Pixel, la tv in briciole – Grazie in tv

Una scena del film "Irma la dolce" con Shirley Maclaine
Una scena del film "Irma la dolce" con Shirley Maclaine

Grazie 1

Il “ringrazismo”, come ideologia ormai, deborda dai programmi tv. Si ringrazia da ogni schermo: dai salotti e contenitori, da talk show e quiz e game e… dai palchi canori: come fosse dovuto. E c’è il caso da Sanremo. Che fa vittime.

Un tempo il “grazie” era relegato nel titoli di coda. Bastava la presenza di uno sciabordio nell’inquadratura d’un film per aggiungere: “Si ringrazia la Sesta Flotta degli Stati Uniti di stanza nel Mediterraneo”. In coda però. Col pubblico già in uscita/sala.

Grazie 2 ovvero… Imma la truce dopo Irma la dolce

Il mancato ringraziamento dal palco del Festival – chè insomma Sanremo è Sanremo – da parte dell’interprete di Imma Tataranni nei confronti dell’autrice dei romanzi d’origine del personaggio medesimo ha generato riprovazione e livore della seconda nei confronti della prima; la quale prima ha un po’ glissato ma, poi, sull’insistenza, al reiterarsi della lagna ha sbottato: forse addirittura più col carattere del personaggio – Imma l’amara? Imma la truce? – che come quello dell’attrice: creatura contro creatrice, quasi, e dopo che questa ne aveva ceduto i diritti (per altro; e a prezzo: psicanaliticamente un abbandono?), dopo che aveva avuto parte (ancora non gratis, si suppone) nella sceneggiatura della prima stagione, dopo che il successo in tv ne aveva spinto i titoli in carta… “Grazie”: da chi a chi?

E… Irma la dolce

Ci ha lasciati, sazio d’anni – 95 le primavere – Vito Molinari, il regista della prima giornata d’onda della tv in Italia e di altri 2.000 titoli, 500 Caroselli, ecc ecc in teatro e in tv.

Gli siamo debitori anche di una versione/spettacolo di Irma la dolce, per RaiUno, nel 1980: a colori per una variopinta Maddalena Crippa, molto giovane ma già in carriera sulle scene e dallo schermo.

Qui un ringraziamento ci sta. Qui… Come ci sta per la versione cinematografica con Shirley MacLaine e Jack Lemmon (1963) con la regia di Billy Wilder, e per gli storici autori (1956) di libretto (Alexandre Breffort) e musiche d’origine (Marguerite Monnot). Grazie: qui sì…