Storie da ricucire
Tante storie

Remo Rapino
Di nome faceva Arturo
Edizioni Città Nuova, 2025, pp. 184
€ 16,90
Con il romanzo Di nome faceva Arturo, pubblicato nel 2025 da Edizioni Città Nuova, Remo Rapino conferma la sua capacità di raccontare storie delicate e profonde, intrise di umanità e sogni. Rapino aggiunge alla sua interessante produzione letteraria un’altra pagina che sa commuovere senza scadere nel sentimentalismo, invitando a credere che la cultura, i sogni e la solidarietà possano ancora cambiare il mondo.
Dopo aver raggiunto il successo con Vita morte e miracoli di Bonfiglio Liborio, che gli è valso il prestigioso Premio Campiello nel 2020 e lo ha consacrato come romanziere sotto l’egida della casa editrice minimum fax, Rapino compie qui una nuova tappa, scegliendo una casa editrice diversa e forse più “intima”, come Città Nuova.
Arturo Sabatini, detto Ciacià per il suo tartagliare le parole, è il cuore di questa storia. Manovale a giornata, un giorno si imbatte casualmente in un libro abbandonato, Aspetta primavera, Bandini di John Fante. Grazie anche all’omonimia con il personaggio fantiano, questo incontro segna l’inizio di una trasformazione: Arturo scopre l’amore per la lettura e decide di costruire una biblioteca insieme a una bibliotecaria miope, un filosofo di strada, un architetto anarchico, un vecchio rilegatore e persino un cane zoppo. L’obiettivo è creare un luogo capace di salvare chi, aggrappato ai bordi fragili dei propri sogni, cerca ancora una possibilità di riscatto.
La storia si articola in tredici brevi capitoli, ciascuno introdotto da un lungo titolo con sottotitolo esplicativo e una sinossi di poche righe in corsivo di quel che il lettore si deve aspettare dalla lettura. Al termine del libro è riportato un glossario minimo che aiuta a orientarsi nei dialettismi abruzzesi utilizzati nel testo.
Rapino, con la sua scrittura poetica e visionaria, fortemente legato alla terra d’Abruzzo (l’omaggio a John Fante non è casuale), riesce a trasformare una piccola storia in un racconto universale di resistenza, speranza e fede nella forza delle parole. Di nome faceva Arturo è infatti anche un grande omaggio ai libri stessi: alla loro capacità di inventare mondi, rinnovare la realtà e tenere viva l’umanità attraverso le generazioni.
Prima di raggiungere la notorietà come romanziere, Remo Rapino si era distinto anche come poeta, ricevendo riconoscimenti per la raccolta Cominciamo dai salici (Premio Betocchi 2002) e altre sillogi. Questo suo passato da poeta emerge chiaramente nella delicatezza con cui costruisce il personaggio di Arturo e nell’attenzione che dedica alla bellezza delle parole e delle storie.