L'incontro
Lo spirito di cui c’è bisogno è quello di Assisi
Conversazione con Aldo Cazzullo
Una grande opportunità la presentazione del libro, all’Arengario di Palazzo Vecchio a Firenze, de “Il Dio dei nostri padri” del giornalista Aldo Cazzullo, un’opportunità per incontrarlo e rivolgerli alcune domande.
È un’emozione grande, incontrare un giornalista come lei, un professionista cosi autorevole, che ha intervistato tanti illustri personaggi della vita politica, religiosa e culturale italiana e non solo. Come si pone davanti ai suoi interlocutori?
Davanti all’interlocutore mi pongo con molta attenzione e molto rispetto, cerco di ascoltare, di farli parlare. A tutti chiedo quel’è il loro primo ricordo, e a tutti chiedo se credono in Dio, come immaginano la vita dopo la morte. Nel mezzo ci sono le loro vite che in genere sono di molto interesse, sia quella dei grandi vecchi, di recente ho fatto un’intervista ad Ornella Vanoni alla vigilia dei sui novant’ anni, ma anche di giovani come Thomas Ceccon che ha ventitre anni, ma è una persona che ha molte cose da raccontare. Tra gli sportivi mi sono rimasti nel cuore sia Nadal che Djokovic, sono due personaggi straordinari. Tra i politici rimpiango molto Carlo Azeglio Ciampi, un uomo che amava profondamente l’Italia e che oggi è abbastanza dimenticato.
Lei è nato nelle Langhe, ad Alba, terra del buon vino. Durante l’ultimo conflitto mondiale si trovò al centro di operazioni belliche, e per l’attività partigiana il suo gonfalone è stato insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare. Attraverso i suoi genitori, i suoi nonni che idea si è fatto del quel periodo?
I miei genitori, i miei nonni non avevano il mito della resistenza. Sapevano che c’era stata una guerra civile, dura e sanguinosa, però non avevano dubbi che la parte della resistenza era la parte giusta. Ad Alba poi la resistenza è stata fatta dai cattolici, dai monarchici, abbiamo molto chiaro il carattere plurale della resistenza che non è stata fatta soltanto dai comunisti. Non a caso ad Alba la DC aveva più del 50%, il secondo partito era il Partito liberale, non era una città di sinistra, ma il Movimento sociale praticamente non esisteva.
Com’è nata la sua passione per il giornalismo?
Ho fatto il giornalista perché mi piaceva scrivere, mi piaceva viaggiare, mi piaceva conoscere le persone. In fondo siamo tutti al mondo per questo, per conoscere l’animo umano.
La Bibbia è il libro più venduto al mondo e meno letto. Non crede che sia arrivato il momento di rendere obbligatoria la lettura della Bibbia nelle scuole, al pari dell’Odissea, Iliade, Promessi Sposi? Libro meno letto, ma il libro più strumentalizzato. “Non nominare il nome di Dio invano”. Quante volte queste parole vengono infrante?
Non credo che rendere un libro obbligatorio ne faccia necessariamente un libro molto letto. “Non nominare il nome di Dio invano” è un comandamento molto disatteso, perché non vuol dire soltanto non bestemmiare, ma non usare Dio, non utilizzare il nome di Dio per scopi ideologici o politici, vuol dire non uccidere in nome di Dio, cosa che si è sempre fatta. “Deus lo vult”, Dio lo vuole gridavano i crociati, “Gott will es”, Dio è con noi c’era scritto nelle uniformi naziste, “Allah akbar”, gridano i terroristi islamici e ci sono anche estremisti ebrei pronti ad uccidere in nome di Dio. Chi uccide in nome di Dio viola un comandamento della Bibbia.
Il mondo sta attraversando una terza guerra mondiale a pezzi, come dice papa Francesco. Dall’Ucraina ad Israele, dallo Yemen al golfo persico, dalla Birmania al Pakistan, Libano… la parola pace sembra bandita, lasciando il posto alla parola armi. Tutti chiedono armi. Il dialogo, la diplomazia hanno lasciato il posto alla sopraffazione e alla violenza. Lei che siede in un osservatorio privilegiato che idea si è fatto di questa situazione?
Nella Bibbia c’è anche la guerra, c’è un passo terribile in cui Dio rimprovera Saul, il primo Re, non perché ha ucciso troppi nemici, ma perché ne ha uccisi troppi pochi. Ma nella Bibbia c’è anche l’amore per il prossimo, fino all’amore per il proprio nemico. Penso che alla fine degli anni ’80, inizio anni ’90 si disse che la storia era finita con la vittoria della democrazia, cadeva il muro di Berlino, cadevano le dittature militari in sud America, finiva l’apartheid in sud africa, sembrava addirittura che israeliani e i palestinesi avessero fatto la pace. Poi purtroppo non è andata così, però bisogna ricordarsi cosa dice la Bibbia “C’è un tempo per combattere e un tempo per amare, c’è un tempo per la guerra e un tempo per la pace.” Questo è un tempo per la guerra, io davvero auspico dal profondo del cuore che arrivi il tempo della pace, perché poi dobbiamo affrontare tutte le stesse questioni, l’immigrazione, riscaldamento del pianeta, la proliferazione nucleare, sono questioni che riguardano tutti i governi e tutti gli esseri umani. Mai come adesso nella storia ci vorrebbe un governo globale, ci vorrebbe dialogo, ci vorrebbe ascolto, ci vorrebbe rispetto reciproco… altro che guerra e armi. In questo senso lo spirito di Assisi, di san Francesco, del dialogo interreligioso, dell’accoglienza, dell’integrazione, del rispetto, dell’amore è lo spirito di cui ha bisogno il mondo di oggi.
Sul piano storico l’annuncio di pace del Vangelo si è rivelato vano?
Il Vangelo, come l’Antico Testamento non è soltanto attuale, ma è eterno. C’era prima di noi, ci sarà dopo di noi. La speranza di una vita dopo la morte non può prescindere dalla fede nell’esistenza di un Dio generico, ma di un Dio misericordioso che si cala sul solco delle nostre povere vite e si prende cura di noi. “Dio non ha creato la morte” scrive la Bibbia “e la giustizia è immortale.” La grande speranza della risurrezione incarnata da Gesù comincia proprio con l’Antico Testamento.
Israele e Palestina, due popoli, due stati. Arriveremo a questa risoluzione? Se non la vedremo noi, ma i nostri nipoti vedranno una convivenza pacifica nella terra di Gesù?
Netanyahu ha vinto molte elezioni proprio dicendo che con lui non nascerà mai uno stato palestinese. Io aspetterei per dare per morto, politicamente, Netanyahu, visto che sta vincendo la guerra, dall’altra parte non ci sarà mai uno stato palestinese fino a quando i palestinesi non avranno una leadership unitaria che riconosca lo stato d’Israele.
Lei ha intervistato tanti ecclesiastici, dal cardinal Ravasi a Zuppi, da Ruini a Pinzaballa, da Paglia a Scola… Che idea si è fatto dello stato della Chiesa in Italia? Oggi è in grado di rispondere alle nuove domande che la società le pone? Fine e inizio vita, intelligenza artificiale, gender, genetica…
Io ho proprio un rapporto di affetto con le persone che ha nominato, che sono persone straordinarie, sempre generosissime con me. Il cardinale Ravasi ha riletto il testo de “Il Dio dei nostri padri” prima della pubblicazione, ha trovato anche diversi errori, il cardinale Zuppi è venuto nella chiesa dei gesuiti di Sant’ Ignazio a presentare il libro… ho un rapporto affettuoso con tutte le persone che ha nominato. Io penso che la Chiesa rappresenti un’eccellenza nell’Italia di oggi, è difficile trovare persone con la formazione, con gli studi, con la profondità di pensiero delle persone che ha citato. Sicuramente la Chiesa è un’eccellenza nella società di oggi.
Grazie, Aldo Cazzullo, grazie della sua attenzione e delle sue parole, ma prima di salutarci un’ultima domanda… Chi è per lei Gesù di Nazareth?
Gesù per ogni italiano è una figura di famiglia, aveva ragione Croce “non possiamo non dirci cristiani”, per chi, come me, ha avuto una formazione cattolica, ha servito messa, ha fatto il chierichetto, ha fatto catechismo… mia mamma ha insegnato catechismo, ancora adesso porta la comunione ai disabili, anche mio padre, che è morto la vigilia di Natale, era credente e con il racconto della sua agonia inizia il libro. Io ho i miei dubbi come tutti, però Gesù è una figura da sempre nella mia vita di riferimento, sia morale, che spirituale, che religioso.