Decostruire la violenza di genere
Dice il saggio

Francesca Dello Preite, Vera Gheno (a cura di)
Altre prospettive sulla violenza di genere
Sguardi multidisciplinari per la prevenzione e il contrasto
Franco Angeli, 2025, pp. 222
€ 28
Il volume Altre prospettive sulla violenza di genere. Sguardi multidisciplinari per la prevenzione e il contrasto, curato da Francesca Dello Preite e Vera Gheno e pubblicato da Franco Angeli nel 2025, si inscrive nel panorama degli studi sulla violenza di genere, offrendo una riflessione articolata e multidisciplinare su un fenomeno che, nonostante i progressi normativi e culturali degli ultimi decenni, continua a manifestarsi in forme pervasive e spesso sottovalutate. Attraverso una struttura organica e una pluralità di voci, il libro esplora le radici culturali, le dinamiche sociali e le implicazioni educative della violenza di genere, proponendo al contempo strategie concrete per il suo contrasto e la sua prevenzione.
Il testo si apre con un’introduzione delle curatrici, che inquadrano la violenza di genere come una violazione inaccettabile dei diritti umani, radicata nel patriarcato e nell’eteronormatività. Francesca Dello Preite, professoressa associata di Pedagogia generale e sociale all’Università di Firenze, si occupa di leadership femminile, formazione docente e violenza di genere, dirigendo un corso post-laurea su prevenzione e intervento. Vera Gheno, sociolinguista e ricercatrice all’Università di Firenze, ex collaboratrice dell’Accademia della Crusca, studia il rapporto tra linguaggio e società, con focus su genere e inclusione. Entrambe uniscono rigore accademico e impegno sociale, portando nel volume prospettive complementari – pedagogica e linguistica – per analizzare la violenza di genere. La premessa teorica che Dello Preite e Gheno propongono permette di comprendere l’approccio adottato nel volume, che non si limita a un’analisi del fenomeno, ma ne indaga le cause, legate a meccanismi di potere, controllo e discriminazione. La violenza di genere viene così interpretata non come un problema isolato, ma come un sintomo di un sistema più ampio che opprime le donne e tutte le soggettività non conformi agli standard dominanti.
La prima parte del libro, dedicata alla costruzione delle identità e alle pratiche educative, affronta temi cruciali come il legame tra violenza e pedagogia nera, la formazione delle maschilità tossiche e il ruolo dell’educazione nel promuovere relazioni intergenere basate sul rispetto. Giuseppe Burgio, ad esempio, sottolinea come la violenza d’intimità sia spesso il risultato di una maschilità costruita socialmente, che impone agli uomini di dimostrare la propria superiorità attraverso l’aggressività. Allo stesso tempo, Alessandra Altamura evidenzia l’importanza di un’educazione affettiva che sappia decostruire gli stereotipi di genere e favorire l’empatia, mentre Lorenzo Gasparrini riflette sulla mascolinità tossica come prodotto di un ambiente culturale che normalizza la violenza.
Nella seconda parte, il focus si sposta sui linguaggi e le narrazioni, con contributi che esplorano il sessismo nel discorso pubblico, la violenza intersezionale contro le donne con disabilità e la demonizzazione delle identità queer. Vera Gheno, in particolare, smaschera i sessismi benevoli e malevoli che permeano la società, mostrando come anche le forme apparentemente innocue di discriminazione contribuiscano a perpetuare gerarchie di genere. Marianna Piccioli, invece, analizza la doppia discriminazione subita dalle donne con disabilità, spesso vittime di stereotipi che le riducono a corpi asessuati o, al contrario, promiscui.
La terza parte del volume amplia ulteriormente lo sguardo, esaminando le violenze di genere in contesti specifici, come il mondo del lavoro, la sanità e l’ambiente digitale. Donata Columbro mette in luce i pregiudizi sessisti negli algoritmi dell’intelligenza artificiale, mentre Lilia Giugni denuncia la monetizzazione della misoginia online, mostrando come le piattaforme digitali traggano profitto dagli abusi. Francesca Dello Preite, dal canto suo, riflette sulle violenze subite dalle donne nel mondo del lavoro, sottolineando l’urgenza di politiche educative che promuovano la parità e contrastino le molestie.
L’ultima parte del libro, Oltre la violenza, propone una visione alternativa, basata su relazioni di cura e sostenibilità. Stefania Lorenzini esplora il potenziale trasformativo delle amicizie intergenere e interculturali, mentre Giada Prisco collega la violenza di genere alla crisi ambientale, adottando una prospettiva ecofemminista che vede nell’interdipendenza la chiave per un futuro più giusto.