“Karma”: le anime accumulano punti per scegliersi la prossima vita

Ph Federico Pitto

GENOVA – Spesso si parla di karma come la panacea di tutti i mali, quasi come contrappasso o ancora come giustizia divina terrena ad equilibrare torti subiti e ingiustizie perpetrate. Quasi fosse una scaramanzia o l’adolescente “chi la fa l’aspetti”: fai del male ne riavrai in cambio con gli interessi. Purtroppo non è così però anche il solo crederci ci dà forza nell’andare avanti, nello sperare in un mondo più giusto dove i cattivi, i corrotti, gli arroganti, i piccoli e grandi criminali che incontriamo sul nostro cammino prima o poi possano essere sconfitti e puniti proprio da quelle energie negative che hanno messo in circolo danneggiando consapevolmente il prossimo innocente. “Karma” è anche il titolo del testo dello spagnolo Xavi Moratò che il Teatro Nazionale di Genova ha messo in scena alla Sala Mercato in prima nazionale per la regia di Alessandro Maggi (prod. Genova, Teatro Civico La Spezia, Stefano Francioni, TS Abruzzo). Un testo che soffre di indecisione cronica tra un’ironia fredda, che non riesce mai a decollare né trasportare fino in fondo lo spettatore sul terreno della risata e del sarcasmo né della riflessione, e il piano sociale di critica al sistema capitalistico, di esseri umani e povertà. Si rimane infatti nel guado aspettando un paio di colpi di scena (prevedibili, però) che non rischiarano l’orizzonte.

Un pavimento di cerchi concentrici e inclinato che sembra un gioco da Luna Park, il Tagadà, o un sistema solare o ancora gli anelli di Saturno e, sopra gli attori, in total white come le scarpe e le valigie, le unghie e le facce, un pianeta che gli pesa e grava sulla testa, come un monito, come un solido pronto a cadere in questo Paradiso dantesco posizionato al contrario. Le due anime lattee come spermatozoi (si evince subito dal candore la loro extracorporalità) si aggirano circospette discorrendo come Sandra e Raimondo (Gaia Aprea in palla, Andrea Bosca leggermente sottotono): “Perché non ho chiesto il divorzio?” “Perché non siamo sposati”. Si sogghigna a denti stretti aspettando il lauto pranzo che non arriverà. Si scopre, nel faticoso incedere della commedia (senza tanti argomenti) che stanno aspettando il momento di reincarnarsi ma lui è lì da una settimana e lei staziona in quel limbo da dodici anni. Quello che conta sono i punti karma, come i punti fragola dell’Esselunga o i punti Coop per accedere agli sconti o ai regali. Con un tablet possono guardare le varie offerte che consistono in neonati che devono ancora nascere nelle diverse aree del mondo, a varie latitudini, dai più disparati genitori: “Ho paura di reincarnarmi in un’altra vita mediocre”. Chi meno spende, in termini di punti, meno avrà, chi ha meno punti da mettere sul piatto riuscirà ad accaparrarsi un corpo di un bimbo africano o sudamericano sfortunato, con il padre violento o tossicodipendente, stupratore o drogato, senza possibilità di salvezza che è forse proprio il contrario dei dettami del karma qui basato tutto su un meccanismo capitalistico che fa sì che chi ha più punti trovi esistenze migliori, più facili, di successo e agiate. Comunque, state tranquilli, il cattivo è sempre il padre, la madre non viene neanche nominata. Insomma, nessuno vuole rinascere sfigato in qualche bidonville o baraccopoli del Sud del mondo, queste anime non hanno uno spirito così puro e lindo ma anzi sono molto attente alla materialità più che alla spiritualità.

Lei però ha un asso nella manica; avendo corrotto un intermediario-funzionario alla reception, Simone (che alcune voci della tradizione cristiana associano a Giuda), conosce le sue quindici vite passate nelle quali, ha controllato, le due anime purgatoriali si sono ogni volta incontrate, scontrate, amate ma soprattutto lui (nelle sue varie forme) le ha sempre fatto del male (non lo vuoi mettere un po’ di patriarcato? nuovamente il maschio abietto e crudele che azzanna e violenta l’anima candida della femmina innocente), rovinandole tutte le vite a disposizione. Tranne in due casi, i succitati coup de theatre prevedibili che però non sono riusciti a dare nuova linfa ad un testo stanco, senza slanci né cambi di marcia (musiche quasi assenti, luci monocorde). Prima sono stati Romeo e Giulietta, preventivabile dopo tante coppie senz’amore citare l’esempio più alto del sentimento più nobile, e infine Michelle e Obama, lei di Chicago, lui bambino povero keniano che così disgraziato non doveva essere visto che, nella realtà, sua madre era un’antropologa e suo padre un economista, talmente sventurato che ha studiato prima alla Columbia University e successivamente ad Harward e che inoltre è nato alle Hawaii. Insomma, una grande confusione tentando di dare colpi al maschio (parlando dei padri molesti e cattivi), alla Chiesa (con il mercimonio dei punti e i santi corrotti) e ribaltando pure la storia (per farla incastrare alla perfezione con il proprio teorema) del mito del primo presidente afroamericano degli Stati Uniti. Noi italiani siamo sempre molto esterofili e provinciali.

Karma
Di Xavi Moratò
Regia: Alessandro Maggi
Protagonisti: Gaia Aprea, Andrea Bosca
Produzione: Teatro Nazionale Genova, Teatro Civico La Spezia, Francioni Produzioni, Teatro Stabile d’Abruzzo