L’ironico disincanto di Barrios
In breve
Questa antologia, che è uscita in Spagna, raccoglie la produzione aforistica di Hiram Barrios, nel periodo che va dal 2013 al 2023, e contiene anche aforismi di Raffiche, il libro in edizione bilingue, spagnolo/italiano, pubblicato per iQdB (i quaderni del Bardo) nel 2022. È, quindi, un ottimo accesso al mood aforistico di Hiram Barrios, che è improntato a un ironico disincanto e fa tesoro della grande tradizione del genere con echi che rimandano talvolta a Stanislaw Lec e a Emil Cioran.
Con uno stile fulminante Barrios sa raccontare una storia (una microstoria), in due righe sa strappare il velo che copre la quotidianità, con poche parole sa cogliere il grottesco di un’abitudine, incidere un principio – o un contro-principio – di comportamento, mettere a nudo un’ipocrisia, penetrare l’essenza di un poeta o di un filosofo.
Una persona onesta sa mentire in tempo.
Raggiungo il sublime solo quando sbadiglio.
Dovunque vado mi porto.
Andarsene, fuggire scomparire …
Desideri che raramente confessiamo.
Traduttore, critico, professore di lingua e letteratura ispanica presso l’Università nazionale autonoma del Messico, Barrios non è solo uno scrittore di aforismi (uno dei migliori contemporanei) ma anche uno studioso del genere e curatore di un’importante antologia dell’aforisma messicano (Lapidario).
Lo si capisce dal fatto che usi l’aforisma per parlare dell’aforisma quindi per (non) teorizzare su di esso. Pratica che mi è capitato di definire meta-aforistica.
Forse è questo il motivo, come diceva Umberto Eco, per il quale non si può costruire una teoria esaustiva su questa forma di scrittura, perché l’aforisma è per definizione opera aperta, aperta cioè all’interpretazione e all’avventura del senso.
Esso traccia un segno con una lama molto affilata e invita a metterci sulle orme di un reale che sarà sempre opaco e sfuggente benché in qualche modo illuminato proprio da questo lampo della scrittura che si avvicina alla parola poetica fino a confondersi a volte con essa.
L’aforisma nasce da un dubbio filosofico, dove la speculazione finisce per incontrare la poesia.
I “racconti” brevi sono ogni volta più lunghi.
Gli spazi vuoti nascondono aforismi.
Faccio fatica a finire questo aforisma e non riesco nemmeno a iniziarlo.
Grazie a queste scie luminose di Barrios, e alla via lapidaria che egli indica per il pensiero, riflettiamo sull’utilità sapienziale della brevità e sull’inutilità pedagogica della lunghezza. E, soprattutto, della lungaggine.