La fame come arma da guerra

Le storie agghiaccianti che trapelano da Gaza e dintorni non dovrebbero lasciar dormire tranquillo nessuno. Genitori che vedono i propri bambini spegnersi tra le proprie braccia, persone che muoiono di stenti accasciandosi a terra, altri che rischiano la vita sotto i colpi dei soldati per potersi accaparrare una ciotola di cibo, altri ancora che vengono calpestati nella calca nei pochi punti di distribuzione del cibo. E questo solo per dire di alcune delle ragioni che rendono la Striscia un inferno in terra. Ci sarà una misura del diritto internazionale che obbliga Israele ad aprire le porte di quell’immensa prigione agli aiuti internazionali? Chi permette a Israele di utilizzare la fame come un’arma da guerra contro civili inermi? E soprattutto come si fa a difendere ancora quella politica, quelle scelte, quella barbarie? Il card. Pizzaballa di ritorno da Gaza ieri ha detto: “Quando si vede con i propri occhi quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza è difficile non riconoscere che quel popolo sta vivendo un’umiliazione che è molto ardua da sopportare, moralmente inaccettabile e ingiustificabile”. Nella prima pagina dell’Osservatore Romano si legge: “Affamati di cibo e di giustizia. A Gaza da mesi non entrano cibo e farmaci: manca l’elettricità. La gente, i bambini muoiono. Questo è disumano”.