Salmeggiare alla vita con Dio

Esultate, o giusti, nel SIGNORE…
Cantategli un cantico nuovo…
Poiché la parola del SIGNORE è retta…
Egli ama la giustizia e l’equità;
la terra è piena della benevolenza del SIGNORE.
I cieli furono fatti dalla parola del SIGNORE.
Egli ammassò le acque del mare come in un mucchio…
Il SIGNORE rende vano il volere delle nazioni…
La volontà del SIGNORE sussiste per sempre…

(Salmo 33)

Lidia: un salmo di gioia, un salmo che svela il senso dell’intero libro: Sefer Tehillim, libro delle lodi, dell’esultanza stupita per un Dio che è vera presenza. Qui comprendiamo il significato della nominazione di queste composizioni poetiche: sono dette “salmi” perché “salmeggiano” la vita vissuta in compagnia di Dio; il libro viene chiamato anche “salterio” perché dà voce alla vita che esulta, che canta accompagnata dallo strumento omonimo, una specie di cetra a dieci corde. Nel nostro libro la vita si libera delle corde che la imbrigliano in definizioni astratte, dalle ingessature religiose. Qui la vita canta, danza, grida. È in preda ad un sacro furore: nulla appare alla stregua di fenomeni da descrivere; tutto viene gustato.

Angelo: e il canto non può essere unico: dev’essere continuamente rimodulato in un “cantico nuovo”. Perché lo stupore non tollera il frasario dell’abitudine. E anche perché i motivi del canto sono molteplici. O meglio: a detta del salmista c’è un unico amore, ma si tratta di un amore polifonico, in senso letterale. Per lui, infatti, l’esultanza nasce a motivo della Parola del Signore. Il mistero del mondo non è muto: si mostra e parla. Ma il suo linguaggio si muove in molte direzioni, assolve differenti funzioni, abbraccia l’intero mondo. 

Lidia: prima di dare ascolto alle diverse voci, vale la pena prestare attenzione allo stupore per la parola divina, motivo dell’esultanza del salmista. Nei racconti dei Chassidim, si legge di un futuro rabbi, ancora scolaro, incapace di seguire le lezioni. Ogni volta che il maestro leggeva nella Scrittura: “E Dio disse”, Rabbi Sussja era subito rapito fuori di sé e gridava e si muoveva così selvaggiamente che disturbava e bisognava condurlo fuori. Allora se ne stava all’ingresso, batteva contro le pareti e gridava: “E Dio disse, e Dio disse…”. Che Dio parli è già di per sé sorprendente. Cambia tutto se Dio viene inteso soltanto come un essere trascendente, anonimo e muto, disponibile alle innumerevoli proiezioni con cui gli umani plasmano il divino a propria immagine; oppure se Dio dice, ci rivela il suo mistero e il suo sogno.

Angelo: noi possiamo udire quella voce sconosciuta di Dio mediante le Scritture. Come ha scritto Bonhoeffer, “La Bibbia è la parola straniera di Dio. Solo se osiamo rimetterci alla Bibbia, come se qui realmente parlasse a noi quel Dio che ci ama e che non vuole lasciarci soli con le nostre domande, avremo gioia nella sua lettura. La Bibbia è la parola in cui Dio vuole farsi trovare da noi, il luogo che Dio ha scelto per incontrarci. Ogni altro luogo al di fuori della Bibbia è diventato per me troppo incerto. Temo di imbattermi solo in un sosia divinizzato di me stesso”.

Ed è proprio la Bibbia, come mostra esemplarmente il Salterio, ad usare un registro polifonico, non monocorde.

Lidia: dovremo tornare su questo aspetto. A partire dal nostro salmo, che evidenzia le voci fondamentali del coro divino. Quella parola che accende l’entusiasmo è, innanzitutto, una parola retta, che dice la giustizia del mondo insieme alla benevolenza di Dio. Amore e giustizia, sempre insieme. E poi è una parola generativa, che ha messo al mondo il mondo, che ha fatto i cieli.

Angelo: è una parola che prova far fronte al negativo, arginando le acque, ponendo un limite agli oceani. Una parola che non scade a chiacchiera, che viene sentita come decisiva, facendo tremare l’intera costruzione della nostra personalità. E ancora: una parola performativa, che prosciuga quel mare che noi abbiamo posto tra il dire e il fare. Una parola che denuncia la vanità dei progetti dei potenti. Una parola che dura, che ha una sua consistenza, al di là delle mode del momento. Diventare uditori di questa parola è esperienza umanizzante ma anche una sfida ardua: come si passa dal sorridere delle tante parole al fare i salti di gioia per una parola finalmente vera, significativa? Il libro dei Salmi prova ad istruirci riaprendo i giochi dello stupore.