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Elisabetta Proietti

Definire e definirsi non è mai agevole, perché ognuno di noi “contiene moltitudini” (la citazione è presa in prestito da Walt Whitman). Mi sono laureata in Lettere classiche all’università di Perugia con una tesi in archeologia e le estati passate a scavare con studenti di diverse parti del mondo. L’indagine storica l’ho poi direzionata nel giornalismo (la scrittura ha vinto sull’archeologia), sono infatti giornalista professionista e per vent’anni ho lavorato nella redazione di una testata a diffusione nazionale, che poi ho deciso di lasciare, occupandomi di temi sociali, collaborando al contempo con altri giornali e riviste. Parallelamente ho conseguito il master in “Pedagogia dell’espressione. Teatro danza musica arte sport: educazione” all’università di Roma Tre, collaboro come cultrice della materia alla cattedra di Teorie moderne dell’educazione e seguo la collana editoriale “Educazione poetica”. Ho partecipato a Budapest al progetto Erasmus Plus “Democracy through drama” e, quando possibile, svolgo progetti nelle scuole sulla promozione della lettura ad alta voce. Oggi, oltre a scrivere articoli e storie, mi prendo cura dei libri degli altri in qualità di editor free lance. Sono referente di presidio di Libera contro le mafie. Riassumendo, una definizione potrebbe essere quella di “attivista culturale”? Senza dubbio penso che il lavoro culturale ha bisogno di "insieme" e che l'intelligenza collettiva è la via che può, se non salvarci, farci camminare.