Nuove visioni da fisica, filosofia e teologia
Il fisico Fabio Scardigli ha curato la pubblicazione degli interventi del convegno “Determinismo e libero arbitrio. Pensare la libertà in un mondo complesso”, svoltosi a Milano nel 2017 e al quale hanno partecipato il fisico Gerard ‘t Hooft, il filosofo Emanuele Severino e il teologo Piero Coda.
Gerard ‘t Hooft ha ricevuto il Premio Nobel per la Fisica del 1999 per le sue ricerche nell’ambito delle teorie di gauge. Studioso di buchi neri e gravità quantistica, a lui si deve la prima formulazione del principio olografico. Sono tuttavia i suoi studi sui fondamenti della meccanica quantistica, alla ricerca di un fondamento teorico che la preceda e comprenda, quelli che rivestono un ruolo significativo nel suo intervento sul “libero arbitrio nella teoria del tutto”. ‘T Hooft si inserisce nella tradizione che già da alcuni padri della meccanica quantistica come Einstein (“Dio non gioca a dadi”) e Schrödinger (con il celebre paradosso del gatto vivo e morto allo stesso tempo), proseguita poi con i modelli deterministici a variabili nascoste, rifiuta l’interpretazione standard di Copenaghen secondo cui la non località e il caso debbano essere elementi essenziali e definitivi nella descrizione del mondo microscopico.
Emanuele Severino, morto nel 2020, pochi anni dopo l’intervento al convegno di Milano su “Fenomenologia, libertà, causalità, e origine dell’Occidente” qui pubblicato, è stato tra i più importanti filosofi italiani degli scorsi decenni. Convinto sostenitore dell’Essere quale eterna realtà da contrapporre all’illusorio divenire, passaggio dal nulla all’esistenza, dietro al quale si è perso gran parte del pensiero occidentale, fino all’esito contemporaneo di un diffuso nichilismo.
L’incontro tra questi due giganti, le cui visioni paiono avere punti di incontro inaspettati, si arricchisce dell’intervento su “Grazia, libertà, relazione” di Piero Coda, Segretario Generale della Commissione Teologica Internazionale di nomina papale. Il teologo insiste nel suo intervento sulla triangolazione tra grazia divina, le regole che essa stabilisce per la libertà e responsabilità dell’uomo, la rete di relazioni che riceviamo in cui entriamo a far parte e che siamo chiamati a sviluppare. È in questo ambito che ci si libera dalla prospettiva di un destino ineluttabile, interpretando creativamente lo spartito della realtà dandogli nuovi accordi.
Nella diversità degli approcci, accomunata da una prospettiva ontologica, filo rosso che attraversa l’intero testo, emerge una visione complessa non solo per la multidisciplinarità, ma, anche e soprattutto, per via del fatto che ciascuno dei tre interventi sposa un approccio critico e anti-schematico, problematico già nel suo proprio ambito disciplinare.
Libero arbitrio e determinismo emergono come concetti contrapposti, ma allo stesso tempo, intrecciati tra loro, in grado di offrire spunti di riflessione nel campo della fisica, della filosofia e della teologia, limitandoci agli ambiti disciplinari qui presenti, ma, evidentemente, con potenzialità di allargare la discussione ad altri settori (si pensi alle relazioni tra libero arbitrio e coscienza al centro degli interessi molto attuali di neuro-fisiologia e diritto).
È proprio l’accostamento tra visioni in campi diversi a rendere interessante la pubblicazione, in un dibattito che non può considerarsi in alcun modo concluso e che dal confronto tra punti di vista e prospettive differenti riceve linfa e stimoli per essere proseguito.
Come, in effetti, conclude nella sua introduzione al volume Scardigli, lo scopo ultimo della pubblicazione è quello di accrescere la curiosità per le tematiche trattate e spingere verso ulteriori letture, in questo e in altri volumi: risultato senz’altro raggiunto.