Femminile plurale
Eros e persona
Abbiamo visto nell’articolo precedente come una concezione più moderna la sessualità non possa avere come unico scopo la procreazione: essa infatti ha capacità di costruire relazioni personali d’amore, dà la forza di modificare l’intera personalità e il coraggio di fare scelte altrimenti impensabili.
Già nel testo di Gen 1, 26-28, usato a lungo come giustificazione dell’idea che la sessualità avrebbe come unico scopo la procreazione, è presente in nuce l’idea che sia la sessuazione ad avere a che fare con Dio e non la fecondità (“ad immagine di Dio li creò, maschio e femmina li creò”). Essere maschi e femmine secondo quel testo sembra riferirsi primariamente all’essere fatti a immagine di Dio e non anzitutto alla fecondità.
Il testo di Gen 2 poi integra la sessualità molto di più rispetto a Gen 1. Assai più chiaramente qui fa la sua comparsa quello che oggi intendiamo con “sessuazione”. In tale testo non c’è nessun riferimento alla fecondità, la sessuazione non appare finalizzata alla riproduzione, ma alla mutualità. In Gen 2 si dice infatti che il significato dell’esistenza sessuata è la relazione, l’essere l’uno per l’altro. La relazione, dunque, è il significato di ogni esistenza umana, di ogni uomo e di ogni donna, ed è costitutiva per ogni essere umano – non la relazione sessuale, tantomeno la procreazione.
Dal Vaticano II fino alla Amoris Laetitia il magistero stesso si è mosso sempre più verso il recupero di questo significato unitivo della sessualità. Dobbiamo ad una donna, Luz Maria Longoria Gama, presente al Concilio come uditrice assieme al marito, la riflessione e l’accento posto sull’espressione sessuale come espressione dell’amore coniugale. Durante la discussione su un testo della Gaudium et Spes, sentendo parlare reiteratamente della definizione del matrimonio come “rimedio alla concupiscenza” questa donna diede una lezione ai celibi padri conciliari:
“Con tutto il rispetto, vi dico signori padri conciliari che le vostre madri vi concepirono senza questo timore della concupiscenza […] Io personalmente ho avuto molti figli senza alcuna concupiscenza: essi sono tutti frutto dell’amore”.
Dobbiamo dunque a lei uno dei testi più belli sulla sessualità umana che ci ha lasciato il Vaticano II, GS 49-52. Luz Maria ha vissuto fino a 94 anni e immaginiamo che, come tutte le donne, anche lei abbia continuato dopo la menopausa ad avere rapporti sessuali soddisfacenti con il compagno che amava.
Benché accusato di pansessualismo, l’accusa pseudoscientifica più dura a morire, Freud ha costituito con le sue ricerche mediche una grande rivoluzione culturale per la concezione della persona: secondo la psicoanalisi, la sessualità è qualcosa che investe tutta la persona, fin dalle fasi iniziali del suo essere in vita. L’eros ha diverse modalità di manifestazione, costituendo la forza relazionale fondamentale dell’essere umano. Non è solo il nostro corpo ad avere istinti sessuali che andrebbero fuori controllo e che sarebbero da reprimere da parte della mente, ma la nostra stessa mente è interamente spinta da desideri, mossa da oggetti libidici e richieste di amore, motivata da riconoscimento e relazione fin dalla tenera età, in primis nei confronti della madre.
La parola sessuazione aiuta a concepire il fatto che la persona è sempre tutta sessuata, determinata cioè nelle sue caratteristiche generali non solo dal sesso con cui nasce, ma soprattutto dalla sua energia desiderante, erotica, che la spinge a uscire da sé e intessere quella rete di relazioni con sé, con gli altri e con Dio che prende il nome di amore. Parlare di sessuazione implica accettare che la sessualità determini sempre tutta la nostra persona e ne sia parte costitutiva. In questa modalità di chiamare il corpo nella sua determinazione sessuale, si intende anche la sessualità in maniera più ampia, costituita da un ampio complesso di eros, emozioni, attrazione sessuale, affettività, consapevolezza e simbolizzazione, cioè in definitiva di personalizzazione. La sessuazione corrisponde al modello antropologico secondo il quale il sesso negli esseri umani non è una dimensione puramente biologica, corporea, secondaria o bestiale, ma è collegata a tutta la persona e a tutti i livelli della sua sfera identitaria, compresa quella spirituale, come hanno sempre saputo la mistica e il Cantico dei Cantici.
Ne consegue che lo sguardo teologico e morale sull’esercizio della sessualità dovrà rielaborare sempre meglio la scia aperta dalla GS 51 e convergente in AL 142- 156 che afferma che “l’indole sessuale e la capacità di generare nell’essere umano sono meravigliosamente superiori a quanto avviene negli stadi inferiori della vita” perché l’eros abbraccia tutta la persona, compresi l’intelletto e lo spirito, e che l’erotismo è un linguaggio interpersonale, inseparabile dall’amicizia coniugale (AL 156). Già Platone, il maestro dell’eros in Occidente, affermava che l’eros è una forza che riguarda tutte le parti dell’anima e le potenze della persona, compresa quella razionale (cfr. La Repubblica IV). La spiritualità aiuta a vivere la sessualità portandoci a educare i desideri, collocandoli in un orizzonte di senso e liberando le pulsioni vitali dai fattori che potrebbero essere nocivi per noi stessi e per gli altri. In questo modo la sessualità non sarà vissuta in modo distruttivo nei confronti di noi stessi e degli altri, ma diventa un luogo di relazionalità, amicizia, vicinanza, affetto, fedeltà, cura, creatività, gioia e mistica.
L’eros che attraversa tutte le dimensioni della persona e che costituisce la spinta all’estasi da sé, all’uscita da sé per la ricerca di un rapporto con l’altro di reciprocità e di amicizia è da ultimo l’energia che sovrintende il desiderio di Dio e apre all’esperienza mistica. Esso comporta quindi una fecondità non solo procreativa, ma generativa in senso lato, come già spiegava anche Platone nel Simposio, perché laddove l’eros raggiunge il suo scopo, e cioè l’incontro con l’alterità, diventa sempre esperienza di moralità, bellezza, crescita nel bene, creatività e pienezza.
Una persona che ama un’altra persona – indipendentemente dal sesso cui è direzionata la sua affettività – deve entrare necessariamente anche in un rapporto erotico con l’altro tramite gesti che accrescono il legame nella coppia, anche omoaffettiva. Non essendo le persone unicamente anima ma anche corpo, la costruzione del rapporto amoroso dovrà manifestarsi tramite la gestualità di tenerezza, affetto, unione tra i corpi (cfr. AL 36).
Parlare di sessuazione pertanto significa integrare la distinzione sessuale, la genitalità, l’affettività e la sessualità quali elementi costitutivi della persona.
Infine: dare consapevolmente piacere ad un altro è un atto esclusivamente ed eminentemente umano.
Qualcuno preoccupato si chiederà: ma allora la castità? La castità non è affatto la castrazione della nostra energia sessuale, che se nascosta in cantina, da lì dominerà con effetti imprevedibili sul resto dei comportamenti umani. Castità è la capacità di gestire gli impulsi sessuali in ordine all’amore, alla costruzione della relazione d’affetto, al rispetto dell’altro. “Il sesso senza consenso è stupro”, diciamo oggi.
Per parafrasare Agostino la nostra preghiera oggi dovrebbe essere così: Dio donaci la castità e subito! Sono già troppe le vittime di una concezione predatoria e scissa del sesso che anche la Chiesa ha contribuito purtroppo a generare.