Camineiro
Il grido dei vescovi del Sud del mondo

L’Osservatore romano non ha esitato a definirlo “un tuono che risuona non solo nelle sacrestie ma nelle cancellerie di tutto il mondo”. Il riferimento è al documento presentato in Vaticano dai vescovi del Sud del mondo, ovvero dalle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam), dell’Asia (Fabc) e del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam). Il titolo è già tutto un programma: “Un llamado por la justicia climática y la casa común: conversión ecológica, transformación y resistencia a las falsas soluciones”. Di per sé “Llamado” si tradurrebbe con “appello” ma in realtà è più un grido. È indignazione e coscienza del disastro che viene perpetrato non dalla malasorte ma da un’idea di sviluppo che prevede un vero e proprio saccheggio del clima e che va soprattutto a danno delle nazioni più impoverite. Pertanto non si tratta di una riflessione biblico-spirituale sulla cura del creato intesa come casa comune, né come una pia esortazione ai credenti e alle persone di buona volontà a convertirsi a un nuovo stile di vita che rispetti l’ambiente, quanto piuttosto un vero e proprio atto di denuncia che richiede – anzi pretende – atti concreti di riparazione in termini di scelte politiche e di compensazione economica rispetto ai danni procurati finora. Il tutto in vista della Cop 30 che si terrà in Brasile a novembre. Il linguaggio è propriamente profetico e non lascia nulla al caso perché chiama i fenomeni uno per uno coi loro nomi e individua anche le responsabilità senza lasciarsi incantare da raggiri ingannevoli. “Rifiutiamo le false soluzioni come il capitalismo “verde”, – si legge nel documento – la tecnocrazia, la natura come merce e l’estrattivismo, che perpetuano lo sfruttamento e l’ingiustizia”. Non le manda a dire il card. Jaime Spengler, presidente del Celam che, nella presentazione del Documento alla stampa non ha esitato ad affermare: “Ci sono interessi economici che si nascondono dietro queste false soluzioni: e allora, è ancora possibile che la questione climatica sia un affare per pochi?”. La conversione ha un prezzo da pagare: “O abbiamo il coraggio di decisioni nette oppure metteremo in pericolo il futuro delle prossime generazioni”. In modo perentorio e molto chiaro i vescovi chiedono alle nazioni ricche di saldare il proprio debito ecologico e di promuovere la decrescita economica anche ponendo fine ai combustibili fossili e tassando adeguatamente coloro che ne hanno beneficiato. Infine chiedono garanzie per la protezione dei popoli indigeni, gli ecosistemi, le comunità povere, le donne e la migrazione climatica. Il documento adopera parole molto ferme di condanna verso il fenomeno del “negazionismo del riscaldamento globale”. Il panorama disastroso nel quale è stata precipitata la creazione “è amplificato dall’atteggiamento apertamente negazionista e apatico adottato dai settori super-ricchi, le ‘élite al potere’ (Laudate Deum, 38)” – si legge nel Documento. Il messaggio è chiaro: “Non c’è giustizia climatica senza conversione ecologica, e non c’è conversione senza resistenza a false soluzioni”, ha ripetuto il cardinale Jaime Spengler. E perché non vi sia spazio a fraintendimenti Emilce Cuda, segretaria della Pontificia commissione per l’America Latina ha spiegato: “Cerchiamo di raggiungere i cuori di credenti e non credenti”. Le Chiese particolari del Sud globale intendono “costruire ponti tra di loro come espressione della cattolicità”, e ponti con chi sta al di fuori della Chiesa. Il documento così è “espressione concreta della capacità di superare divisioni e ideologie” perché “o ci uniamo o anneghiamo”.