Serie in serie – Il Gattopardo

Il cast della serie il Gattopardo Netflix

Stato: terminata
Anno: 2025
Stagioni: 1
Dove guardarla: Netflix, inclusa nell’abbonamento

Altro giro, altra serie tv in costume (avevamo già anticipato che sono tornate in auge). Questa volta però si tratta di un prodotto fresco di uscita.

La trasposizione seriale de “Il Gattopardo”, curata da Netflix e diretta da Tom Shankland, affronta con rispetto e ambizione l’opera di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, arricchendola di sfumature narrative e visive che ne valorizzano il respiro epico. Fin dalle prime inquadrature, la serie colpisce per la cura straordinaria della fotografia e della scenografia, elementi che immergono lo spettatore in un affresco storico di rara bellezza e fedeltà. L’attenzione al dettaglio nei costumi e negli ambienti contribuisce a restituire un’atmosfera autentica e ricercata, che riflette il lento tramonto dell’aristocrazia siciliana sullo sfondo dell’Unità d’Italia.

Il cast si dimostra all’altezza di un’operazione tanto ambiziosa. Kim Rossi Stuart offre un’interpretazione magistrale nei panni del Principe di Salina: la sua trasformazione è totale, tanto che inizialmente si fatica a riconoscerlo. L’attore adotta una mimica facciale e una postura completamente nuove rispetto ai suoi ruoli precedenti, incarnando con grande profondità la nobiltà malinconica e il disincanto del personaggio. Benedetta Porcaroli, nel ruolo di Concetta, si distingue per una performance intensa e raffinata, mentre Deva Cassel, figlia d’arte (non che questo l’aiuti molto visto quanto siano state criticate le doti interpretative di sua madre Monica Bellucci), sebbene ancora acerba, dimostra buone potenzialità nel ruolo di Angelica. Forse la prova più debole è proprio quella di Tancredi (Saul Nanni), non così affascinante come il ruolo richiederebbe e non così ben calato come i colleghi, nell’accento siciliano.

La narrazione parte con un ritmo cadenzato, quasi solenne, ricalcando la struttura del romanzo, che non si presta a un’immediata dinamicità. Tuttavia, con il progredire degli episodi, la serie prende vigore, soprattutto grazie all’accentuazione del triangolo amoroso tra Tancredi, Angelica e Concetta, un aspetto che nel romanzo rimane più sfumato. Questa scelta narrativa amplifica la tensione emotiva e rende la storia più accessibile al pubblico contemporaneo senza tradire lo spirito dell’opera originale.

Al di là della dimensione sentimentale, la serie mantiene intatta la riflessione filosofica e storica del romanzo: il declino della nobiltà diventa una lente attraverso cui osservare il pessimismo dell’autore nei confronti dell’evoluzione umana. Il Gattopardo è un uomo realmente nobile, nel portamento e nell’animo, ma ciò non lo rende immune da contraddizioni e scelte discutibili. La serie riesce a trasmettere con efficacia questa ambiguità, mostrando che la grandezza di un personaggio non risiede nella perfezione, ma nella complessità delle sue sfumature.

Inutile il confronto con il film del 1963 di Luchino Visconti, non solo per la diversità dei linguaggi tra cinema e serialità, ma anche per la distanza temporale che rende le due opere prodotti artistici difficilmente sovrapponibili. La serie si distingue per la sua identità propria, unendo fedeltà storica e libertà creativa in un equilibrio che convince e affascina.

In definitiva, Il Gattopardo di Netflix è una produzione di grande eleganza e spessore, che riesce a rinnovare un capolavoro senza snaturarlo. Un’opera che, con la sua estetica e le sue interpretazioni, merita di essere vista e apprezzata nel panorama della serialità contemporanea.