Dissolvenze di Viaggio
Poesia

José Luis Cancho
Quaderno d’inverno
Arkadia, 2025, pp. 55
€ 13
Scrivere, ricordare, conoscere: sintetizzando, questo il senso dei versi dell’intellettuale spagnolo, antifranchista della prima ora, autore di emozioni improvvise dettate da un amore perfetto per la vita, spazi vuoti a prendere la propria dose di silenzio. È una ricerca di pace iscritta in stanze temporali profondamente segnate da un sentimento della Natura che corre tra fiumi, alberi, colline, vento, pioggia, freddo, e mezzogiorno e crepuscolo, con una “anima corsara” ove “non ci sono più isole in cui nascondersi” nel passare delle stagioni, bensì un mondo che “riverbera sotto il sole” ove “la luce si affratella con la polvere”. La lirica di Cancho viene molto ben portata in Italiano da Marino Magliani (in fondo occorre un poeta per tradurre un altro poeta) attraverso rimandi leggeri, quasi soffiati nella sorpresa di un mondo che conforta quando “all’improvviso, di nuovo in strada, la vista della pietra e dell’acqua ti illumina”.
Confrontare i versi di un autore contemporaneo con quelli d’altri moderni non è mai, a mio avviso, una scelta corretta, visto che siamo tutti legati ad un passato che cinge le linee dei nostri umori ad una cultura impressionistica ed ermetica, ad uno stato d’animo denso di dubbi nei confronti della società moderna e ormai lontano tanto dal maledettismo di fine Ottocento quanto dal ringhioso battito della Beat Generation: il pensare la propria diversità, come nel caso di Cancho, fissa il tenore dei suoi viaggi in un modo d’essere estraneo alla società borghese e fissa la crisi dei valori in un ripiegamento sottile, antipositivista e lontano da quell’estetismo che ha inteso descrivere le crisi esistenziali come necessità storiche.
Né Nichilismo né Vitalismo, piuttosto una disincantata osservazione in cui “Tutto si dissolve con la bruma / e la tua frenesia gela nel crepuscolo / Le tue passioni per l’ignoto e per il freddo / insaziabili si affrontano…e non sai se ti toccherà continuare a inseguire l’ignoto / o ritirarti in qualche angolo buio a calmare il tuo inutile affanno”.
In questo spiritualismo laico non c’è Apatia, non c’è Noia, non c’è culto del dolore: c’è l’impulso dell’Inconscio, ci sono, soprattutto, “Passeggi in riva al mare. Nell’orizzonte si dissolvono paure e speranze. Tutto è presente. Tutto è in pace. Scende la sera”. E, con essa, un Ricordare che è Conoscere, al di là d’un Inverno che non gela più.