Architetture, il medium è il messaggio

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Le sedi delle istituzioni mondiali: di parlamenti, di corti di giustizia, di tribunali, di assemblee interstatali, di regni, si caratterizzano prevalentemente per il loro aspetto riferito alla classicità, alcune sono addirittura copie di edifici classici. L’interfaccia di fabbricati colonnati, con fregi e timpani propone un impatto visivo e psicologico sorpassato.

Alcuni addirittura già sedi di regnanti o di papi, come il Cremlino degli zar, alieno rispetto all’occidente, o i nostri Quirinale, sede dei pontefici occupato poi dai Savoia, Palazzo Madama, Montecitorio, che Bernini e soci innalzarono per i papi e gli aristocratici del tempo.

La Corte di Giustizia statunitense, improbabile tempio corinzio, ispirato alla democratica Atene, in anni di empiti libertari, oggi vacilla nella sua sostanza ideologica relativa alla divisione dei poteri, per gli attacchi rivolti ai magistrati da parte dell’attuale amministrazione.

Qualcosa di simile accade in Europa e in Italia, lo stesso rapporto tra autorevolezza della costruzione e rispetto del ruolo istituzionale che vi si esercita.

Emblematico il “palazzaccio” romano, che nasce già instabile per via delle fondamenta e che, a causa delle accuse di corruzione riguardanti i lavori, si arresta al secondo piano, restando metaforicamente inespresso; esteticamente un Novecento fuori epoca, uno stile composito, ridondante nei decori e – anche a motivo della riduzione dell’altezza, rispetto al progetto iniziale – sbilanciato. Volendo far coincidere struttura e funzione c’è di che preoccuparsi. il Porto delle nebbie, ovvero Il Tribunale penale di Roma, ne è appendice quasi naturale, anche se di aspetto affatto diverso, tendente ad un brutalismo anonimo e pesante.

Lo stesso vale per la contestata Corte penale internazionale dell’Aia, dall’impianto solido, essenziale, nonostante la geologica inconsistenza del terreno su cui poggia, rigoroso, tetragono, almeno nell’aspetto. A giudizio di molti, di volta in volta potenti o deboli, non rispetta la ragione del suo essere, né è congruente con la sua apparenza compatta, massiccia e indefettibile, visto il trattamento riservato ultimamente (e non solo) alle sue deliberazioni.

I palazzi di giustizia di Milano e Palermo presentano aspetti analoghi. Entrambi progettati nel ventennio e ultimato quello siciliano nel ’57, si sono sostituiti ad edifici prestigiosi preesistenti, religiosi e laici e sono accomunati dallo stile razionalista in auge all’epoca e dichiarativo di sobrietà e rigore.

Il Palazzo di Giustizia di Napoli, composto da tre torri, non fa parte del Centro direzionale del capoluogo campano, di cui male parlò nel suo romanzo Napoli Ferrovia Ermanno Rea. Nell’immaginario di tutti drammatico è ciò che gli è pertinente, e poco congruente con la composizione, anch’essa afferente all’estetica funzionale nord europea, caratterizzata da schiettezza delle forme e dalla raffinatezza dei materiali impiegati dagli architetti, eredi del Bauhaus, che lo hanno concepito.

Certo una rassegna esaustiva di queste tipologie architettoniche non è riassumibile in queste pagine, ma la reggia londinese e quella svedese meritano di essere inserite nel breve catalogo. Buckingham Palace, a Westminster, ha una lunga storia, tanto quanto quella dei regnanti britannici: relativamente grandioso nelle dimensioni, rispetto ad altri analoghi di maggiore respiro, ma imponente come connessione visiva con la città e collocato sotto lo sguardo di sudditi e visitatori, al pari della famiglia reale che ha sempre esibito l’esteriorità della sua esistenza, essendo sostanzialmente privata del potere effettivo.

Il Kungliga slottet di Stoccolma, residenza della famiglia reale svedese, è un impianto quattrocentenario che ha subito rimaneggiamenti non sostanziali fino al secolo passato. Coniuga, nei tre piani dei quattro lati, i linguaggi dei secoli d’oro di questa tipologia architettonica, approfittando delle esperienze estetiche del Louvre o di Palazzo Barberini a cui in alcune parti si ispira. Se i regnanti inglesi sono depotenziati, ancora di più ciò vale per quelli svedesi, che hanno una visibilità ristretta ai propri sudditi, se così si possono definire.

Il parlamento di Bruxelles è moderno, non è stato scelto un edificio esistente compromesso con il passato per svolgervi le funzioni istituzionali. Il fabbricato si ispira alle migliori intenzioni già fondate dagli ideologi del Bauhaus, che erigevano in maniera ‘trasparente’. Il vetro e l’acciaio parlano un linguaggio di apertura, negato nelle strutture del passato che puntavano ad un’estetica intellettualmente sofisticata, ma poco efficace sul versante simbolico. Tuttavia, data la complessità di rapporti tra gli attori politici, è legittimo avere dubbi sulla congruenza tra struttura e ruolo.

I musei hanno un nome antico e spesso anche una ubicazione che risale a tempi trascorsi. Ma sono moderni come idea e sottoposti ad un continuo adeguamento, sia per i ritrovamenti e quindi il necessario aumento o riassetto degli spazi, sia per l’evoluzione del senso della percezione, in un’epoca in cui l’immagine ha un andamento vertiginoso. Una prova è il nuovo progetto riguardante il londinese British che si affaccia sulla strada come un edificio templare classico, ma si sistema per accogliere al meglio chi lo visita e talvolta l’apparato espositivo, l’infrastruttura risulta importante quanto il contenuto.