La mente narrativa
Dice il saggio

Angus Fletcher
Storythinking
Codice edizioni, 2024, pp. 184
€ 21
Storythinking. La nuova scienza del pensiero narrativo di Angus Fletcher, pubblicato da Codice Edizioni nel 2024, è un saggio che esplora il potere del pensiero narrativo, affiancandolo alla logica come strumento complementare per comprendere il mondo e noi stessi. Fletcher, esperto con un background in neuroscienze e un dottorato in letteratura a Yale, combina rigore scientifico e sensibilità umanistica per dimostrare come le storie non siano solo intrattenimento, ma un meccanismo cognitivo fondamentale per la creatività, il progresso e la ricerca di senso.
Fletcher parte da una premessa semplice ma profonda: il cervello umano non funziona come un computer. Accanto al pensiero logico-razionale, che ha dominato la cultura occidentale da Aristotele a Cartesio, esiste un altro sistema, lo storythinking, radicato nella nostra biochimica cerebrale. Mentre la logica cerca certezze attraverso equazioni e deduzioni, il pensiero narrativo opera attraverso azioni, emozioni e conflitti, permettendoci di immaginare mondi alternativi, formulare ipotesi scientifiche e affrontare dilemmi morali.
L’autore critica la subordinazione storica della narrazione alla logica, ricordando che grandi innovazioni – dalle repubbliche alle astronavi – sono nate da intuizioni narrative. Shakespeare, Darwin e persino la Bibbia hanno usato storie per trasmettere verità complesse. Fletcher cita esempi illuminanti: Amleto ci insegna a dare priorità all’eccezionale, mentre Frankenstein esplora le conseguenze del progresso attraverso un conflitto narrativo.
Nel libro è proposta una ricostruzione evolutiva dello storythinking. Fletcher risale a oltre un miliardo di anni fa, quando le prime cellule svilupparono meccanismi di adattamento basati su tentativi ed errori. Questo processo, perfezionato nel cervello umano, precede di gran lunga la logica formale (nata solo 5.000 anni fa) e spiega perché siamo “macchine narrative”: immaginare scenari alternativi è stato cruciale per la sopravvivenza.
Il confronto con l’intelligenza artificiale (IA) è inevitabile. Fletcher, insieme al neuroscienziato Manfred Spitzer, osserva che gli algoritmi funzionano con logica pura, ma mancano di creatività narrativa. L’IA può risolvere equazioni o superare test, ma non prova emozioni o immagina “e se…”. La vera sfida, quindi, non è replicare l’uomo, ma valorizzare ciò che ci rende unici: la capacità di generare storie che danno senso al caos.
Fletcher non si limita alla teoria: propone esercizi pratici per potenziare il pensiero narrativo, come cercare l’eccezionale focalizzandosi su ciò che sfida la norma, come i dilemmi di Don Chisciotte o le scelte di Frodo; cambiare prospettiva mettendosi nei panni degli altri, come fa un romanzo polifonico; alimentare il conflitto affrontando opposizioni creative, come uno scienziato che mette in crisi teorie consolidate. Critica, però, le narrazioni standardizzate (es. Disney), che ripetono formule prevedibili. La crescita, sostiene, nasce dall’incontro con storie “fuori dal range abituale”.
Fletcher invita a riscoprire lo storythinking come antidoto alla freddezza algoritmica. Le storie non sono solo evasioni: sono strumenti per comprendere il dolore, la giustizia e il senso della vita. La “generosità narrativa” (storygiving) – usare le nostre esperienze per arricchire gli altri – diventa un imperativo etico. “La logica produce affidabilità. Lo storythinking genera creatività. La logica usa il passato per predire il futuro. Lo storythinking rompe con il passato per creare il futuro.”