Laudato si’

Tela che rappresenta san Francesco d'Assisi

Nel corso della storia raramente gli artisti hanno preso le distanze dalla religione, dalla scienza, dall’ideologia e dalla politica, producendo con intenti vari, opere concentrate su un’estetica di gesto, linee e colori: gli Impressionisti, che non avevano altro fine se non il rapporto tra la retina e le vibrazioni cromatiche, qualche eccentrico manierista alla ricerca di sensazionalismi come Arcimboldo, pochi altri esempi rintracciabili tra coloro che proponevano nature morte senza l’allusione alla vanitas. Oltre questi è difficile individuare tra i movimenti che hanno segnato le varie epoche, dalla classicità al presente, pittori o scultori che si siano interessati esclusivamente dei risultati di senso di ciò che realizzavano. In particolare oggi, nelle turbolenze dell’ecologia, dell’economia e delle diseguaglianze, degli effetti delle guerre, delle migrazioni di massa, ci si concentra su prodotti che suscitino prese di coscienza per i cittadini, vittime più o meno consapevoli di volontà che li eterodirigono a loro/nostra insaputa.

L’arte responsabile parla alla gente delle angosce del pianeta, lo fa flettendo su un linguaggio che rivisita criteri antichi, magari inserendo nei suoi lemmi sostanze che incrementano il potere evocativo del messaggio, dopo il ripiegamento delle espressioni ipertecnologiche, come l’Nft (Not fungible token), prodotto dalle alterne fortune o dal ridimensionamento della concettualità, come si è potuto vedere a Venezia nell’ultima biennale, il cui titolo: Stranieri ovunque Foreigners everywhere e i suoi contenuti, confermano parte dell’assunto iniziale. La scelta dell’apparato comunicativo dell’evento, insisteva su procedure quasi esclusivamente “tradizionali”. In linea con quanto detto la mostra Fuori come fiori di Luca Boffi artista-bracciante agricolo, alla Galleria Fumagalli di Milano: dieci “tele” fotografiche che fanno il verso al francescano Cantico di Frate sole, chiamando in causa in maniera tutt’altro che lirica la materia, quella con cui ha a che fare nel quotidiano, utilizzandola direttamente, non tramite la riproduzione grafica o sonora della parola, come pure nobilmente fa s. Francesco, né replicandola con i colori, ma usandola di per se stessa: piante, ortaggi, limo, carbone, trucioli, argilla, merda di vacca, scelta quest’ultima non certo peregrina per il significato che ha, sia rispetto all’incremento del Co2, sia per l’introduzione, non si sa quanto volontaria di un elemento divergente dal Cantico (dove in nessun modo il mondo animale è presente), con ineluttabile destino di degrado e presenza di esalazioni; altro che i succhi vegetali adottati per languide iconografie! Affine all’Impressionismo e contemporaneamente ad una distanza siderale da esso. Magari con un occhio a certe composizioni (materiali e dimensioni – non solo geometriche – a parte), di Anselm Kiefer, con cui sembra condividere, oltre l’effetto visivo, l’oscillare tra speranza e disperazione, tra Apocalisse e Eternità. La matericità scelta da Boffi, ispirata al suo quotidiano, si integra con tecniche fotografiche soprattutto con scansioni geometriche, idealmente composte a riordinare l’ambiente, a proporre un auspicio/speranza di sistemare il pianeta.

Una procedura artistica affine a quella di Luca Boffi ha suggerito all’inglese Simon Callery l’esperienza fatta vivendo in una valle dello Stura. ‘Contact painting’ definisce la modalità di realizzazione delle grandi tele, consistente in una preparazione della superficie pittorica mediante la stesura di una sostanza cromatica, cadmio, facilmente assorbibile dalla tela, per passare poi alla fase successiva cioè l’immersione nel fiume, quindi alla modellazione dello strato dipinto, mediante la stesura sulle rocce, azione che consente di inglobare sul quadro i frammenti del terreno. La natura diventa, con la casualità della sua volontà, coprotagonista dell’opera. La mostra Red and Orange Step Paintings alla Galleria 1/9unosunove a Roma, raccoglie questa sperimentazione offrendo al pubblico qualcosa che, non privilegiando l’estetica, risponde ad una domanda relativa al rapporto tra l’uomo, la natura e la responsabilità che si ha verso il creato. Una risposta chiara: interazione e rispetto.