L’abisso chiama

Underground

Xerox

Riccardo S. D’Ercole
Xerox
Pidgin Edizioni, 2025, pp. 72
€ 12

Pubblicato nel 2025 da Pidgin Edizioni nella collana Stormo dedicata alla letteratura underground, Xerox di Riccardo S. D’Ercole è un romanzo breve in cui ogni parola è un colpo, ogni frase una ferita aperta: un’opera cruda e disturbante, un viaggio negli abissi dell’anima umana attraverso una narrazione che mescola realtà e allucinazione, dolore e rabbia, esistenza e nichilismo.

Il protagonista è un anti-eroe travolto dalla disperazione, dalla droga, dalla violenza e dal ricordo ossessivo della madre suicida. Il racconto si snoda in un flusso di coscienza caotico, dove passato e presente si fondono in un unico grido di angoscia. Le scene si susseguono senza soluzione di continuità: concerti hardcore, rapporti sessuali distruttivi, abusi di sostanze, incontri con personaggi marginali e disperati. Tutto è filtrato da una lente di disgusto verso sé stessi e il mondo, un disgusto che diventa poetico nella sua brutalità.

La prosa è sporca, muscolare, alterna momenti di lirismo oscuro a frasi spezzate, gergali, quasi urlate. Le descrizioni sono viscerali, spesso sconvolgenti, come quando il protagonista osserva il corpo della madre dopo il suicidio o quando descrive il sesso come un atto di violenza più che di piacere. Non c’è spazio per la tenerezza, se non in rari lampi subito soffocati dall’autodistruzione.

Il tema centrale del libro è il vuoto. Il vuoto lasciato dalla madre, il vuoto della dipendenza, il vuoto delle relazioni fallite. Il titolo Xerox sembra alludere a una copia sbiadita dell’esistenza, una vita che non è mai autentica ma sempre riprodotta, privata di significato. Anche la struttura riflette questa frammentazione: il testo è intervallato da formule fisiche che sembrano voler ridurre l’umano a una serie di leggi meccaniche, mentre le pagine ripetute ossessivamente con la scritta “per favore” diventano un disperato mantra di supplica.

Il protagonista, durante un concerto, vede un corpo cadere dalla folla e vi rivede il suicidio della madre. È un momento di catarsi, in cui il dolore individuale si fonde con quello collettivo, e la musica hardcore diventa il sottofondo perfetto per una discesa negli inferi personali.

Riccardo S. D’Ercole, nato ad Andria nel 1993 e residente a Milano, già autore di Pneuma (Robin, 2021) e redattore per testate come Rolling Stone Italia e Nea Magazine, conferma la sua capacità di trasformare il disagio in arte, senza abbellimenti né compromessi. La scrittura richiama Bukowski o Houellebecq, ma con una sensibilità tutta italiana, legata a un’idea di periferia esistenziale e sociale.

Xerox fa male, lascia segni, costringe il lettore a confrontarsi con lati della psiche umana spesso rimossi, ma è proprio questa la sua forza: non concedere tregua, non offrire redenzione. Come una lama conficcata nella carne – la bella copertina riporta un coltello a serramanico – è un testo che, nella sua disperazione, riesce a essere pieno di vita.