Il Papa che dice buonasera

Che qualcosa potesse cambiare, anzi che di fatto stava cambiando, lo capimmo immediatamente al primo saluto. Era la sera del 13 marzo 2013 e Papa Bergoglio si affacciava per la prima volta dalla loggia di Piazza San Pietro dicendo: “Fratelli e sorelle buonasera”. Un saluto laico e universale insieme. Un linguaggio immediato perché non impregnato dei codici religiosi ed ecclesiastici che saranno anche ricchi di tradizione e di sapienza, ma non sono immediatamente comprensibili alle donne e agli uomini del nostro tempo. Un tratto semplice che ritrovi all’entrata e all’uscita di un negozio, lungo le scale di casa quando incontri il vicino, per strada rivolto al meccanico che hai visto una sola volta quando hai portato l’auto da riparare. “Buonasera” e poi la richiesta: “Vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica. La preghiera del popolo chiedendo la benedizione per il suo vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me” e qui china il capo davanti alla folla. Ad alcuni sembrerà poca cosa e invece c’è uno stile e un linguaggio, un modello di chiesa e di mondo, un indirizzo preciso. C’è una visione che non è mai venuta meno e che è destinata a continuare. Auguri.