Pensieri suoi che facciamo nostri
In breve
Pensieri miei è il sottotitolo di questa raccolta di frammenti e di aforismi del giornalista Michele De Luca, e quel miei – se interpretiamo bene – non indica tanto la proprietà intellettuale quanto la cura e la passione con cui l’autore li ha prima pensati, poi scritti, quindi offerti alla nostra attenzione. Da quel momento i suoi pensieri sono anche diventati nostri, cioè di noi lettori.
Pensieri miei è come dire amore mio, madre mia, bella mia, come esprimere cioè il bene che si vuole a qualcuno e a qualcosa.
Nella Prefazione Giuseppe Moscati scrive che questi pensieri toccano “svariati temi… dalla speranza all’amicizia, dalla memoria alla democrazia, dalla morte alla giovinezza, dalla comunicazione all’Opera, dalla guerra al sentimento religioso, dall’infanzia al dono, dal pensiero critico alla cultura, dal mondo dei libri al desiderio, dalla filosofia alla teologia passando per il sogno e la poesia.” E altro ancora. Il tutto tenuto insieme da uno sguardo, questo sì, unitario che è quello della “meraviglia”.
La meraviglia dell’uomo che osserva con curiosità il fuori e il dentro, il mondo e l’interiorità, che ha imparato a fotografare la realtà e, come dice un aforisma che ricorda il Montaigne della pittura dell’io, a fotografarsi.
De Luca ha scritto molto di fotografia ed è forse quest’arte che gli ha insegnato a vedere le cose con un occhio diverso, senza pontificare ma passando lievemente sulle cose, senza trarre sentenze definitive dal lavoro del pensiero, un pensiero impegnato, più che altro, ad accendere qualche bagliore di ironia (Il buongiorno si vede dal bagno), di nostalgia (I libri, oramai, non si pubblicano per essere letti, ma per essere presentati), di speranza (I bambini sono il nostro paradiso di quaggiù) e di infinito (Almeno rivederci, dopo morti, solo per dire “avevo ragione io”, oppure, “avevi ragione tu”.)
Buona lettura con questi pensieri per tutti!
Come dico sempre a proposito degli aforismi: la fanno breve ma la sanno lunga. In tal senso un aforista, forse meglio di uno scienziato, sa rispondere alla domanda: perché c’è la luna?