La fame del riscatto
Tante storie

Luca Mercadante
La fame del Cigno
Sellerio, 2025, pp. 416
€ 17
Luca Mercadante torna sulla scena letteraria con “La fame del Cigno” (Sellerio, 2025), un romanzo che mescola abilmente noir, critica sociale e introspezione psicologica. Attraverso una narrazione potente e una scrittura raffinata, l’autore ci conduce lungo il litorale domitio, nella parte settentrionale della Campania, un’area geografica segnata dal degrado, dall’illegalità e da un’umanità sofferente, incastonata in una storia di mistero e autodistruzione.
Domenico Cigno è un uomo che porta su di sé il peso di un passato fallimentare e di un presente opprimente. Ex pugile, ora giornalista sportivo per un’importante testata, vive nella monotonia di articoli copia-incolla e abbuffate compulsive. Obeso, disilluso, cinico e perennemente in lotta con se stesso, Cigno si trascina attraverso una vita che sembra aver già esaurito le sue migliori opportunità. Vive a Baia Verde, tra villette che in estate si popolano e in inverno si svuotano, lasciandolo solo con le sue paure e i suoi rimpianti.
Il romanzo prende il via con il ritrovamento del corpo di una giovane ragazza nei canali del litorale campano. La vittima potrebbe essere una studentessa torinese, influencer e attivista, giunta in zona per indagare sulle condizioni delle donne nigeriane costrette alla prostituzione. Il caso attira l’attenzione mediatica e, quasi per caso, Cigno è il primo a trovarsi sulla scena. Questo evento scatena in lui un senso di rivalsa: potrebbe essere l’occasione per dimostrare di non essere finito, di poter ancora fare qualcosa di significativo.
Mercadante costruisce un romanzo che si muove con disinvoltura tra il genere noir e il racconto di formazione tardivo. L’indagine di Cigno lo porta a contatto con personaggi ambigui: boss africani, poliziotti corrotti, attivisti idealisti, donne costrette a vendersi per sopravvivere. E, nel frattempo, lo obbliga a confrontarsi con il proprio fallimento, con una fame che non è solo fisica, ma esistenziale, una necessità di riempire un vuoto interiore mai colmato.
Il litorale domitio, descritto con una precisione quasi fotografica, emerge come un personaggio a sé stante: decadente, sporco, carico di storie non dette e di vite spezzate. I canali limacciosi, le villette fatiscenti, le basi militari abbandonate e le distese sabbiose trasformano questo angolo di Campania in una terra di nessuno, un Texas italiano dove il confine tra legalità e illegalità è labile e sfumato.
Cigno rappresenta un giornalismo d’altri tempi, fatto di fiuto e ricerca sul campo, in contrasto con l’informazione attuale dominata dai social, dal clickbait e dalla velocità frenetica delle notizie. Mercadante pone una critica dura e diretta, mostrando come la verità spesso venga piegata alle esigenze dell’audience e del potere.
Il romanzo affronta anche il tema dell’immigrazione e della criminalità organizzata, in particolare della mafia nigeriana, che si è insediata nel territorio campano: con la scomparsa della giovane attivista si esplorano le dinamiche di un sistema corrotto e violento, in cui anche chi cerca giustizia rischia di esserne travolto.
Il libro è un viaggio tra il degrado e la ricerca di riscatto, tra la fame fisica e quella di giustizia, tra il cinismo e l’umanità. Domenico Cigno è un eroe dell’imperfezione, un uomo che, pur annaspando nel fango, trova la forza di alzare lo sguardo. La voce narrante di Cigno è autentica e potente: un uomo che non fa nulla per piacere al lettore, ma che, proprio per la sua imperfezione, diventa indimenticabile. Il suo sarcasmo è un’arma di difesa contro il mondo, ma anche un mezzo per svelarne le ipocrisie. La scrittura di Mercadante è tagliente, incisiva, alterna ironia e amarezza. Dialoghi efficaci e intreccio avvincente che esplora le ombre dell’animo umano. Il finale, tutt’altro che consolatorio, lascia spazio a una possibile serialità: Cigno potrebbe tornare, e se lo facesse, sarebbe un ritorno atteso con impazienza.