Arena di pace

Arena di pace nasceva negli anni ’80 del fermento della passione e delle mobilitazioni per la pace.

Nasceva dalla contrarietà al dogma della deterrenza e alla corsa agli armamenti dettata dalla guerra fredda. Più che un moto di protesta, in ambito cattolico (ed ecumenico) rappresentava la volontà di rendere visibile un impegno per la costruzione della pace che andava audacemente crescendo nella comunità cristiana. La prima Arena di pace che ebbe luogo il 4 ottobre 1986, proprio a ridosso di quel segno profetico che Giovanni Paolo II intese porre in Assisi il 27 ottobre successivo convocando i leader delle religioni mondiali per pregare per la pace, era il naturale sbocco di un Appello firmato dal vescovo di Trieste Lorenzo Bellomi e da molti preti del Triveneto: Giulio Battistella, Alex Zanotelli, Mario Costalunga, Albino Bizzotto, Giuliano Zattarin, Rinaldo Fabris, Germano Pattaro solo per citarne alcuni. In quella prima edizione ci fu la presentazione del Cartello «Contro i mercanti di morte» che avrebbe portato all’approvazione della legge 185/90 che regola il commercio delle armi, molte testimonianze e il canto di Eddie Hawkins a intermezzare gli interventi.

Quell’appello assunse il titolo di «Beati i costruttori di pace» che poi divenne anche il nome di un’associazione che negli anni si distinse per iniziative audaci e creative nella direzione della nonviolenza. In ogni caso si trattava di un’iniziativa marginale in seno alla chiesa italiana e sempre circondata da qualche sospetto di eresia pastorale. Solo alla luce di quello scenario e delle edizioni successive dell’Arena di pace, si può comprendere la portata storica della partecipazione di Papa Francesco. Questa si pone in continuità coerente con la visita del pontefice a Nomadelfia per don Zeno Saltini, a Bozzolo per don Primo Mazzolari, a Barbiana per don Lorenzo Milani e ad Alessano e Molfetta per don Tonino Bello. Una sorta di accoglienza piena, un abbraccio della chiesa ai figli che hanno speso ministero e vita nell’annuncio della pace in tutte le sue espressioni.

Aver dato inizio all’evento con la riproposizione di alcune immagini e parole di don Tonino in Arena 1989 e aver scelto da parte di Francesco di terminare con quell’invito del presidente di Pax Christi: «In piedi costruttori di pace» segna un cammino nuovo in cui la nonviolenza è la via che la comunità cristiana sceglie per la soluzione dei conflitti. Tutti. E il papa ha fatto appello alla creatività che è il sale della nonviolenza: «Nella nostra vita, nelle nostre realtà, nei nostri territori saremo sempre chiamati a fare i conti con le tensioni e i conflitti. Davanti a questo non si può stare fermi: tu devi fare un’opzione, tu devi essere creativo. Un conflitto è proprio una sfida alla creatività». E quando ha abbracciato Maoz Inon, a cui Hamas ha ammazzato i genitori il 7 ottobre, e il palestinese Aziz Sarah, che ha perso il fratello nell’inferno della guerra, dopo aver chiesto un momento di silenzio ha concluso: «Credo che davanti alla sofferenza di questi due fratelli, che è la sofferenza di due popoli, non si può dire nulla…, non si può dire nulla. Loro hanno avuto il coraggio di abbracciarsi. E questo non è solo coraggio e testimonianza di volere la pace, ma anche è un progetto di futuro. Abbracciarci ».