O dolce amore

foto di Arnold Genthe

O dolce amore, dolce spina, quando
da te fui punta al cuore, piano, e uccisa,
per giacere nell’erba abbandonata,
povera cosa fradicia di lacrime
e di pioggia nel pianto della sera,
dalle notturne brume al grigio giorno
che disperde le nubi nella luce
fra il canto degli uccelli al nuovo sole –
se avessi, dolce amore, dolce spina,
pensato allora quale acuta angoscia,
anche se ti compensa il giuramento,
l’ora felice può lasciare in seno,
non sarei corsa così pronta al cenno
di chi in fondo m’amava così poco.

*

Sweet love, sweet thorn, when lightly to my heart
I took your thrust, whereby I since am slain,
And lie disheveled in the grass apart,
A sodden thing bedrenched by tears and rain,
While rainy evening drips to misty night,
And misty night to cloudy morning clears,
And clouds disperse across the gathering light,
And birds grow noisy, and the sun appears—
Had I bethought me then, sweet love, sweet thorn,
How sharp an anguish even at the best,
When all’s requited and the future sworn,
The happy hour can leave within the breast,
I had not so come running at the call
Of one who loves me little, if at all.

L’amore non è cieco (Crocetti Editore, 1991), trad. it. Silvio Raffo

La poetessa statunitense Edna St.Vincent Millay nacque a Rockland nel 1892 da una bambinaia, Cora Lounella, e di un insegnante di scuola, Henry Tollman Millay, che divenne poi sovrintendente scolastico. È stata la terza donna ad ottenere il Premio Pulitzer per la poesia (1923). Nota per il suo attivismo femminista e per i suoi numerosi amori, scrisse anche opere in prosa sotto lo pseudonimo di Nancy Boyd. Il poeta Richard Wilbur di lei dichiarò: «Ha scritto alcuni dei sonetti più belli del secolo».
Curiosità: il suo secondo nome proviene da quello dell’Ospedale San Vincenzo di Manhattan (New York), ove suo zio ebbe salva la vita poco prima della sua nascita.