Biodiversità a Roma

Nell’ottobre scorso a Cali (Colombia) i rappresentanti dei Paesi aderenti alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica (CDB) non raggiunsero lo straccio di un accordo e se ne ritornarono a mani vuote. Le nazioni aderenti a questa Convenzione sono 196 e, di questi, ben 154 sono riuniti da oggi a Roma presso la Fao per scommetterci ancora. Sembra un tema marginale al punto che non ne troviamo traccia evidente sui giornali del mattino, eppure la posta in gioco è alta. Ancora una volta a far arenare gli accordi sono i soldi. La Cop16 di Cali era stata rimandata a febbraio per il dibattito acceso scatenato tra i Paesi ricchi e il resto del mondo – Brasile e Africa in testa – sulla cooperazione finanziaria Nord-Sud. Si tratterebbe di dar seguito all’accordo siglato alla fine del 2022, per proteggere il pianeta e i suoi esseri viventi dalla deforestazione, dallo sfruttamento eccessivo delle risorse, dal cambiamento climatico e dall’inquinamento. Prevede di collocare il 30% delle terre e dei mari in aree protette che è tra i 23 obiettivi da raggiungere entro il 2030. Sono convinto che a molti di noi il tema della Convenzione dica poco, eppure oltre al significato etico del rispetto dell’ambiente, bisognerebbe considerare che il 55% del Pil mondiale (58.000 miliardi!) dipende dalla natura e da come riusciamo a difenderla e rispettarla.