L’illuminista (cristiano) anarchico
Miti

Antonio Trampus
Giacomo Casanova
Il mito di un avventuriero
Carocci, 2024, pp. 180
€ 16
Questo scritto voglio farlo “cominciare al contrario”.
Castello di Dux, Boemia, anni ‘90 del ‘700: tra il 1791 e il 1798. Prefazione alle “Memorie”, scritto mentre Giacomo Casanova è bibliotecario del feudatario locale. Siamo, geograficamente, molto lontani da Parigi.
Ma già il vento Rivoluzionario si sta diffondendo per il Continente, anche negli angoli meno noti.
Lo scritto che voglio riportare, tratto dal libro di Carocci, “Giacomo Casanova. Il Mito di un avventuriero”, per mano di Antonio Trampus, è stato composto in questo intervallo di anni, tra i sessantasei e i settantatre della sua vita.
L’immagine che più mi scuote, è il maturo Marcello Mastroianni, nel film di Ettore Scola 1982, “Il Mondo Nuovo”: un tentativo di fuga del protagonista, proprio di quegli anni, proprio verso la Francia. E, in finale, deposta parrucca, trucco, e abiti raffinati, non dico altro…ciò che di Casanova resta!
Ma facciamo parlare lui stesso, dall’”Esilio” boemo, verso la fine della sua vita:
“Per quel che riguarda il mio futuro, non ho mai voluto occuparmene. Da filosofo, perché non ne so nulla, da cristiano perché la fede deve credere senza ragionare, e la fede più pura deve mantenere un profondo silenzio.
Sono consapevole di essere esistito, ne sono certo perché ho provato delle sensazioni, ma sono anche consapevole che smetterò di esistere quando non proverò più nulla.
Se dopo la morte dovessi provare ancora qualcosa, non avrò più dubbi su nulla, ma darò del bugiardo a chi verrà a dirmi che son morto”.
Pro-memoria storico: ci vedo potenti, se non potentissimi echi foscoliani, “Ortis” e “Sepolcri” in primis. Un Illuminismo lucidamente cupo, un humus cimiteriale, appunto, il “Nulla Eterno”, che si sta spargendo nella cultura europea, un ruggito di iperlaicismo, che culminerà con il bagno di sangue del “Terrore”, in un clima di esaltata ferocia.
Eppure, sempre, foscolianamente, la “doppia uscita”, forse la “doppia, estrema, illusione”.
Al Nulla Eterno materialistico e iperlaico, la possibilità alternativa di “ricovrarsi sotto le grand’ali del Perdono d’Iddio”, riservato agli Esuli che hanno lasciato la “eredità di affetti”.
Questo consumato damerino, dalle mille avventure, trasgressivo, edonista e sensuale, amante di gioco, azzardo e lusso, mi ricorda molto Aurelio Agostino, prima della sua torturata e tormentata conversione a Cristo. Non si era assolutamente precluso nessuno dei piaceri, fin perversi, che si potevano trarre dalla vita.
Nella storia della chiesa molti grandi uomini, poi di Dio, prima di cambiare radicalmente vita, erano, diciamolo, molto radicati nei vizi e nelle debolezze: non faccio nomi (parecchi), “intenditori Paucat”!
Anno 1976: esce nelle sale “Casanova” di Federico Fellini. Critica dilaniata. Per alcuni, tra i capolavori del regista, per altri un colossale azzardo suicida. Ognuno scelga secondo coscienza.
La parola al regista. “Casanova rappresenta la drammatica esuberante inerzia con cui oggi ci si lascia vivere”. Quarantanove anni fa…oppure…oggi?!?
Il libro, è molto stimolante. Magari, a tratti sembra che la raffica appunto, degli stimoli, sia quasi insostenibile: ma è assolutamente indiscutibile che ci troviamo comunque davanti un Archetipo Assoluto.
Al punto da affiancarlo a un altro Archetipo, guarda il caso, degli stessi anni: “Don Giovanni” e Mozart.
Diversamente grandi, strutturalmente opposti. Il veneziano è inebriato dal sesso femminile, al punto da condurre una vita molto spesso sregolata, in balìa, tra le tante cose, ora di questa, ora di quella dama.
Il titano mozartiano, è infinitamente più cinico. Tante donne, una lista infinita: e, al posto delle persone, la vastissima e coloratissima Lista delle femmine, su cui allenarsi, per il gusto, sadico, di troncare, sul più bello.
Juan Tenorio non solo non ha nessun timore del sacro, ma lo sfida continuamente, senza dare alcun valore per la propria vita, pur di ridicolizzare il “Vecchio Infatuato”. Laico e Illuminista fino al suicidio.
Lettura davvero stimolante, ricchissima di agganci postumi, otto/novecenteschi. Per riconsiderare ciò che appare come “alternativo”. Più personaggio? O più persona?