Persone vere
L’Autore ci presenta quindici chiare figure della vita e della cultura, da Oriente ad Occidente, comparse nel Novecento (salvo tre del Seicento), davvero capaci di “orientare” la nostra vita nel mondo attuale: S. Weil, Bonhoeffer, Krishnamurti, Gandhi, Lanza del Vasto, Panikkar, don Milani, Tolstoj, Thoreau, Schweitzer, Buber, G. Steiner, R. Williams, G. Fox, W. Penn. Si tratta dell’opera di ciascuno in cui appare il “mistero” personale di valore umano e vitale: un vero itinerario spirituale, per noi. Di ciascuno si colgono i suoi “esperimenti con la verità” (l’espressione è di Gandhi): non sforzi intellettuali ma momenti di “illuminazione”, di “presa di coscienza”, perché sono vite dense di “attesa”. Perciò, più che verità teoriche, ci offrono “esperienze di verità”: colgono verità che li rendono creativi, comunicanti, quindi veri maestri.
Spesso compare il tema della pace e della nonviolenza: ricerca di quella verità che ci aiuti ad uscire dal circolo vizioso violenza su violenza. Tutti questi personaggi rivelano una disponibilità all’altro e al trascendente, in ampiezza e in profondità. Tutti partecipano ad una spiritualità universale, dove le singole religioni o culture possono comunicare. Spirito è un vento che viene, per chi si accorge che c’è altro, oltre. Verità è la forza vitale.
Il loro “realismo di un’utopia” può muoverci verso un forma umana più giusta, libera e buona. A noi occidentali, presi nella crisi della religione del progresso, della ragione, dell’esistere minacciato, questi maestri insegnano a superare l’angosciosa assenza di senso. Riflettono sul rapporto tra potere, umanità, violenza, e sulla natura del potere. Sono modelli di quella eroicità accessibile, che è l’autenticità umana continuamente cercata. Sono persone “vere”, di coscienza, quindi di coraggio, che è fortezza. Sono quegli “eroi dello spirito” che ognuno può essere, senza doti eccezionali, «purché desideri la verità e faccia un continuo sforzo di attenzione per raggiungerla» (Simone Weil). L’attenzione non è tendere i muscoli, ma un’apertura nella quale la verità possa manifestarsi. In questo senso sono modelli: «Quando vedo la grandezza e me la rendo familiare, posso venire a me stesso» (Karl Jaspers).
Questi personaggi pongono temi che ci riguardano molto: il rapporto Oriente-Occidente, una complessa circolarità oggi aperta; e così il potere, la violenza, la nonviolenza, un “varco” che oggi decide della storia, come vedeva Capitini. Il “male radicale” è oggi forse più la menzogna della violenza, sicché la guerra è il “funerale della verità”: chi dice la verità, in guerra è un traditore. Oggi siamo interdipendenti, ma il punto è diventare capaci di essere differenti e conviventi: è l’obiettivo della pace. Specialmente Gandhi e Lanza del Vasto hanno impostato con sapienza il problema della sostenibilità non solo ecologica, ma antropologica, il matrimonio indissolubile tra uomo e natura, per la transizione dallo spreco distruttivo ad un abitare la terra giusto e duraturo.