldo, non è riuscito nemmeno ad attendere il compiersi della preannunciata prima visita di Bergoglio nella sua Argentina che, alla prima occasione che si è presentata con la canonizzazione di Madre Antula, la prima santa argentina, ha viaggiato 14 ore per varcare la soglia del portone di bronzo. Ma si sa, con un papa gesuita, ogni gesto e ogni parola di quel primo incontro è un trattato di Teologia dell’ironia. Di teologia perché nell’apparente banalità dello scambio di battute, si nascondono significati profondi che pescano nel sapere teologico e l’ironia è data dalla finezza del doppio significato delle battute dette nell’emozione del momento e nell’incapacità di intendimento dell’interlocutore. Terminata la Messa Bergoglio ha chiesto d’essere portato verso il Presidente e quindi ha fatto come il padre della parabola che corre incontro al figlio. Il presidente ha abbandonato il suo posto e si è fatto vicino. A questo punto una battuta innocente di Francesco: «Ti sei tagliato i capelli!». Nella capitale argentina hanno richiamato l’acido humor porteño perché la traduzione italiana potrebbe ben essere: «Hai abbassato la cresta!» e il riferimento biblico teologico sarebbe a Sansone che senza capelli perde le sue forze. Peraltro è vero che «il Milei di governo» è stato costretto a confrontarsi con il Parlamento in cui non ha la maggioranza dei seggi che ha bocciato la sua «ley Omnibus», composta da ben 637 articoli in cui si shekeravano provvedimenti economici, riforme sociali e cambiamenti istituzionali. Insomma, oggi il leone di Buenos Aires è sicuramente in difficoltà e chiede deferente: «Posso baciarla?», «Sì, figlio, sì», gli ha risposto il Papa, e Milei ha dovuto abbassarsi perché il papa era seduto sulla sedia a rotelle e quest’atto d’affetto si è rivelato plasticamente di estrema deferenza, quasi sottomissione. Ma senza troppe retroletture, l’atteggiamento di papa Francesco è stato quello della misericordia. Anzi mai come in questo frangente si è potuto constatare la forza rivoluzionaria della compassione. La fraternità non è solo il paradigma della Fratelli Tutti, ma evidentemente anche la linea guida delle scelte del suo autore. Rispetto poi alle letture dei gesti e delle parole di quel primo incontro si potrebbe proseguire con le parole rivolte alla sorella del leader, ma il giorno dopo, nel corso dell’udienza privata, il Papa ha offerto le copie di cinque documenti pontifici del suo magistero e si è raccomandato di leggerli. E quando Milei ha chiesto perdono degli insulti, Bergoglio ha risposto: «Pecado de chico», «peccato da bambino», roba di poco conto.