Corpi mutanti, periferie immobili

Tante storie

Perozzi

Antonio Francesco Perozzi
Tranquillità assoluta
Pidgin edizioni, 2025, pp. 182
€ 18

Tranquillità assoluta di Antonio Francesco Perozzi è una raccolta di dieci racconti che esplorano con sguardo disincantato e grottesco le periferie esistenziali e geografiche del nostro tempo. Attraverso storie che mescolano realismo ed elementi fantastici, Perozzi dipinge un affresco crudo e poetico di un’Italia marginale, sospesa tra la stasi e la frenesia, tra il desiderio di fuga e l’inerzia di chi è intrappolato in un presente senza sbocchi.

Nato a Subiaco nel 1994, Perozzi vive nella provincia romana e insegna nella scuola secondaria. È autore di diverse opere in prosa e in versi e collabora anche nelle vesti di critico con numerose riviste, cura un blog e un podcast. La sua scrittura si distingue per la capacità di fondere critica sociale, sperimentazione linguistica e una vena narrativa che oscilla tra il surreale e il profondamente radicato nel quotidiano.

Tranquillità assoluta è un viaggio nelle periferie fisiche e mentali, dove i personaggi lottano per sopravvivere in un mondo che li ha relegati ai margini. I racconti sono ambientati in un’Italia periurbana, tra centri commerciali, tangenziali e paesaggi degradati, dove il fantastico irrompe senza clamore, diventando parte integrante della realtà.

Uno dei temi centrali è il corpo come luogo di oppressione e trasformazione. In Mal di testa, due dipendenti di un magazzino Amazon pianificano un furto, ma sono ostacolati dalle lucciole impiantate sotto la loro pelle, metafora di un controllo biopolitico che li rende schiavi. In Servizio di smaltimento, una coppia deve gestire le esuvie (resti di muta) che si strappano dal loro corpo, riflettendo il ciclo di consumo e logoramento della vita moderna.

I protagonisti sono spesso giovani intrappolati in esistenze grigie, che cercano una via d’uscita attraverso gesti disperati o atti di rivolta. In Goddamn you, un gruppo di ragazzi combatte contro una festa patronale che celebra una gigantesca palla di sterco, simbolo di una tradizione opprimente e violenta.

Perozzi non usa il surreale per stupire, ma per amplificare il disagio esistenziale. Le stranezze—come i gerr’, esseri che camminano sull’acqua in Gloria di Dio—sono accettate con naturalezza, sottolineando come l’assurdo sia ormai norma in un mondo alienato.

Lo stile è asciutto e incisivo, con dialoghi che catturano il gergo delle periferie e descrizioni che trasformano il banale in visionario. La musica gioca un ruolo cruciale: l’autore ha creato una playlist per accompagnare la lettura, con brani che vanno dal post-punk (Big Black, Slint) all’hip-hop (Noyz Narcos), riflettendo l’eterogeneità culturale dei suoi personaggi.

Tranquillità assoluta è anche un ritratto della generazione dei trentenni “orfani di futuro”, cresciuti tra crisi economiche, social media e un’eterna attesa di qualcosa che non arriva. I personaggi sono intellettuali frustrati, lavoratori precari, adolescenti disillusi, tutti accomunati da un senso di impotenza e da un’irrequietezza che cerca sfogo in gesti estremi. La provincia e la periferia non sono solo scenari, ma entità vive che plasmano destini, come nel racconto Crono divora i suoi figli, dove le passioni musicali e politiche dell’adolescenza si scontrano con la rassegnazione dell’età adulta.

Con Tranquillità assoluta Perozzi si conferma autore capace di unire impegno sociale e sperimentazione narrativa. I suoi racconti sono un pugno nello stomaco, ma anche una lente d’ingrandimento sulle contraddizioni del nostro tempo. Il libro non offre soluzioni, ma costringe a guardare in faccia il malessere di un’epoca, con una scrittura che è al tempo stesso poetica e spietata.“C’è del cherosene in giro, troveremo qualcosa da fare.”