Le api hanno colorato il mondo
Dice il saggio
Il rapporto tra uomo e api è davvero speciale. In realtà, si fa presto a dire ape: ne esistono circa ventimila specie, di cui solo alcune vivono in forma collettiva e producono miele. Le api ci hanno preceduto nella comparsa sulla Terra, rendendola un posto più bello grazie ai colori dei fiori che vivono e si diffondono per la loro azione impollinatrice. Sin da quando la nostra specie viveva esclusivamente di caccia e raccolta nomadica, le api erano tra le risorse più preziose per il miele, delizioso nettare che per millenni fu il principale dolcificante utilizzato dall’umanità, nonché alla base delle prime bevande alcoliche. Già con i primi insediamenti stanziali e civiltà umane le api rientrarono tra gli animali allevati oltre che per ricavare miele, per ottenere cera, propoli, pappa reale, polline. Accanto all’aspetto utilitaristico la storia umana si è riempita di miti, riti religiosi, racconti, poesie, opere d’arte dedicate alle api. E naturalmente è ricca la tradizione di studio di questi animali.
Lars Chittka, zoologo, etologo ed ecologista ci fornisce un quadro delle conoscenze scientifiche cui si è giunti a proposito delle api. Arriva nella traduzione italiana il suo libro “Nella mente di un’ape” (Carocci, 2023), sorprendente successo editoriale per una pubblicazione dal taglio divulgativo, ma piuttosto tecnica rispetto agli standard di letture del grande pubblico.
Sarà che Chittka è un personaggio davvero particolare: tra i massimi esperti a livello mondiale in tema di api, è riuscito a realizzare esperimenti creativi, con fiori artificiali costruiti con mattoncini Lego, o partite di pallone tra insetti; ha dato vita a una band musicale – i Killer Bee Queens – con un video musicale, in stile horror di serie B, dedicato all’attrice Gwyneth Paltrow, colpevole di aver lanciato una linea di prodotti estetici a base di veleno di api.
Fatto sta che Chittka nel suo libro riesce a trasmettere la passione per la ricerca scientifica sulle api: “Nella mente di un’ape” è una rassegna di ciò che la scienza sa dire su diversi aspetti intriganti di questi insetti e come si sia arrivati a stabilirlo e studiarlo. Oltre che un libro sulle api si tratta di un viaggio alla scoperta di come l’uomo abbia escogitato esperimenti, creato filoni di ricerca, approfondito linee di indagine sulle api: impresa tutt’altro che semplice dato il l’oggetto di studio in questione. Oltre a Chittka stesso, si trovano nel libro diversi altri personaggi e storie interessanti, scienziati che hanno dedicato la loro vita di ricerca alle api.
Il panorama è affascinante, tanto più in quanto le api sono animali così diversi dall’uomo, eppure in grado di esibire comportamenti e azioni, realizzare artefatti straordinariamente complessi. Il confronto con l’uomo è da un lato una chiave interpretativa inevitabile per la nostra stessa comprensione e curiosità, dall’altro un limite antropocentrico di cui sarebbe bene liberarci per meglio comprendere le api e il loro mondo. Le api si potrebbero considerare esseri alieni provenienti dallo spazio interno. Molti aspetti della loro vita non hanno corrispondenze nel regno umano: forme uniche di percezione sensoriale, istinto, cognizione e interazione sociale.
Le api sono dotate di un apparato sensoriale straordinariamente articolato che risulta incommensurabile con quello umano. Il loro rapporto diretto con la realtà attraverso i sensi, da animali in continuo e rapido movimento, costituisce un aspetto fondamentale del loro stare al mondo e sarebbe sbagliato ridurre tutto a puro istinto perché fatto anche di apprendimento, cognizione e memoria: la percezione dei colori, tra le più efficienti del regno animale, la visione, le capacità sensoriali delle antenne, la sensibilità ai campi elettromagnetici.
Un’ape possiede un sistema nervoso costituito da neanche un milione di neuroni (centomila volte meno dell’uomo), concentrati principalmente nel cervello di appena un millimetro cubico (un milione di volte più piccolo del nostro). Tale densità neuronale e il meccanismo di funzionamento delle cellule nervose di un’ape la mettono in grado di compiere azioni estremamente complesse, come quelle legate alla risoluzione di problemi legati all’impollinazione, alla costruzione dell’alveare, ai sistemi di comunicazione e orientamento spaziale e movimento. Celebre in tal senso è la danza delle api che nel buio dell’alveare consente di comunicare il percorso da seguire per raggiungere i fiori all’esterno.
Vi è poi una dimensione collettiva che fa delle api una sorta di super-organismo sociale con proprietà emergenti che vanno ben al di là della capacità del singolo individuo. Quella delle api è una organizzazione matriarcale, ma si sbaglierebbe a considerarla di tipo gerarchico come la si intende dal punto di vista umano. Pur esistendo una differenziazione funzionale tra la regina, le operaie, i fuchi vi sono processi decisionali che avvengono su basi per così dire democratiche.
Le api sono dotate di coscienza e senso di sé, hanno consapevolezza e apprendono nel corso della loro vita, memoria autobiografica, tanto da poter parlare di senso del dolore, emotività. Anche per questo Chittka conclude la sua opera con poche pagine dedicate alla minaccia che l’uomo rappresenta per le api. L’invito è a riflettere su quanto male si può far loro, provocandone anche la sofferenza. Siamo in questo noi umani così poco sensibili e intelligenti da non riuscire a comprendere quale danno si provochi a mettere a repentaglio la sopravvivenza di esseri così straordinari che hanno colorato il mondo?