Agricoltura rigenerativa: un approccio innovativo e sostenibile alla produzione agricola

Esempio di sistema agroforestale e pastorale rigenerativo dell’azienda Iside - Fonte foto: Caspar Diederik

L’agricoltura rigenerativa è un approccio agricolo che mira a conservare e ripristinare i terreni agricoli e il loro ecosistema. Ha lo scopo conservare e migliorare le risorse naturali, come il suolo, l’acqua e la biodiversità, attraverso principi e pratiche che imitano i processi naturali. Si basa su principi e pratiche che imitano i processi naturali, come la policoltura, la copertura totale del terreno, la rotazione e gli avvicendamenti delle colture, il pascolo integrato e la riduzione o l’eliminazione della lavorazione del terreno e dei fertilizzanti chimici.

Il termine agricoltura rigenerativa è stato usato per la prima volta in un libro di Medard Gabel nel 1979, e nei primi anni ’80, è stato poi meglio articolato da Rodale, fondatore del Rodale Institute, un’organizzazione che promuove la ricerca e la diffusione dell’agricoltura biologica e rigenerativa. In Italia, a partire dal 2010, Deafal ha raccolto le suggestioni e le visioni dei tecnici e dei movimenti agroecologici latinoamericani e rigenerativi anglosassoni, incrociandole con le competenze e le esperienze delle aziende agricole e dei tecnici italiani nel tentativo di affinarne la definizione.

I principi sostanziali su cui si basa l’agricoltura rigenerativa sono quelli di ridurre o eliminare la lavorazione del terreno, che può danneggiare la struttura e la vita del suolo; mantenere il suolo sempre coperto da vegetazione o residui colturali, che proteggono il suolo dall’erosione e favoriscono la formazione di humus; mantenere vive le radici nel suolo per tutto l’anno, che aiutano a nutrire il microbiota del suolo e a sequestrare il carbonio; aumentare la biodiversità delle specie vegetali e animali, che contribuiscono a creare un ecosistema equilibrato e resiliente e integrare le colture con il pascolo degli animali, che apportano sostanza organica e fertilizzanti naturali al suolo.

Cos’è il biosequestro di carbonio

Il biosequestro di carbonio è il processo naturale di cattura e immagazzinamento dell’anidride carbonica (CO2) presente nell’atmosfera attraverso mezzi biologici. È una componente fondamentale per mitigare il cambiamento climatico e mantenere l’equilibrio ecologico. Questo processo avviene principalmente attraverso la fotosintesi, dove le piante assorbono CO2 e la convertono in materia organica, rimuovendo efficacemente il carbonio dall’atmosfera. Inoltre, il biosequestro comprende anche la conservazione di anidride carbonica nella vegetazione, suoli e oceani. Le foreste, le zone umide e gli oceani sono tra i più grandi pozzi di carbonio naturale, catturando quantità significative di CO2 ogni anno.
Il processo di biosequestro di carbonio può essere aumentato attraverso diverse strategie, come la forestazione, il rimboschimento, la gestione sostenibile del territorio, l’agricoltura rigenerativa e la cattura e lo stoccaggio geologico del carbonio.

I benefici dell’agricoltura rigenerativa per l’ambiente

Uno degli aspetti più importanti dell’agricoltura rigenerativa è il suo impatto positivo sull’ambiente. Questo tipo di agricoltura offre numerosi vantaggi per la conservazione e il miglioramento delle risorse naturali, come il suolo, l’acqua e la biodiversità. Tra i principali benefici, possiamo citare:

  • La prevenzione dell’erosione del suolo, che riduce la perdita di nutrienti e la desertificazione. Secondo uno studio della FAO, l’agricoltura rigenerativa può aumentare la materia organica del suolo del 20-40% in 10 anni, migliorando la sua fertilità e la sua capacità di trattenere l’acqua.
  • Il miglioramento della qualità e della disponibilità dell’acqua, che favorisce la regolazione del ciclo idrologico e la riduzione delle inondazioni e delle siccità. Secondo uno studio della Rodale Institute, l’agricoltura rigenerativa può ridurre il consumo di acqua del 30-50% e aumentare l’infiltrazione dell’acqua nel suolo del 15-20%.
  • Il ripristino della biodiversità, che aumenta la varietà e la resilienza degli organismi viventi, sia animali che vegetali. Secondo uno studio della Nature Conservancy, l’agricoltura rigenerativa può incrementare la biodiversità del 30-40%, favorendo la presenza di insetti impollinatori, uccelli, microrganismi e specie vegetali autoctone.
  • La riduzione dei gas serra e il sequestro della CO2, che contribuiscono a mitigare il cambiamento climatico e a mantenere l’equilibrio ecologico. Secondo uno studio della Regeneration International, l’agricoltura rigenerativa può ridurre le emissioni di CO2 del 40-60% e sequestrare fino a 10 tonnellate di CO2 per ettaro all’anno.

Benefici dell’agricoltura rigenerativa per la società e l’economia

Oltre ai benefici che l’agricoltura rigenerativa può apportare all’ambiente, vantaggi vi sarebbero anche per la società e l’economia.

  • La produzione di alimenti sani e di qualità, che migliorano la nutrizione e il benessere delle persone. L’agricoltura rigenerativa evita l’uso di agrofarmaci, erbicidi e fertilizzanti di sintesi, che possono avere effetti negativi sulla salute umana e animale. Inoltre, l’agricoltura rigenerativa favorisce la diversità delle colture e degli alimenti, che apportano maggiori benefici nutrizionali e gustativi.
  • La creazione di opportunità di lavoro e di reddito, che aumentano il livello di vita e l’inclusione sociale. L’agricoltura rigenerativa richiede una maggiore manodopera e competenza, che possono creare nuovi posti di lavoro e formazione per gli agricoltori e le comunità rurali. Inoltre, l’agricoltura rigenerativa può generare maggiori profitti e risparmi per gli agricoltori, grazie alla riduzione dei costi di input, alla maggiore produttività e alla maggiore domanda di mercato per i prodotti rigenerativi.
  • La valorizzazione del territorio e della cultura, che rafforzano l’identità e il senso di appartenenza. L’agricoltura rigenerativa si adatta alle condizioni locali e rispetta le tradizioni e le conoscenze dei popoli indigeni e delle comunità rurali. Inoltre, l’agricoltura rigenerativa contribuisce a preservare il paesaggio, il patrimonio storico e artistico e la biodiversità culturale

Alcuni esempi in Italia e nel mondo

Ci sono molti esempi di agricoltori, aziende e organizzazioni che praticano l’agricoltura rigenerativa in Italia e nel mondo.
In Italia, l’azienda Iside, che si trova a Sulzano in provincia di Brescia, è un esempio di sistema agroforestale e pastorale rigenerativo. L’azienda produce formaggi, miele, frutta e verdura, integrando le colture con gli animali e le piante spontanee. L’azienda ha anche un progetto educativo per diffondere i principi dell’agricoltura rigenerativa tra le scuole e le comunità locali.

In Europa, l’Alleanza Europea per l’Agricoltura Rigenerativa (Eara) – una rete di agricoltori, ricercatori, consulenti e imprenditori che promuove l’agricoltura rigenerativa in Europa – offre formazione, assistenza tecnica, scambio di esperienze e advocacy per sostenere la transizione verso un’agricoltura più sostenibile e resiliente.

Il progetto Regenerative Fund for Nature, lanciato dal gruppo Kering, ha l’obiettivo su larga scala di sostenere la transizione verso l’agricoltura rigenerativa di un milione di ettari di terreno agricolo e di proteggere un altro milione di ettari di ecosistemi fragili entro il 2025. Il progetto si concentra su tre filiere chiave per il settore della moda: cotone, lana e cachemire e viene sviluppato in diversi paesi del mondo, dove si coltivano le principali materie prime per il settore della moda: pelle, cotone, lana e cashmere.
I paesi coinvolti nel progetto sono: Argentina, Francia, India, Mongolia, Spagna e Sud Africa. In questi paesi, il progetto sostiene agricoltori, organizzazioni e iniziative che applicano pratiche di agricoltura rigenerativa, che mirano a conservare e migliorare le risorse naturali, come il suolo, l’acqua e la biodiversità.
Il progetto ha l’obiettivo di convertire 1 milione di ettari di terreni coltivati e pascoli in spazi di agricoltura rigenerativa entro il 2026, a beneficio di 60.000 persone in tutto il mondo.

I principali ostacoli alla diffusione dell’agricoltura rigenerativa

L’agricoltura rigenerativa è un approccio innovativo e sostenibile alla produzione agricola, ma presenta anche alcune sfide e difficoltà per la sua diffusione. Tra i principali ostacoli la mancanza di una definizione legale o normativa del termine “agricoltura rigenerativa”, che rende difficile stabilire criteri, standard e certificazioni condivisi. Oltre a questo, vi è la resistenza al cambiamento da parte di alcuni agricoltori, che preferiscono mantenere le pratiche agricole convenzionali, basate sull’uso di agrofarmaci, erbicidi e fertilizzanti di sintesi.
Anche la scarsa conoscenza e consapevolezza da parte dei consumatori – che spesso non sono informati sui benefici dell’agricoltura rigenerativa per la salute, l’ambiente e la società – contribuisce alla difficoltosa diffusione di questo tipo di agricoltura a cui vanno aggiunte la mancanza di incentivi economici e politici per sostenere la transizione verso l’agricoltura rigenerativa, che invece richiede investimenti iniziali, formazione, assistenza tecnica e monitoraggio, e la mancanza di manodopera qualificata e delle competenze necessarie per gestire gli strumenti e le tecnologie dell’agricoltura rigenerativa.

Quale futuro per l’agricoltura rigenerativa?

Il futuro dell’agricoltura rigenerativa è difficile da prevedere, ma di certo è un approccio agricolo che sta guadagnando sempre più interesse e attenzione da parte di diversi attori, come agricoltori, consumatori, imprese, ricercatori e istituzioni. L’agricoltura rigenerativa, nonostante gli ostacoli e le difficoltà alla sua diffusione, offre una prospettiva importante per il futuro dell’agricoltura, in quanto può contribuire a rispondere alle sfide ambientali, sociali ed economiche del nostro tempo, come il cambiamento climatico, la sicurezza alimentare, la salute del suolo e la biodiversità.

Per questo, è necessario un impegno collettivo e una collaborazione tra tutti gli attori coinvolti, per sostenere la transizione verso un’agricoltura più rigenerativa, attraverso la formazione, l’assistenza tecnica, la ricerca, la certificazione, la comunicazione e la politica.