L’Italia che fu attraverso la TV

Memorie

Maffucci

Andrea Scarpa, Mario Maffucci
Samurai
Le avventure di un Forrest Gump della TV dietro le quinte del potere
Fuoriscena, 2025, pp. 256
€ 18

Il libro Samurai di Andrea Scarpa e Mario Maffucci è un memoir brillante e avvincente, tra curiosità, retroscena, storia e nostalgia, che si legge tutto d’un fiato. Il libro ripercorre la straordinaria carriera di Maffucci, uno dei più influenti dirigenti RAI, attraverso le trasformazioni della televisione italiana tra gli anni ’70 e i primi anni 2000. Scritto in forma di intervista raccolta da Andrea Scarpa, il volume offre non solo un ritratto intimo del protagonista, ma anche una fotografia dell’Italia in un’epoca di profondi cambiamenti politici e culturali, dalla Prima alla Seconda Repubblica.

Come suggerisce il sottotitolo, in cui si definisce un Forrest Gump della TV dietro le quinte del potere, Maffucci è stato un testimone d’eccezione del sistema mediatico e politico. Assunto in Rai nel 1968, provenendo dall’ambiente del cristianesimo sociale (in particolare dell’AGESCI, lo scoutismo cattolico), dapprima si impegna in trasmissioni di attualità, come la importante esperienza di Droga, che fare? del 1984 con Piero Badaloni che diventerà anche un libro.

Nel 1987 diviene capostruttura RAI e inizia la sua ascesa verso posizioni sempre più significative. Maffucci ha plasmato programmi iconici come Fantastico, Domenica in, il Festival di Sanremo, Biberon, lavorando con personaggi del calibro di Pippo Baudo, Adriano Celentano, il Trio Lopez-Marchesini-Solenghi e Roberto Benigni. Le sue storie, ricche di aneddoti e colpi di scena, rivelano i retroscena di una televisione in bilico tra spettacolo, satira e pressioni politiche.

Maffucci attraversa l’era delle “lottizzazioni”, quando le reti Rai erano dominate dai partiti (Dc a RAI 1, Psi a RAI 2, Pci a RAI 3), e racconta come la nascita delle tv private, con l’ascesa di Berlusconi, abbia rivoluzionato il panorama mediatico. Il libro svela i delicati equilibri tra creatività e censura, come quando Celentano, durante Fantastico, creò caos con i suoi silenzi e battute controcorrente, o quando salvò Biberon dalla messa in onda registrata per proteggere la satira politica.

Tra le pagine più vivaci, spiccano i racconti sul Festival di Sanremo, di cui Maffucci fu direttore artistico alla fine degli anni ’90 e inizio 2000. Dalle proteste degli operai all’Ariston alla scelta di affiancare Fabio Fazio a Luciano Pavarotti (ridotto a “valletto” per volere della moglie), emerge l’arte di gestire l’imprevisto. E poi ancora: Mike Bongiorno e Chiambretti “angelo”, Vianello e la gag della “bella e la brutta” con Eva Herzigová e Veronica Pivetti, e gli scandali in diretta, come il perizoma di Anna Oxa.

Samurai non è solo una raccolta di ricordi, ma una riflessione sul ruolo della televisione pubblica. Maffucci difende l’intrattenimento “nazionalpopolare” di Baudo, contrapposto alle visioni più elitiste (qualche anno dopo le si sarebbe definite “dei professori”). Lo stesso termine “nazionalpopolare” si impose nel vocabolario italiano proprio in occasione di una polemica nel 1987 tra il Presidente Rai Manca (Psi) e Pippo Baudo, preludio del passaggio temporaneo di quest’ultimo alle TV di Berlusconi. In episodi come quello si concentrano gli intrecci tra politica, storia e sistema mediatico che hanno giocato un ruolo così importante nel nostro paese: le contrapposizioni interne alla maggioranza governativa tra socialisti e democristiani, l’avvento di Berlusconi e la preparazione al passaggio alla Seconda Repubblica in cui la TV ebbe un ruolo fondamentale.

Non si pensi che gli argomenti trattati siano puro costume o intrattenimento. Per scegliere il successore di Baudo, le ospitate nei programmi o anche solo le imitazioni dei politici, la catena di potere con cui si doveva confrontare Maffucci non si limitava al Direttore Generale Agnes, ma arrivava fino al Presidente del Consiglio De Mita (tutti peraltro riconducibili alle medesime correnti DC).

Scritto con Andrea Scarpa, giornalista del Messaggero, il libro ha il ritmo di una chiacchierata tra esperti, ricca di humour e dettagli inediti. La prosa è scorrevole, e i capitoli alternano momenti di ilarità (come la battuta di Grillo sulla Cina o l’incidente diplomatico del Trio con l’Iran) a riflessioni profonde sulla società italiana. Samurai è un libro indispensabile per chi vuole capire com’era la televisione prima del digitale, ma anche un omaggio a un’Italia che non c’è più, fatta di talenti visionari e sfide improbabili. Maffucci, con la sua ironia e passione, ci ricorda che dietro ogni programma c’erano uomini capaci di rischiare, mediare e, a volte, sbagliare in diretta. Una lettura che appassionerà non solo gli addetti ai lavori, ma chiunque ami la storia del nostro Paese.