Camineiro
Dalla testa ai piedi

Il tempo della Quaresima si svolge tra due prediche senza parole che inizia dalla propria testa e termina ai piedi. Ce lo ricordava don Tonino Bello: “Una strada, apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in verità, molto più lunga e faticosa. Perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri. A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno dal mercoledì delle ceneri al giovedì santo. Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala”.
Il capo coperto di cenere è più che una condizione imprescindibile per compiere un cammino quaresimale alla luce del Vangelo. A patto però che non si trasformi in un’indicazione che ci piombi nelle sabbie mobili della logica sacrificale del dolorismo e dell’immagine di un Dio che spia l’uomo nel suo peccato (Dio ti vede). Piuttosto diventi figura del perdono da chiedere a Dio davanti al mondo intero. Seduti sul marciapiede della storia siamo chiamati a chiedere perdono per i peccati sociali o strutturali nei quali siamo immersi in questo tempo ferito. Il capo è coperto di cenere per la dilapidazione di risorse economiche che andiamo quotidianamente compiendo per conservare e arricchire gli strumenti di morte sotto forma di testate nucleari e di armi convenzionali.
Cifre con tanti punti e tanti zero che non si possono contare e di cui una sola piccola percentuale basterebbe a dare vita alla vita. Il capo è coperto di cenere davanti al creato che crediamo di poter saccheggiare come despoti assoluti e incontrastati carbonizzando, scavando, cementificando, monocoltivando, coltivando intensivo, contaminando… invece di preservare e custodire sentendoci una vita sola con terra, aria, acqua e “cum tucte le tue creature”. Il capo è coperto di cenere per i silenzi che si fanno connivenza e non danno voce alla folla dei senza voce. Il capo è coperto di cenere perché quello che prima si cospirava col bavero alzato del trench negli uffici della borsa in cui si decideva di depredare le immense fortune del sottosuolo dei Paesi poveri, oggi si dichiara apertamente, senza vergogna e addirittura con orgoglio suprematista come strategia di business contro l’Ucraina o contro tutte le popolazioni sedute su quelle immense fortune di cui va ghiotta la nostra tecnologia e il benessere delle nostre città.
Nello stesso tempo, come i coniugi Fornasier di Trieste che lavano i piedi alle persone migranti che giungono dalla roulette russa della rotta balcanica, siamo chiamati a chinarci sui piedi di sorelle e fratelli che sono costretti a un cammino esodale per fuggire dalle catene della fame in cui il cinismo del sistema capitalistico votato interamente al profitto li ha sprofondati. Sono i nuovi oppressi che cercano di correre più veloci della desertificazione che avanza provocata dal cambiamento climatico e dal surriscaldamento del pianeta. E il resto del mondo, la minoranza del sistema leadercratico, studia ogni giorno strategie inumane per respingerli allo stesso mittente da cui provengono. Sono gli sfollati dalle aree del mondo stuprate dalle guerre come avviene nel Kivu, nella Striscia di Gaza, in Venezuela e in Sudan, ad esempio. “Cenere e acqua. Ingredienti primordiali del bucato di un tempo – ci ricorda ancora don Tonino –. Ma, soprattutto, simboli di una conversione completa, che vuole afferrarci finalmente dalla testa ai piedi”.