Non siamo più benedetti

Dio li benedisse; e Dio disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra…” (Genesi 1:28). Mio padre ha lasciato me, mio fratello e le mie sorelle da circa 13 mesi all’età di quasi 98 anni e, come sempre succede, sia pure a quell’età, con la sensazione del non detto e del non risolto. Mio fratello da qualche giorno mi ha inviato una vecchia foto, utilizzata per questo articolo, che in 69 anni d’età non avevo mai visto! Raffigura mia nonna paterna, che non ho mai conosciuto, nonna Giuseppina, con i suoi 9 figli (la decima figlia è morta in tenera età per una sindrome influenzale). La prima donna a sinistra, appunto, è mia nonna, poi zia Nina, zia Rosaria, zio Gianni, zio Carlo, zia Dora, zio Mario, zia Santuzza, mio padre e zio Renato, il più piccolo. A giudicare da mio padre che avrebbe dovuto avere tra gli 8 e i 10 anni si può pensare che temporalmente ci troviamo tra il 1934 e il 1936. Sono tutti molto giovani, mia nonna ha lo sguardo abbassato come da arcaica umiltà femminile, i miei zii e mio padre non sorridono, guardano lontano con uno sguardo più o meno imbronciato, più o meno interrogativo, di solito nelle foto di famiglia si ride ma credo che il peso di quel tragico momento avesse stravolto le menti di grandi e piccini. Mi son chiesta tante cose, mi sono posta tante domande e, purtroppo, so che per molte non otterrò mai risposta. Ma è mai possibile che io non abbia mai chiesto a mio padre: “Papà raccontami di te, che pensavi quando eri bambino, chi erano i nonni che non ho mai conosciuto, quali erano i vostri giochi, quando pensi di essere diventato adulto, in che modo hai conosciuto il fascismo, che pensavi di mamma quando l’hai veduta per la prima volta?”. Tuttavia nonostante i rapporti tra genitori e figli siano cambiati, positivamente per la maggiore libertà di esprimersi che hanno i ragazzi ora, negativamente per il minor senso di responsabilità che i genitori di oggi riescono a fornire, mi sono resa conto che neanche le mie figlie mi hanno mai chiesto: “Mamma cosa pensavi quando eri adolescente, con cosa giocavi, che cosa ha significato per te diventare adulta, soprattutto come donna, cosa hai provato quando siamo nate?”. Che cosa c’è alla base di una così grande incomunicabilità che ci permette di vivere perennemente nel presente, di dare qualche sguardo furtivo al futuro e tacere sul passato? Forse gli ultimi cambiamenti generazionali sono stati cambiamenti epocali e il lento trascorrere del tempo, che faceva assistere a intere generazioni che periodicamente si incontravano intorno a un tavolo per parlare delle loro vite perché il problema di ogni componente della famiglia era il problema di tutti, si è trasformato in un convulso modo di vivere che vede tutti, ma proprio tutti correre, correre e correre senza mai fermarsi, senza mai condividere. Ma quei nove figli dietro a quella bella signora con i segni della stanchezza sul volto ma che potrebbe essere scambiata per una sorella maggiore mi hanno portato anche ad un’altra riflessione. Mio padre era l’ottavo di nove figli. Mio padre ha avuto 5 figli così come quasi ognuno dei suoi fratelli o sorelle, tant’è vero che siamo complessivamente 36 nipoti, cioè una media di 4 figli a testa. Io ho 1 fratello e quattro sorelle di cui una gemella e in 5 abbiamo avuto 7 figli, mio padre è stato zio di 31 nipoti, nonno di 7 e bisnonno di 2! Di questi sette nipoti (la mia nipote più grande è del ’77, mia figlia più grande dell’82, il mio nipote più piccolo è del ’98) si è sposata solo la mia nipote più grande e, solo lei, ha avuto due figli per cui io, mio fratello e due mie sorelle pur essendo un po’ passatelli non abbiamo nipoti. In Italia nel 2024 si sono registrate 350.000 nascite di meno rispetto al 2023. Se dovessi giudicare dalla mia esperienza lavorativa, medico ospedaliero in contatto con una gran quantità di personale “femminile”, attribuirei questa spaventosa riduzione della natalità anche al totale disinteresse delle problematiche connesse alla gravidanza ed alla maternità. Io sono entrata a lavorare in ospedale il 14 giugno 1987, avevo partorito, con taglio cesareo, la mia seconda figlia il 14 marzo 1987. Non ho mai chiesto un solo giorno di congedo per le mie figlie perché il primo giorno che ho preso servizio l’aiuto anziano (una donna!) disse ad alta voce: “Cazzarola ma dovevano proprio entrare due donne che tra maternità e figli chiederanno un sacco di giorni di congedo?”. Sono stata molto stupida a subire questa vessazione a scapito delle mie figlie! Sono passati quasi 40 anni e credetemi le cose sono peggiorate! Il congedo per maternità, più volte regolamentato, attualmente prevede notevoli perdite economiche in caso di necessità. Ma ancora e ancora e ancora le donne se vogliono fare carriera devono farsi crescere barba e baffi, devono acquisire un giusto turpiloquio, devono dimenticare la propria famiglia e questo nelle migliori delle ipotesi perché in altre fattispecie devono essere anche accondiscendenti a palpeggi e viscidume. E non è solo “la carriera” in gioco, è in gioco proprio il lavoro che non consente assolutamente, in davvero troppi casi, di conciliare la maternità con la professione. 100.000 giovani sono andati all’estero per lavorare tra il 2022 e il 2023, senza assistenza familiare, in situazioni inizialmente di fortuna, con ritmi di lavoro pesanti e ci si chiede come mai non nascono bambini? Da noi lavori sottopagati e saltuari, povertà crescente, impossibilità di accedere a mutui per la prima casa, impossibilità ad essere assistiti durante la gravidanza se non a pagamento, separazioni e/o divorzi dopo un anno di matrimonio, femminicidi e violenza domestica, e ci si chiede come mai non nascono bambini? Potrei continuare per altre dieci pagine ma non è possibile e chiudo con la consapevolezza che purtroppo donne e bambini sono ancora i paria della società e l’attuale presidente del consiglio che va alla parata militare con completo pantaloni blu e cravatta mi ha fatto ricordare il mio aiuto anziano, donna: “Cazzarola ma perché hanno assunto due donne che con figli e maternità chiederanno un sacco di giorni di congedo?”