Vinicio Capossela 

maestri e scolari insieme a sillabare p-a-c-e

Non saprei dire se è la più bella, ma La crociata dei bambini – ispirata al poema-ballata del grande Bertolt Brecht La crociata dei ragazzi del 1942 – è senza alcun dubbio la più intensa delle Tredici canzoni urgenti fresche di incisione per il dodicesimo album in studio del cantautore e scrittore Vinicio Capossela (Hannover, 1965).
Per chi volesse ascoltarlo, tra gli altri vanno segnalati, oltre ai suadenti Canzoni a manovella (2000) e Marinai, profeti e balene (2011), anche Camera a sud (1994), Il ballo di S. Vito (’96), Ovunque proteggi (’06) e Canzoni della Cupa (’16); per chi volesse pure leggerlo il romanzo intitolato Non si muore tutte le mattine è del 2004, poi ci sono il diario di viaggio Tefteri. Il libro dei conti in sospeso (’13), Il paese dei coppoloni (’15, da cui un docufilm), Eclissica (’21) e, in collaborazione Vincenzo Costantino, In clandestinità (’09).

Profondità e levità

Un autore profondo e brillante, dotato di una raffinata ironia come si è subito visto quando ha esordito con All’una e trentacinque circa (Premio Tenco) nel 1990. A tratti un intellettuale burlone e però sempre con una chiara coscienza ‘politica’ che lo porta prima di tutto a cogliere il dolore e le sofferenze di chi rimane fuori, ai margini, escluso da quella realtà in cui regna la sola violenza.
Vinicio Capossela è questo e la sua opera di cantastorie che sa tenere assieme il profondo e il lieve, come pure le tenebre e gli squarci di luce, credo sia degna di attenzione proprio a partire dal sempre grande bisogno di pace e nonviolenza che il nostro tempo continua ad avere. Un tempo, come lui va ripetendo, che sembra non conoscere tregua e per migliorare il quale non possiamo che impegnarci tutti a dissodare il terreno delle idee muovendo di continuo dalla riscoperta di una molla tutta speciale: il disinteresse.
A dirla tutta, più cresce questo spazio di Rocca dedicato ai Testimoni di pace e più mi rendo conto che la costruzione della pace non può non passare attraverso la ricerca di un felice equilibrio tra teoria e prassi, tra profondo e lieve, tra denuncia e proiezione. Aveva perfettamente ragione Giovanni Arpino che, all’indomani della prima, capitiniana Marcia della pace per la fratellanza tra i popoli Perugia-Assisi (1961), notava: «manifestare per la pace, la nonviolenza, la libertà collettiva, non è impegno faticoso, noioso, didattico, ma una gran cosa allegra» (1).
E in Capossela troviamo un prezioso alleato in questo senso. Oltretutto in questo Tredici canzoni urgenti non vi è solo la guerra, ma anche le diversificate forme di violenza che rendono una certa realtà davvero inaccettabile. Ha scritto bene Enzo Gentile: «Capossela prende posizione attraverso la ragione e il sentimento, laddove enuncia un’idea  di sopraffazione e abuso tra i sessi […], le carceri come buco nero della coscienza comune […], le contraddizioni di chi, inerte, osserva ‘con sguardo bovino’ le paure e le guerre […], la bulimia su cui si fonda il sistema economico» (2).

Una luminosa tensione

Seguiamole, con coraggio, le piccole orme lasciate sulla neve da queste innocenti vittime dell’ennesima guerra delle quali ci narra La crociata dei bambini: «Partirono all’alba / in crociata i bambini, / le facce gelate, chi li troverà? / Partirono in fila / sepolti di neve, / i soli scampati alle bombe / e ai soldati. / Volevan fuggire dagli occhi la guerra, / volevan fuggirla per cielo e per terra… / Un piccolo capo, la pena nel cuore, / provava a guidarli / e la strada / non sapeva trovare. / Una bambina di undici ad una di quattro / come una mamma, portava per mano / ed un piccolo musico, col suo tamburo, / batteva sordo al timore di farsi trovare. / E poi c’era un cane, ma morto di fame / che per compassione nessuno ammazzò. / E si faceva scuola / tutti alla pari, / sillabavan maestri e scolari, p – a – c – e. / C’era fede e speranza, / ma né pane, né carne; / non chiamate ladro chi deve rubare / per dare alle bocche di cosa mangiare: / farina ci vuole / e non solo bontà. / Si persero in tondo, nel freddo di neve, / nessuno più vivi li poté trovare: / soltanto il cielo li vede vagare / nel cerchio dei senza meta, / dei senza patria. / E cercano insieme una terra di pace, / non come quella che hanno lasciato / senza fuoco e rovina di Colosseo. / Ed immenso dietro di loro / diventa il corteo. / Il cane nel bosco / fu trovato una sera: / al collo portava un cartello con scritto / Qualcuno ci aiuti, abbiam perso la strada: / seguite il cane, e vi prego, non gli sparate! / La scritta infantile trovò un contadino, / ma non la mano che la tracciò; / un anno è passato e nessuno è venuto / il cane soltanto è restato / a morire di fame… / Il cane soltanto è restato / e si muore di fame».
L’esito nefasto di questa storia volutamente in minuscolo e lontana da qualsivoglia tentazione retorica non deve far perdere di vista l’elemento della perenne, luminosa tensione che accompagna il lavoro di Capossela, artista della parola che insegue una sempre nuova declinazione della lingua che va usando, da autore in ricerca qual è.
A proposito di bambini, ci riguarda da vicino quello che Vinicio Capossela ha risposto, in una recente intervista curata sa Simonetta Sciandivasci, a due precise domande tra loro correlate: «Che cos’è un bambino? Un essere umano che non ha ancora sviluppato il senso dell’utile. E che quando incontra una pozzanghera, ci sguazza dentro, ci balla il cha cha cha. E un adulto? Quello che, davanti a una pozzanghera, pensa a come scansarla per non bagnarsi, per la stessa ragione per la quale, davanti alla guerra, pensa alla politica e non alla vita» (3).
Ecco, magari si dovrebbe (tornare a) lavorare a una politica che, in virtù della salvaguardia delle vite, sappia pronunciarsi con decisione sulla guerra, sulle sue cause, sui suoi interessi, sui modi per prevenirla, sull’educazione alla pace, sulla promozione di una cultura ispirata alla persuasione nonviolenza.
«E si faceva scuola / tutti alla pari, / sillabavan maestri e scolari, p – a – c – e».

Note

(1) G. Arpino, in «Testimonianze», in A. Capitini (a cura di), In cammino per la pace. Documenti e testimonianze sulla Marcia Perugia-Assisi [1962], nuova ediz. aggiornata e illustrata, a cura di G. De Veris – A. Maori – G. Moscati – M. Valpiana, SilvanaEditoriale, Cinisello Balsamo (Mi) 2023, p. 57.
(2) E. Gentile, Pensiero critico con arpe, viole e fiati, «Domenicale», il Sole 24 Ore 30 aprile 2023.
(3) S. Sciandivasci (a cura di), Capossela: canzoni contro la guerra. Intervista, la Stampa 20 aprile 2023, p. 32. Si veda anche A. Laffranchi, «Affronto le urgenze di un mondo malato», Corriere della Sera 19 aprile 2023, p. 41.

per leggere Capossela

V. Capossela, Eclissica, Feltrinelli, Milano 2021.
Id., Il paese dei coppoloni, Feltrinelli, Milano 2015.
Id., Non si muore tutte le mattine, Feltrinelli, Milano 2004.
Id., Tefteri. Il libro dei conti in sospeso, il Saggiatore, Milano 2013.
V. Capossela – V. Costantino, In clandestinità, Feltrinelli, Milano 2009.

su Capossela

E. Cucco, Vinicio Capossela. Rabdomante senza requie, Auditorium Ed., Milano 2005.
Y. Varufakis, Prefazione; D. Prudhomme, Postfazione, in V. Capossela, Tefteri, cit.
L. Rizzo, Vinicio Capossela. Canzoni a manovella, Arcana Ed., Roma 2015.
F. Giardinazzo, La culla di Dioniso. Storie musicali del passato prossimo, Marietti 1820, Bologna 2009.