Gender senza paura
Saggistica

Diane Ehrensaft e Michelle Jurkiewicz
Il gender spiegato bene
Una guida all’identità di genere per professionist*, insegnanti e genitori
Prefazione di Stephen M. Rosenthal
Postfazione di Fra*ncesca Fadda
Sonda, 2025, pp. 272
€ 20
Il libro Il gender spiegato bene. Una guida all’identità di genere per professionist*, insegnanti e genitori di Diane Ehrensaft e Michelle Jurkiewicz, con prefazione di Stephen M. Rosenthal e postfazione all’edizione italiana di Francesca Fadda, è una guida essenziale, informata e profondamente empatica rivolta a chiunque desideri comprendere e accompagnare con consapevolezza le esperienze legate all’identità di genere. In un’epoca in cui il tema è al centro di un dibattito pubblico tanto acceso quanto spesso distorto, le autrici – entrambe psicologhe cliniche con esperienza nel sostegno a persone transgender, non binarie e gender creative – offrono un testo che si distingue per rigore scientifico, chiarezza espositiva e un forte radicamento nella pratica clinica.
Il libro si presenta come una bussola per orientarsi in un terreno che i media e la politica hanno trasformato in un campo minato, dove regna la confusione e prevalgono narrazioni allarmistiche o banalizzanti. Ehrensaft e Jurkiewicz, invece, tracciano un percorso di conoscenza che parte da una constatazione tanto semplice quanto spesso trascurata: tutti abbiamo un genere. Da qui si dipana una riflessione che restituisce complessità, umanità e dignità alle esperienze individuali, a partire dai vissuti delle persone più giovani. Con un linguaggio accessibile ma mai semplificato, le autrici decostruiscono i falsi miti più diffusi – dall’idea che l’identità di genere sia dettata esclusivamente dai genitali alla convinzione che i bambini siano troppo piccoli per sapere chi sono – e propongono una visione della soggettività in cui il genere emerge come un intreccio dinamico di natura, cultura e vissuto personale.
Una delle innovazioni concettuali più efficaci introdotte nel libro è la metafora della “rete di genere”: ogni individuo tesse nel tempo la propria, unica e irripetibile, che intreccia elementi biologici, relazionali e culturali. A differenza del modello binario o di quello “a spettro” che mantiene comunque due poli opposti (maschile e femminile), il modello della rete consente di rappresentare l’identità di genere come un insieme complesso, tridimensionale e soggetto a trasformazione. La quarta dimensione, sottolineano le autrici, è il tempo: l’identità di genere non è un dato fisso, ma un processo che può evolvere lungo l’intero arco della vita.
Numerose sono le testimonianze di bambini/e, adolescenti e genitori che arricchiscono la trattazione teorica, rendendola viva e concreta. Le storie riportate non sono semplici “esempi” funzionali alla spiegazione, ma occasioni per entrare in empatia con soggettività spesso marginalizzate o fraintese. Tra queste, spiccano quelle dei cosiddetti soggetti “ibridi” che si autodefiniscono con creatività oppure che si identificano come “fluidi”, metafore colorate e giocose che testimoniano l’urgenza di uscire da schemi rigidi e accogliere la varietà delle esperienze. Le loro voci nel libro sono ascoltate con rispetto e attenzione, in netta controtendenza rispetto a un dibattito pubblico che tende invece a silenziarle o ridurle a oggetto di manipolazione ideologica.
Altro punto di forza del volume è il riferimento costante alle evidenze scientifiche. Le autrici partecipano attivamente a studi longitudinali e ricerche cliniche sullo sviluppo di bambini/e e adolescenti transgender, e integrano nel testo dati aggiornati che dimostrano i benefici, anche in termini di salute mentale, dell’affermazione dell’identità di genere. Il libro affronta anche i temi più controversi – come il blocco della pubertà, l’accesso ai trattamenti ormonali, la partecipazione delle persone transgender allo sport o l’educazione nelle scuole – con lucidità, rigore e un appello alla responsabilità etica. In un passaggio chiave, le autrici ricordano che l’approccio di affermazione di genere non è un’ideologia, ma un modello clinico basato su decenni di osservazione, ascolto e cura.
L’opera non si limita a essere una guida per professionist*: parla anche a genitori confusi o spaventati, a insegnanti desiderosi di creare ambienti inclusivi, ad adolescenti in cerca di parole per nominare ciò che sentono. Rivolgendosi a ciascun lettore con tono non prescrittivo ma partecipato, il testo si fa portatore di una visione pedagogica in cui il primo passo è sempre l’ascolto. L’ascolto non come passività, ma come disponibilità a mettere in discussione le proprie convinzioni, a compiere un lavoro su di sé. Significativa in tal senso è l’onestà con cui le autrici raccontano il proprio percorso, le resistenze superate, i “fantasmi di genere” interiorizzati e i “compagni di viaggio” incontrati lungo il cammino.
Il valore del libro sta anche nel suo posizionamento etico-politico chiaro ma non ideologico. Ehrensaft e Jurkiewicz difendono il diritto all’autodeterminazione e alla dignità delle persone transgender e non binarie, ma lo fanno senza slogan, bensì attraverso l’argomentazione razionale, il confronto con la ricerca e la restituzione di esperienze reali. In un contesto in cui il genere è spesso usato come arma nel discorso pubblico, questo libro abbassa il volume dello scontro e alza il livello della comprensione. La postfazione dell’edizione italiana, firmata da Francesca Fadda, psicologa queer impegnata nella promozione di un benessere non normativo e non patologizzante per la comunità LGBTQ+, rafforza ulteriormente questa prospettiva, radicandola nel contesto italiano e sottolineando le implicazioni politiche di ogni intervento clinico.
Il gender spiegato bene è, in ultima analisi, un libro utile per comprendere un cambiamento epocale che sta avvenendo sotto i nostri occhi; per difendersi dalle mistificazioni e dai pregiudizi; per accompagnare con rispetto e competenza le nuove generazioni, che stanno mostrando la strada verso un mondo più libero, variegato e umano. In questo senso, è insieme una guida, una risorsa educativa e un manifesto per una società più inclusiva.