La forma di tutte le forme (e riforme)

Compiti di realtà dal Documento Finale del Sinodo (2)

Assemblea della Rete sinodale presso la Cittadella Laudato si' di Assisi

Nei giorni 22 e 23 febbraio 2025 si è svolta ad Assisi, presso la Cittadella Laudato Si’, l’assemblea nazionale della Rete sinodale (in foto), che raccoglie una trentina di sigle di base desiderose di contribuire al Cammino sinodale delle Chiese in Italia attraverso le proprie riflessioni e proposte. Due giorni di confronto e discussione in 10 tavoli tematici al termine dei quali, unendo tutti i contributi, è stato redatto un insieme di proposte che saranno presentate ai vertici del Sinodo nazionale in vista dell’assemblea di aprile.

 Il metodo è sempre lo stesso: sinodale. Perché “la sinodalità è dimensione costitutiva della Chiesa”, riafferma al n. 28 il Documento finale della XVI ass. gen. ord. del Sinodo dei Vescovi (24.10.2024), laddove l’aggettivo “costitutiva” rappresenta la chiave ermeneutica di tutto ciò che segue. Per “costitutiva”, infatti, s’intende l’essere essenziale per la forma della Chiesa, l’essere, cioè, la forma alla quale devono con-formarsi tutte le altre forme all’interno delle realtà ecclesiali: le comunità, le parrocchie, i movimenti, i collegi presbiterali, quelli episcopali, gli ordini religiosi, i gruppi… è ciò la cui assenza comprometterebbe l’esistenza stessa della Chiesa nella sua vera identità.

Ed in cosa consiste concretamente questa forma? Lo esplicita lo stesso numero 28: “il camminare insieme (…), il riunirsi in assemblea ai diversi livelli della vita ecclesiale, l’ascolto reciproco, il dialogo, il discernimento comunitario, il formarsi del consenso come espressione del rendersi presente di Cristo (…), una corresponsabilità differenziata.” Queste pratiche sono ciò che “costituisce” la Chiesa. “Radunarsi insieme per dialogare, discernere, decidere” (n. 28) è, dunque, la forma di tutte le forme.

Tuttavia, guardandosi allo specchio, la comunità cristiana si accorge di non aver ancora assunto i tratti della sinodalità, di non essere ancora abituata alle pratiche di dialogo sistematico, di ascolto allargato ed attento, di discernimento condiviso. Gli stessi partecipanti al Sinodo Universale raccontano di un metodo sì fruttuoso, ma anche per loro faticoso durante i lavori in Assemblea. Per questo il n. 28 prosegue parlando di sinodalità come “cammino di rinnovamento spirituale e di riforma strutturale”. Dalla forma alla ri-forma il passo sembrerebbe breve. E con quale fine? “Rendere la Chiesa più partecipativa e missionaria, per renderla cioè più capace di camminare con ogni uomo e ogni donna irradiando la luce di Cristo” (n. 28).

Il senso della presenza della Chiesa nel mondo, dice il Documento, alla fine dei conti, al di là di tutte le forme, oltre ogni legittima posizione, è il suo camminare con ogni uomo, con ogni donna. Ogni. E durante questo camminare con, irradiare la luce di Cristo, guardare come Lui guardava, accogliere come Lui accoglieva, servire come Lui serviva. Ecco perché in ultima analisi “la sinodalità è dimensione costitutiva della Chiesa”.