Liberare Eva dal mito

Saggistica

Guiducci

Armanda Guiducci
La mela e il serpente
Autoanalisi di una donna
Nottetempo, 2025, pp. 396
€ 19,50

La mela e il serpente di Armanda Guiducci, ripubblicato nel 2025 da Nottetempo con la curatela di Eloisa Morra, è un testo fondamentale del femminismo italiano, uscito per la prima volta nel 1974. L’opera si presenta come un ibrido tra memoir, saggio antropologico e trattato filosofico, offrendo una riflessione profonda e radicale sulla condizione femminile.

Armanda Guiducci (Napoli, 1923 – Milano, 1992), intellettuale poliedrica e figura di spicco del femminismo italiano, esplora con un linguaggio vivido e poetico le fasi cruciali dell’esperienza femminile, dalla pubertà alla maternità, passando per l’ingresso nel ruolo sociale di donna.

Il libro si apre con un passaggio in cui l’autrice descrive il trauma della prima mestruazione, un evento vissuto con orrore e senso di colpa, emblematico dell’iniziazione forzata a un destino già scritto. Guiducci ripercorre le tappe obbligate della vita di una donna, mostrando come il corpo femminile sia stato storicamente oggetto di mitologie patriarcali che ne hanno plasmato l’identità e limitato la libertà. Attraverso un’analisi che attinge all’antropologia, alla psicanalisi e alla letteratura, l’autrice smantella i tabù legati al sangue mestruale, alla sessualità e alla maternità, rivelando come questi siano strumenti di controllo sociale.

Guiducci non si limita a denunciare l’oppressione femminile, ma cerca di decostruirne le radici culturali, attingendo a miti, leggende e tradizioni di diverse civiltà. La sua scrittura è insieme personale e universale: pur partendo dalla propria esperienza, l’autrice traccia una mappa collettiva dell’esistenza femminile, includendo voci di donne di diverse classi sociali e provenienze geografiche. Questo approccio intersezionale, anticipatore di temi oggi centrali nel dibattito femminista, rende il libro un ponte tra generazioni e culture.

Eloisa Morra, nella prefazione alla nuova edizione, sottolinea l’importanza di rileggere Guiducci oggi, in un’epoca in cui le conquiste femministe appaiono fragili e i femminicidi ricordano che la lotta per la liberazione è ancora incompiuta. Morra evidenzia come La mela e il serpente sia un testo “inattuale” nel migliore dei sensi: la sua radicalità e la sua complessità lo rendono un antidoto contro le semplificazioni del femminismo neoliberale. Guiducci, infatti, non si accontenta di rivendicare parità, ma invita a ripensare l’intero sistema simbolico che definisce il femminile, proponendo una rivoluzione ontologica.

Il libro si distingue anche per la sua prosa poetica e visionaria, che ricorda autrici come Virginia Woolf, con passaggi come quello in cui Guiducci descrive il corpo mestruato come un “corpo da animale da muta” o la maternità come un’esperienza insieme mistica e conflittuale. La sua capacità di coniugare rigore analitico e intensità emotiva fa sì che il libro sia al tempo stesso un atto di denuncia e un’opera letteraria di grande potenza.

Il suo invito a “cancellare il vecchio nome” di Eva e a inventare un nuovo modo di essere donna risuona con forza in un’epoca in cui le donne continuano a lottare per la propria autonomia. Questo libro, come scrive Morra, non smette di interpellarci, chiedendoci di rispondere alla domanda: cosa significa, oggi, essere libere?