Il mito autoritario

Dice il saggio

Jesi_destra

Furio Jesi
Cultura di destra
Nuova edizione con tre inediti e un’intervista
Nottetempo, 2025, pp. 300
€ 17,50

La nuova edizione di Cultura di destra di Furio Jesi, pubblicata da Nottetempo nel 2025, riporta all’attenzione del pubblico un’opera fondamentale per comprendere i meccanismi culturali e mitologici che alimentano le ideologie di destra. Scritto originariamente negli anni Settanta, il testo si distingue per la sua lucidità analitica e per la capacità di smascherare le strategie retoriche e simboliche utilizzate dai regimi autoritari. Jesi, studioso eclettico e profondamente engagé, combina qui la sua formazione mitologica con una critica politica radicale, offrendo un’indagine che resta di straordinaria attualità.

Uno dei temi centrali del libro è il concetto di macchina mitologica, un dispositivo culturale che produce e diffonde narrazioni mitiche per legittimare il potere. Jesi mostra come queste macchine operino attraverso la semplificazione e la sacralizzazione di determinati simboli, trasformando la storia in un racconto epico dove i conflitti sociali vengono ridotti a scontri tra bene e male. La destra, in particolare, utilizza questo meccanismo per costruire un’immagine idealizzata del passato, presentandolo come un’età dell’oro da recuperare. Questo processo non è solo una manipolazione ideologica, ma una vera e propria tecnica di dominio che agisce sull’immaginario collettivo, plasmando identità e comportamenti.

Un altro aspetto cruciale dell’analisi di Jesi è la distinzione tra mito genuino e mito tecnicizzato. Mentre il primo nasce da un’esperienza collettiva e spontanea, il secondo è un prodotto artificiale, costruito per fini politici. Jesi riprende qui le riflessioni di Károly Kerényi, suo maestro e interlocutore critico, ma le sviluppa in una direzione originale. Se Kerényi vedeva nel mito autentico una forza positiva, capace di unire gli uomini in una dimensione trascendente, Jesi ne smaschera l’uso strumentale, mostrando come le ideologie di destra lo svuotino di significato per trasformarlo in uno strumento di controllo. La tecnicizzazione del mito non è quindi una semplice degenerazione, ma una vera e propria arma politica, che riduce la complessità della storia a una serie di simboli manipolabili.

Il libro si sofferma anche sul rapporto tra cultura di destra e linguaggio. Jesi evidenzia come certi termini e certe immagini vengano caricati di significati emotivi e irrazionali, creando un lessico che sfugge alla logica discorsiva. Questo linguaggio, spesso ambiguo e evocativo, serve a mobilitare le masse senza passare attraverso la mediazione razionale. Un esempio emblematico è l’uso della metafora della purezza, che nelle ideologie di destra assume un valore quasi sacrale, legato all’identità nazionale o razziale. Jesi mostra come queste parole-chiave agiscano da catalizzatori emotivi, rendendo possibile l’adesione acritica a progetti politici autoritari.

Un altro tema rilevante è quello della morte come elemento ricorrente nella cultura di destra. Jesi osserva come il culto dei caduti, dei martiri e degli eroi sia funzionale alla costruzione di un’etica sacrificale, dove l’individuo viene sottomesso alla collettività. Questo meccanismo, che trasforma la morte in uno spettacolo rituale, serve a legittimare la violenza e a neutralizzare ogni resistenza critica. La destra, in questo senso, non si limita a celebrare il passato, ma lo usa per giustificare un presente perpetuo, immobile e senza alternative.

La nuova edizione di Nottetempo arricchisce il testo con una serie di materiali inediti e con un’introduzione che contestualizza l’opera nel dibattito contemporaneo. Questi contributi aiutano a comprendere l’attualità di Jesi, soprattutto in un’epoca come la nostra, segnata dalla risorgenza di nazionalismi e populismi. Le sue analisi, infatti, sembrano anticipare fenomeni come la diffusione delle fake news, la spettacolarizzazione della politica e l’uso dei social media come macchine mitologiche moderne.

Cultura di destra non è solo un libro di teoria politica, ma anche un invito alla vigilanza. Jesi ci ricorda che le ideologie autoritarie non si impongono solo con la forza, ma anche attraverso la colonizzazione dell’immaginario. La sua lezione è chiara: per contrastarle, non basta smascherarne le menzogne, ma bisogna decostruire i miti che le sostengono. In questo senso, la sua opera rappresenta ancora oggi uno strumento indispensabile per chi voglia comprendere, e opporsi, alle derive antidemocratiche del nostro tempo.

La prosa di Jesi, densa e rigorosa, richiede una lettura attenta, ma la sua lucidità analitica e la sua passione civile rendono questo libro un’esperienza intellettuale profonda. La nuova edizione di Nottetempo, con il suo apparato critico e la sua cura editoriale, offre l’occasione perfetta per riscoprire un classico della critica culturale, la cui rilevanza non smette di crescere.