Imparare l’italiano per costruire integrazione

“In teoria la scuola è un luogo dove si impara e si studia, ma per me la scuola è un luogo di “soccorso”. La mia scuola mi ha salvato dalla solitudine. Ricordo bene i miei primi giorni in Italia: ero una donna perduta, sorda e muta fino al giorno in cui ho trovato la locandina di una scuola che si trova in Barriera di Milano. Una scuola che si occupa delle donne straniere, che offre loro lezioni gratis con il servizio di baby sitter. Le dirigenti di questa scuola hanno consapevolezza di tutti i problemi delle donne: l’orario e anche il metodo di studio tengono conto degli impegni delle donne ‘extrascuola’. Nella scuola ho imparato l’italiano, la lingua del Paese dove vivo e dove i miei bambini studiano, quindi non sono più sorda e muta. Adesso capisco le parole che si dicono intorno a me e posso parlare e rispondere. Nella scuola ho conosciuto delle amiche: allora non sono più sola. Alla fine ho scoperto la mia strada e chi sono: sono una donna capace e forte. Posso andare avanti anche fuori dal mio Paese. Oggi sono una donna fiera e ho una grande fiducia in me stessa”.

Le parole di Aisha (nome di fantasia di una nostra allieva) descrivono bene i bisogni e i sentimenti delle donne che giungono in Italia dai Paesi del Sud del mondo e la finalità del nostro progetto “Torino la mia città” che Aisha ha frequentato. Il progetto è rivolto a donne straniere accompagnate dai loro bambini in età prescolare che non potrebbero frequentare le scuole pubbliche preposte all’insegnamento della lingua italiana agli stranieri (Centri provinciali per l’istruzione agli adulti – Cpia), le quali non prevedono il servizio di baby sitting.

UN PO’ DI STORIA

Il progetto nasce all’interno del Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic) di cui faccio parte, dove a metà degli anni ’90 abbiamo creato un laboratorio “Islam conoscere per dialogare” per monitorare il fenomeno migratorio, che a Torino si caratterizzava e tuttora si caratterizza con una forte maggioranza di persone provenienti dai Paesi del Nord Africa, attraverso varie iniziative rispondenti alle esigenze che man mano emergevano, fra cui:

  • Corsi di formazione per insegnanti, operatori sociali ed ecclesiali sui temi riguardanti l’Islam, la migrazione e l’educazione interculturale, il dialogo interreligioso, in collaborazione con il Provveditorato agli studi di Torino;
  • Attività didattiche offerte alle scuole medie e superiori sui temi dell’Islam e delle religioni non cristiane;
  • Accompagnamento e consulenza a coppie miste europeo-islamiche;
  • Convegni cittadini e gruppi di confronto sui temi dell’inserimento scolastico dei bambini maghrebini nella scuola italiana;
  • Pubblicazione di fascicoli riguardanti il tema della cultura islamica e della sua integrazione nelle società europee.

Dopo questa prima fase, a partire dal 2000 abbiamo deciso che oltre a occuparci di informazione, formazione, sensibilizzazione (abbiamo denominato questa conoscenza “l’Islam di carta”), era venuto il momento di incontrare nella quotidianità del nostro servizio l’“Islam di carne”. Il nostro impegno quindi si è rivolto principalmente all’incontro concreto con le famiglie immigrate dai Paesi arabo-islamici del Nord Africa. È nato così il progetto Torino la mia città – Alfabetizzazione e laboratori di cittadinanza attiva per donne immigrate, ormai giunto al suo 25° anno di vita, che dal 2014 è gestito autonomamente dalla Onlus Mondi in Città.

UN’INIZIATIVA RIVOLTA ESCLUSIVAMENTE ALLE DONNE: PERCHÉ?

Crediamo che siano le donne e le mamme le prime indispensabili mediatrici culturali per i propri figli e che solo grazie al loro positivo intervento educativo si potrà favorire una serena integrazione delle nuove generazioni nel tessuto vivo della nostra società. Ma per far questo è necessario che le donne in prima persona diventino consapevoli di sé, della propria dignità e dell’importanza del proprio ruolo sociale.

Sappiamo che questo obiettivo risulta particolarmente difficile per le donne immigrate dai Paesi del Sud e dell’Est del mondo. Esse, infatti, per la maggior parte giungono in Italia per ricongiungersi ai mariti che qui lavorano, sono spesso prive di scolarizzazione, hanno bambini piccoli a cui badare, non sono abituate a muoversi liberamente negli spazi pubblici di una grande città. Vi sono anche impedimenti di tipo culturale che a volte costringono queste donne a restare chiuse fra le mura domestiche.

Per permettere a tutte le donne di partecipare alla nostra proposta, abbiamo pensato quindi l’intero percorso al femminile e in orari compatibili con i loro impegni familiari. Il fatto di essere donne con donne facilita la comunicazione, la complicità e la confidenza anche su temi specifici femminili, cosa che in ambiente misto non sarebbe possibile. Il nostro progetto prevede la presenza continuativa per tutte le attività di una mediatrice culturale che raccoglie le confidenze, le necessità e le difficoltà delle iscritte e aiuta le insegnanti e le coordinatrici di sede a conoscere i problemi e a trovare soluzioni possibili. Elemento caratterizzante del progetto è anche il servizio gratuito di baby sitting per i bambini di età prescolare che si svolge durante le ore di attività in locali attigui a quelli dei corsi ed è gestito da donne quasi tutte nostre ex-allieve e quindi in grado di comunicare con i bambini. Sempre per facilitare la frequenza delle mamme le attività si svolgono solo al mattino quando i figli più grandi sono a scuola, con una frequenza di 2 giorni la settimana per 6 ore totali per le classi di livello A1 e A2 e di 3 giorni per 12 ore totali per le classi che si preparano all’esame di terza media.

SPECIFICITÀ DEL PROGETTO E RISULTATI RAGGIUNTI

Il progetto “Torino la mia città” potrebbe sembrare a prima vista troppo settoriale e limitante, vista la pluralità di gruppi etnici presenti nelle grandi città, ma noi pensiamo invece che proprio questa sua specificità sia uno dei motivi del successo dell’iniziativa. In sintesi ci sentiamo di affermare che per affrontare in modo positivo il nodo dell’integrazione di ogni gruppo di immigrati occorra:

  • inserire il bisogno prioritario dell’apprendimento della lingua italiana all’interno di un percorso più ampio di educazione alla cittadinanza;
  • partire dalle condizioni di vita delle persone a cui si vuol proporre il servizio e cercare strategie di risposta nel modo più mirato possibile, adattando di volta in volta l’azione all’utenza che si intende incontrare;
  • puntare a creare rapporti interpersonali corretti, leali e continuativi che siano essi stessi esempio di buon comportamento sociale e di vicinanza;
  • essere ricettivi nei confronti delle istanze degli utenti sia per quanto riguarda le necessità concrete sia per il loro bisogno di maturare legami affettivi e culturali con la terra di origine.

I risultati ottenuti nel tempo ci confortano. Ogni anno infatti frequenta i nostri corsi un numero sempre crescente di donne per lo più nordafricane ma da qualche anno anche provenienti dal sub-sahara, dall’Asia e dalla America Latina, prevalentemente giovani madri di famiglia, accompagnate dai loro bambini più piccoli in età pre-scolare. Quest’anno le iscritte sono state 410 accompagnate da più di 180 bambini. Negli anni più di 5.000 donne hanno seguito i nostri corsi con una ricaduta sul loro ambiente di vita che possiamo valutare in 15.000 persone.

Dal 2024 abbiamo attivato i corsi in cinque sedi dislocate nei quattro quartieri dove è più alta la concentrazione di famiglie straniere, avvalendoci dei locali messi a disposizione da Biblioteche civiche, oratori, centri giovanili, scuole elementari, associazioni interculturali.

Da ottobre a maggio, per due giorni la settimana, le iscritte, suddivise in piccoli gruppi a seconda del loro grado di competenza linguistica, seguono – per due/tre mattine la settimana per tre/quattro ore consecutive – lezioni di lingua italiana finalizzate alla comunicazione sia verbale che scritta nella vita quotidiana, di educazione civica per conoscere la storia, la geografia e i capisaldi della costituzione italiana…

I vari gruppi sono guidati da insegnanti specializzate o ex insegnanti volontarie, oltre che da tirocinanti dell’Università di Torino. Tutte noi seguiamo ogni anno degli incontri di formazione sulla didattica agli stranieri, sulla cultura dei Paesi terzi, sulla religione islamica; e ciò per poter creare una mentalità e uno stile condivisi che ci faccia sentire unite in questo nostro impegno.

Per ottimizzare i risultati abbiamo costruito manuali didattici pensati appositamente per donne di lingua e cultura araba, messi a disposizione su nostro sito www.mondincitta.it. Altrimenti ci avvaliamo dei testi su questi temi ormai numerosi nell’editoria italiana.

Il clima che riusciamo a creare è di grande rispetto reciproco e collaborazione, spesso di sorridente affetto e confidenza. Circa il 10% delle iscritte sono totalmente analfabete e vivono con grande impegno ed emozione l’avventura di apprendere a leggere e scrivere potendosi confrontare con altre donne nella loro stessa situazione. 

Molte iscritte ritornano per più anni consecutivi, riuscendo così a fare un bel percorso di perfezionamento della lingua italiana ma anche di amicizia con le altre allieve e con noi insegnanti. Molte mamme imparano a diventare attive negli organismi di partecipazione scolastica. Alcune di loro invogliano altre amiche a partecipare ai nostri corsi.

Dal 2010 abbiamo sottoscritto accordi con i Cpia di zona che riconoscono le ore di lezione dei corsi di “Torino la mia città” per il conseguimento della certificazione A2 e per l’ammissione all’esame finale di primo ciclo. Allo stesso tempo, i Cpia indirizzano ai nostri corsi le donne che non hanno potuto inserire nelle loro classi perché accompagnate da bambini in età prescolare. 

IL PERCORSO DI CITTADINANZA

Abbiamo constatato negli anni che le donne di prima immigrazione hanno difficoltà, sia per motivi culturali che linguistici, a comprendere i diritti e i doveri richiesti dalla società ospitante, a usufruire correttamente dei servizi pubblici (sanitari, scolastici, assistenziali), a capire e vivere senza timore la complessità di una società multiculturale e multireligiosa come la nostra.

Il percorso di cittadinanza, integrato nelle lezioni di italiano, è strutturato per fornire strumenti di riflessione e di interazione fra le persone di origine straniera e di origine italiana, in un clima di collaborazione e fiducia reciproca.

Gli incontri si svolgono in presenza delle insegnanti e con l’indispensabile supporto della mediatrice culturale per facilitare la comprensione e il dibattito.

Gli incontri, tenuti da esperte e seguiti da dibattiti e laboratori di approfondimento, vertono di anno in anno su temi quali la salute materno-infantile, il sistema scolastico italiano, l’educazione alimentare e la lotta agli sprechi, i servizi sociali, l’educazione civica e religiosa dei figli in terra di migrazione, ruolo e dignità della donna, dialogo interreligioso.

GLI ACCORDI CON I MUSEI CITTADINI

Il percorso di cittadinanza non si esaurisce nelle aule di lezione: sono organizzate visite ai musei e al centro cittadinoper la conoscenza della cultura e dell’arte del Paese ospitante. Si organizzano e prevedono visite al Museo Egizio, ai Musei Reali, alla Galleria d’arte Moderna (istituzioni con cui abbiamo stipulato degli accordi di collaborazione), al Mao (Museo di arte orientale), al museo etnografico Cam, al museo “A Come Ambiente”. In particolare con il Museo Egizio e con i Musei Reali si sono attivati dei progetti specifici per formare le nostre iscritte di livello più alto a diventare esse stesse guide interculturali dei suddetti musei per le proprie compagne appena giunte a Torino.

LE RISORSE NECESSARIE E LE RETI DI COLLABORAZIONI

Il gruppo di lavoro è composto da 40 persone, fra insegnanti L2, volontarie, mediatrici culturali e baby sitter. Inoltre abbiamo sottoscritto un accordo con la Facoltà universitaria di Lingue, per cui ogni anno fanno tirocinio presso di noi alcune studentesse. Devo dire che è bellissimo lavorare con un gruppo di persone così coeso ed entusiasta. Chi si unisce a noi dopo poco si appassiona perché il rapporto umano che si stabilisce con le nostre iscritte è una fonte continua di arricchimento e amicizia reciproci.

Lavoriamo in rete con altre associazioni, fra cui “Il Nostro Pianeta”, le Biblioteche civiche, i servizi sociali di zona, con cui possiamo condividere progettualità, azioni e professionalità.

Di anno in anno il progetto è finanziato da enti pubblici (Comune, Provincia e Regione), da Fondazioni Bancarie (Cassa di Risparmio di Torino – Compagnia di San Paolo) da associazioni amiche come “Comenoi onlus” e il “Meic-Gruppo di Torino” che ci ha visto nascere.  In particolare da quattro anni lavoriamo in collaborazione e cofinanziamento con la fondazione Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo che ci invia donne facenti parte del loro progetto “Traguardi” affinché apprendano l’italiano e partecipino alle nostre attività.

La nostra attività è ormai molto conosciuta a Torino e, con nostra grande soddisfazione, è diventata un modello di intervento seguito anche da altre associazioni con cui facciamo rete, che operano nel campo dell’inserimento sociale degli immigrati sia a Torino che in altre regioni italiane.

Ci capita a volte di voltarci indietro, non tanto per rimodulare le scelte passate o per fare bilanci, ma per ricordare. A tutte noi che lavoriamo a questo entusiasmante progetto succede di ripassare nella mente i tanti visi che hanno frequentato i nostri gruppi. Ricordiamo le tante donne che, giunte da noi spaurite e diffidenti, sono ora capaci di esprimersi e di muoversi autonomamente.

Rivediamo Shaimaa con i legamenti del ginocchio lesionati che, nonostante il dolore continuo, non ha mai perso un giorno di lezione o una visita turistica per Torino; Khadija che all’inizio veniva a scuola di nascosto dal marito che non avrebbe voluto farla uscire di casa; Fatna che in tre anni è riuscita solo a scrivere il proprio nome e che durante le lezioni inviava baci con la mano alla “sua maestra”; Habiba che è tornata dopo anni a ringraziare per il percorso di autonomia che ha fatto e che ci offriva in cambio la sua disponibilità per restituirci un poco di quanto aveva ricevuto; Zineb, che per vent’anni non aveva  mai detto una sola parola d’italiano, che ora frequenta il corso e si sforza di parlare nella nostra lingua; Latifa, analfabeta di 56 anni, alla quale bisogna tenere la mano per permetterle di impugnare la penna, che sorride e dice “Grazie, maestra, che mi fai imparare!”; Loubna che, partita analfabeta, quest’anno ha conseguito il diploma di terza media e che è venuta a ringraziarci vestita come una regina; Joy che dopo aver superato la terza media ha seguito un corso professionale e ora lavora come parrucchiera…

Sono tutte donne che si sono impegnate per acquisire la conoscenza della lingua e della cultura italiana, ma soprattutto che cercano di raggiungere un grado di autonomia e di consapevolezza del proprio ruolo di donne, mogli ed educatrici, indispensabile per diventare cittadine protagoniste della completa integrazione personale e dei loro figli nel tessuto sociale di Torino e dell’Italia.

Maria Adele Valperga*

*Responsabile dei progetti di integrazione di “Mondi in Città Onlus”