La quotidianità straziante di Gaza

L’indignazione per il genocidio in corso nella Striscia di Gaza si riaccende quando riconosciamo i luoghi e li sentiamo come più familiari. L’attenzione ha un picco perché anche i volti e i nomi ci sembrano più vicini. O semplicemente perché sono sdoganati dall’aridità di una cifra e prendono corpo in una storia con una famiglia, un lavoro, un progetto, magari persino in un sogno o un ideale. È avvenuto così per le bombe sulla chiesa della Sacra Famiglia di Gaza. La morte di tre persone e la notizia delle 10 ferite in quella chiesa, scuote le coscienze persino della politica che calcola con l’alambicco la convenienza e l’opportunità di disturbare il carnefice alleato politico e partner commerciale. Ma purtroppo questa è la quotidianità straziante in quel lembo di terra che chiamano santa e invece risulta tristemente e disperatamente maledetta. Non è la prima volta che si colpisce un luogo di culto e francamente a me risulta persino molto meno sacrilego che colpire i bambini e gli abitanti in generale. Dovremmo riuscire a com-muoverci veramente, ovvero a “muoverci insieme” per dire che la maggioranza di coloro che abitano la terra non è figlia del calcolo e chiede semplicemente di restare umani.