Tra Fellini e Visconti (e Cleopatra)

Francesco Piccolo
La bella confusione
Einaudi 2023, pp. 272,
€20,00

Solo recentemente sono venuto in possesso di questa opera di Francesco Piccolo, edita per i tipi di Einaudi, La bella confusione.
L’Autore “gioca” sulla coincidenza storica, anno 1962, di 2 Intramontabili della cinematografia nazionale: “Il Gattopardo” di Luchino Visconti, e “8 e ½” di Federico Fellini.
Mi si consenta una aggiunta, che trovo decisiva, assente dal libro in oggetto: dopo una gestazione travagliatissima, nella primavera di quello stesso anno, la Twentieth Century Fox, “sbarca a Roma”, dall’ Inghilterra, dove lo sforzo produttivo enorme, è stato “coronato” da un assoluto fallimento, principalmente per le avverse condizioni climatiche.
E, arrivato a Roma, il Colosso Americano, letteralmente cannibalizza la quasi totalità delle strutture di Cinecittà: e questo per circa 8 mesi! Visconti e Fellini devono fare gli acrobati: il primo rinuncia quasi completamente: e gira tra Ariccia, Palermo, e altre zone della Sicilia; come chiaramente si vede anche nella pellicola di Fellini, gli esterni abbondano(se non dominano): di fatto, anche grazie alla Legge Andreotti, che detassa totalmente le produzioni della Majors Statunitensi, dai tempi di “Quo Vadis”(Primavera 1950 “Anno Santo”), venire a fare Colossal offre lavoro a decine di migliaia di comparse/comprimari e attrezzisti, e incrementa esponenzialmente gli investimenti USA.
Questo, credo, fondamentale antefatto, illumina sulla produzione delle pellicole in oggetto.
Di fatto, due capisaldi della Storia del Cinema, fatti in condizioni di “Esilio”!
E a ciò aggiungerei che, come fatto di costume di quegli anni di Boom, limitatamente al 1962, anche qui, le vicende della coppia Taylor e Burton, assumono davvero tratti in un certo senso quasi leggendari: senza contare in ultimo che questo è anche l’anno di “Lawrence d’Arabia”, di David Lean, che Spielberg definisce “A Miracle of Picture!”, come “ciliegina sulla torta”.
Torniamo allo “stivale”, e al libro: non nego la capacità di incuriosire e intrattenere dello scrittore. E aggiungerei anche due belle trovate: la prima, non dare titoli ai vari momenti: come se si trattasse di blocchi di appunti, ordinati con una certa attenzione, ma di fondo, abbastanza immediati e poco lavorati: una cosa che intriga.
La seconda, passare continuativamente, dal mondo di Fellini, a quello di Visconti, indubbiamente con abilità e prontezza: ma resta un sospetto. L’autore è più stimolato ad analizzare la pellicola di Fellini e, pur trovando pagine molto belle e acute, particolarmente sulla parte terminale del “Gattopardo”, resta la sensazione che la personalità, il mondo, e lo stile di Visconti, di fatto lo coinvolgano meno, pur capendo l’enorme spessore e anche la ancora vivissima attualità storica di quella opera.
Sono passati oltre 60 anni e, a giudizio di chi scrive, gli ultimi, eccellenti riversamenti, in Dvd e Bluray di entrambe le pellicole, certo le hanno consegnante alla Storia, forse anche al Mito.
Eppure, credo che la creazione di Visconti, abbia un “Vero Storico Nazionale”, assoluto.
Dai 13 minuti del Duetto del protagonista (leggendario Lancaster) e il non meno bravo inglese Leslie French nella parte del nobile piemontese del “Nuovo Stato”, io ricavo il cuore intimo della nascita del nostro paese. E delle sue laceranti contraddizioni, sublimamente e profeticamente sintetizzate. “Tutto sarà diverso; ma tutto sarà peggiore”.
Forse chi legge ha capito a quale dei due titani io do la palma e la preferenza.
Ma se è, secondo me, indiscutibile, lo spessore tragico e profetico, e la amarezza visionaria viscontiana; pure, in Fellini vedo un diversissimo, diversissimamente amaro sarcasmo sul caos di quel momento storico. Una ebrezza di argilla, in uno spaesamento totale, che, come ben dice Mereghetti, diviene cacofonia intronante, volgare, mentalmente oscena, nell’ “Ombrellone” di Risi, 2 anni dopo (micro pro-memoria: 1962. Dino Risi: “Una vita Difficile” per alcuni il capolavoro di Sordi, e forse anche di Risi. Chi se ne ricorda?).
Ci sarebbero mille altre cose da dire, per esempio su diverse scene tolte da Visconti prima di Cannes, che si vedevano su internet in lingua francese, altre profezie acutissime, poi scomparse.
Avremo mai una “Prima Stesura”, davvero completa, della pellicola che il Maestro fece vedere in anteprima a Goffredo Lombardo, ricevendo dal suo produttore la supplica, e anche da Togliatti, di non togliere un solo minuto alla pellicola, supplica di fatto ignorata.
Così come di certi “scarti di montaggio” di Fellini e i contrasti relativi con Flaiano?
Ripeto: libro intrigante.: nonostante l’antefatto USA, per me indispensabile.
Curiosità: una alunna anni fa mi raccontava che il nonno era stato un tecnico nel 1958 in “Ben Hur”, e nel 1962 in “Cleopatra”: dal guadagnato di quei 2 film, lui, tecnico, ci comprò 3 appartamenti. Gli USA Kennedyani!!!