Camineiro
Continuare a osare la pace

Come non dare ragione ad Alberto Negri che sulle pagine del Manifesto scrive: “Siamo oltre l’estremismo sionista più radicale: Israele è ormai uno Stato-mafia, uno Stato terrorista. Prepara una trappola e agisce come un killer verso chiunque, finge di negoziare e poi uccide i negoziatori. Non ha e non riconosce limiti: il diritto internazionale ormai per Tel Aviv è una nota a piè di pagina da ignorare con fastidio”. Quella verso i negoziatori di Hamas è stata una vera e propria esca, una botola preparata nel modo più ingannevole possibile perché si è servita di una stretta di mano per nascondere l’altra mano dietro la schiena con un coltello mortale. Sembra schiacciare definitivamente sotto una pietra tombale ogni barlume di soluzione negoziale che sarebbe servita anche alla liberazione degli ostaggi superstiti da riconsegnare alle rispettive famiglie che sono in pena e in protesta. E forse Netanyahu non attende altro che la soppressione degli ostaggi da parte di Hamas. In quel modo non avrebbe più alcun timido ostacolo per completare genocidio e pulizia etnica e semmai avrebbe una ragione in più per compierli. Questo lo capiscono anche nel campo avverso e pertanto non procedono in tal senso nonostante l’affronto dell’attacco in Qatar. Certo, sono consapevole che queste considerazioni – messe nero su bianco – espongono chiunque le scriva, all’accusa di antisemitismo ma ultimamente è anche peggio. Basta farsi un giro su israele.net il sito internet che è l’organo di informazione israeliano in lingua italiana per rendersene conto. In un articolo di Ugo Volli si arriva ad accusare “politici, giornalisti, intellettuali e influencer che credono di essere pro-palestinesi e invece appoggiano solo il terrorismo e le sciagure che esso porta anche ai loro protetti”. La ragione è presto detta: “L’enorme successo in Occidente della propaganda di Hamas – scrive Volli – è forse la ragione principale del prolungarsi di questa guerra che i terroristi hanno da tempo perduto sul terreno. Il fatto di avere così tanti tifosi nei media, nella politica, nelle manifestazioni, con le conseguenze di flottiglie, dichiarazioni di riconoscimento della ‘Palestina’, boicottaggi di Israele e degli ebrei, atti di violenza e di ‘lotta’ in Europa e altrove, incoraggia i terroristi a tener duro nonostante le perdite, perché dà loro il senso di una possibile vittoria politica (…)”. Insomma va a finire che i mandanti del massacro nella Striscia di Gaza e degli attacchi sferrati in tutto il Medio Oriente, siano politici, giornalisti e attivisti che chiedono il rispetto del diritto internazionale e della dignità umana nonché una soluzione negoziale condannando la violenza da qualunque parte essa sia operata, da Hamas come dal Governo israeliano. Concludo perciò con un pensiero di Dom Helder Camara che mi è capitato di ritrovare in questi giorni e che lascio alla sedimentazione intima di ciascuna e ciascuno: “Noi che vogliamo essere artigiani di pace non dobbiamo aver paura di parlare di argomenti brucianti, di sollevare problemi che tocchino alcuni sul vivo, di rischiare di essere graditi o di deludere. Dobbiamo ‘osare la pace’”.