Pensare il popolare
Dice il saggio

Fausto Colombo
Lezione sulla cultura popolare
Vita e Pensiero, 2025, pp. 128
€ 12
Fausto Colombo, autorevole sociologo della comunicazione, ci ha lasciato un’opera che rappresenta non solo il culmine della sua lunga carriera accademica, ma anche una riflessione profonda e attuale sul ruolo della cultura popolare nella società contemporanea. “Lezione sulla cultura popolare”, pubblicato postumo da Vita e Pensiero nel 2025, raccoglie e amplia l’ultima lezione tenuta dall’autore il 13 novembre 2024 nell’Aula Magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in occasione del suo pensionamento. Il libro, di 128 pagine, è un testo denso e al tempo stesso accessibile, che unisce rigore scientifico a una prosa coinvolgente, riflettendo la capacità di Colombo di coniugare teoria e pratica, analisi sociologica e narrazione.
Nato a Milano nel 1955 e scomparso prematuramente nel gennaio 2025, Colombo è stato una figura centrale nel panorama accademico italiano e internazionale. Professore ordinario di Teoria della comunicazione e dei media presso l’Università Cattolica, ha dedicato la sua vita allo studio dei processi culturali e comunicativi, con particolare attenzione ai media e alla cultura popolare. Tra le sue opere più significative spiccano “La cultura sottile” (Bompiani, 1998), “Il Paese leggero” (Laterza, 2012) e “Ecologia dei media” (Vita e Pensiero, 2020), testi che hanno contribuito a ridefinire il dibattito sulla sociologia della comunicazione in Italia.
“Lezione sulla cultura popolare” si articola in tre sezioni principali: una riflessione teorica sulle definizioni di cultura popolare, una proposta metodologica per analizzarne i prodotti e un esempio concreto di applicazione, rappresentato dall’analisi de “L’inferno di Topolino”, una parodia disneyana della Divina Commedia pubblicata in Italia nel 1949. Colombo parte da un interrogativo fondamentale: come distinguere tra cultura alta e cultura bassa? tra élite e popolare? e come queste categorie si intreccino nella storia e nella società? Attraverso un’attenta disamina delle teorie di autori come Adorno, Horkheimer, Williams, Barthes e Gramsci, Colombo dimostra come la cultura popolare non sia un semplice sottoprodotto dell’industria culturale, ma un fenomeno complesso che riflette e plasma l’identità collettiva.
Uno dei punti di forza del libro è la griglia metodologica composta da quattro elementi interconnessi: i contesti esterni (storici, sociali, economici), le strutture interne (industrie culturali, logiche produttive), i generi e le tendenze (forme e codici condivisi) e le soggettività (autori, interpreti, pubblico). Questo approccio permette di analizzare i prodotti culturali in modo olistico, evitando riduzionismi e valorizzando la loro multidimensionalità. L’esempio de “L’inferno di Topolino” è emblematico: Colombo mostra come questa parodia, apparentemente semplice, sia in realtà un crocevia di influenze culturali, storiche e politiche, riflettendo l’ammirazione per l’America del dopoguerra e al tempo stesso la volontà di rielaborare in chiave popolare un capolavoro della letteratura italiana.
Il libro di Colombo è anche un’occasione per riflettere sul ruolo della cultura popolare nella costruzione dell’identità nazionale. L’autore sottolinea come prodotti come le canzoni di Gaber e Battiato, i film di Fellini e Leone, o le trasmissioni televisive di Arbore, abbiano contribuito a creare un immaginario condiviso, superando le divisioni geografiche e sociali. In un’epoca di frammentazione e polarizzazione, questa riflessione assume un valore politico e pedagogico, invitando a riconoscere nella cultura popolare un potente strumento di coesione e comprensione reciproca.
La prosa di Colombo è chiara e incisiva, arricchita da citazioni pertinenti e aneddoti significativi. Il tono è spesso autobiografico, come nella commovente premessa in cui l’autore racconta l’emozione provata di fronte all’Aula Magna gremita di colleghi, studenti e amici. Il riferimento a Roland Barthes, citato nell’ultima pagina, sintetizza bene lo spirito del libro: «Sapientia: nessun potere, un po’ di sapere, un po’ di saggezza, e quanto più sapore possibile». La conoscenza ha valore soprattutto come esperienza condivisa, nel piacere della scoperta e nell’importanza di un approccio umile e curioso alla ricerca.
“Lezione sulla cultura popolare” è un libro che parla al presente, offrendo strumenti per decifrare la complessità del mondo contemporaneo. È un testo che interpella non solo gli studiosi di comunicazione, ma chiunque sia interessato a comprendere le dinamiche culturali che plasmano la nostra vita quotidiana. Con questa opera, Fausto Colombo ci lascia un’eredità preziosa: la consapevolezza che la cultura popolare, spesso sottovalutata, è in realtà uno specchio fedele della società, una lente attraverso cui osservare le trasformazioni, le contraddizioni e le speranze del nostro tempo. Un libro da leggere, rileggere e far circolare, perché, come dimostra Colombo, la cultura popolare è davvero una storia in comune.