L'editoriale
La libertà non è star sopra un albero
Rocca tra passato e futuro
Con questo ultimo numero del 2024 entra nel suo punto culminante la stagione dei rinnovi degli abbonamenti a Rocca e della ricerca di nuovi lettori. Con il 2025 la storia di libertà di questa rivista entra nel suo ottantacinquesimo anno. In questi 85 anni non siamo mai stati sopra un albero a contemplare o a giudicare “l’alta febbre del fare” del mondo ma abbiamo partecipato con senso critico, con passione, con attenzione, alla vita della Chiesa, al cammino dell’unità dei cristiani, al dialogo interreligioso, all’impegno civile di tutti gli uomini di buona volontà.
Lo abbiamo fatto in piena libertà anche nei momenti difficili, ospitando sulle nostre pagine tutte le voci profetiche che hanno preparato il Concilio e infine, attraverso tanti percorsi carsici, questa stagione ecclesiale ricca di promesse e tuttavia non priva di difficoltà. Lo abbiamo fatto divenendo luogo di dialogo tra mondi cristiani e culture laiche, soprattutto quelle più attente ai bisogni e alle aspettative del mondo del lavoro e alle situazioni di disagio e di perifericità sociale ed esistenziale. Lo abbiamo potuto fare perché la nostra libertà si fondava e si fonda esclusivamente sui nostri abbonati: senza padroni e senza padrini. Ed è ancora questa la scommessa che facciamo per l’oggi e per il futuro.
Una scommessa che si colloca in un contesto difficile per la carta stampata, soprattutto per quella che osa ancora battere la strada della riflessione argomentata, dell’approfondimento critico. Cerchiamo di non essere un giornale noioso, avrete notato anche un progressivo mutamento grafico, l’uso delle interviste, il ragionevole dosaggio della lunghezza degli articoli, un più nutrito apparato di foto e di immagini, ma non vogliamo diventare un giornale superficiale e ruffiano. Ci teniamo molto a conservare le caratteristiche del tafano socratico che pone domande scomode sulla Chiesa e sulla società, che non si arrende all’idea che non ci sia un’alternativa al pensiero bellicista, riarmista, liberista, consumista, individualista, clericale, maschilista e così via.
Non è possibile azionare il freno di emergenza di un treno velocissimo che non ha una meta se non quella di correre sempre di più? Non è possibile governare il mondo secondo fini socialmente definiti? Non è possibile a più di 200 anni dalla rivoluzione francese provare a ridar senso alla libertà, all’uguaglianza e alla fraternità? E ad oltre 2.000 anni dalla nascita di cui dice con distillate parole poetiche Angelo Casati nella nostra seconda pagina, possiamo buttare via con il rosario in mano, quella strada cosi umana da esser divina, come disse Pasolini di Gesù e della sua vita? La strada di condividere le lotte degli oppressi, il dolore dei sofferenti, la gioia di quanti vivono relazioni fraterne e liberanti dentro una comunità, perché, infine, non ci può essere benessere se non con gli altri. Forse bisognerà inventare nomi nuovi per cammini di giustizia, comprendere con categorie nuove società che vanno rapidamente cambiando, capire la nuova articolazione geopolitica di questo tempo.
Quello che non deve mutare è il desiderio di pace, di convivenza nella giustizia, di cura della terra nel rispetto dei diritti delle generazioni future. Dentro gli intensi processi di secolarizzazione che stiamo vivendo i cristiani non si devono disunire, per usare la metafora di Sorrentino nel film È stata la mano di Dio ma per dirla con un grande martire del ‘900, Dietrich Bonhoeffer, “il nostro essere cristiani si riduce oggi a due cose: pregare e operare tra gli uomini secondo giustizia”. Non è poco, è davvero resistenza a derive disumane e resa alla promessa di Dio. Lungo questa strada Rocca, nel suo piccolo, vorrebbe continuare a dare il proprio contributo a leggere il mondo, ad alleggerirlo dall’ingiustizia che lo attraversa, ad esercitare una cittadinanza attiva e consapevole, ad aver cura della casa comune. Lo potremo continuare a fare con il vostro contributo di lettrici e lettori fedeli, chiedendovi un aiuto ad estendere il numero dei nuovi rocchigiani. Quest’anno davvero il nostro affettuoso augurio di buon Natale è anche, con amicizia, la richiesta di darci una mano.