La storia dei possibili

Il libro del mese

Su Augusto Del Noce

Luciano Lanna
Attraversare la modernità
Il pensiero inattuale di Augusto Del Noce
Prefazione di Giacomo Marramao
Cantagalli, 2024, pp. 495
€ 28

Su Augusto Del Noce, uno dei filosofi italiani più importanti e originali del Novecento, sono spesso pesate etichette restrittive come quella di pensatore tradizionalista, fino a considerare la sua riflessione come una sorta di muro ideologico eretto contro la modernità. 

A sfatare questa lettura semplicistica, attraverso una solida ricostruzione della genesi e degli sviluppi del pensiero delnociano, nonché delle inquietudini esistenziali e delle spinte morali che lo animano, è un recente lavoro di Luciano Lanna, giornalista professionista, saggista e direttore del Centro per il libro e la lettura del Ministero della Cultura.

Già a partire dal titolo (Attraversare la modernità) la questione viene posta in modo diverso: l’obiettivo di Del Noce, secondo Lanna, non è quello di scavalcare il moderno, ma di transitare criticamente nel moderno, di farsi carico delle sue promesse ma anche delle sue sconfitte, delle sue rivendicazioni e potenzialità ma anche delle sue ambiguità e delle sue contraddizioni. E da questa prospettiva singolare, interna alla storia dell’Occidente, che Del Noce discute delle categorie di libertà, di ragione, di impegno, di senso, di soggetto, di progresso, di storia e, non ultimo, di trascendenza: quella trascendenza che, proprio da certe correnti moderne e postmoderne, è stata immanentizzata o cacciata dal mondo.

E questo Del Noce può farlo, perché il suo modo di filosofare, itinerante più che sistematico (ma non privo di coerenza), si pone al di sopra delle sterili opposizioni teoriche, ontologiche e politiche di cui la filosofia, soprattutto quella accademica, spesso non sa fare a meno: liberale- antiliberale, laico-cattolico, progressista-conservatore, antimetafisico- metafisico, scientifico – antiscientifico e così via.

Si pensi al tema della storia, centrale in tutta la sua riflessione, tema per il quale egli si confronta con le voci più importanti della modernità come Cartesio, Vico, gli illuministi, l’idealismo, Hegel, Marx, Croce, Gentile.

Lungi dal riassorbire il reale nell’ideale, Del Noce ne rivendica l’autonomia ma estende l’ambito della realtà ben oltre i limiti del materialismo marxista e del fattualismo positivista per farne, invece, storia in movimento, apertura, processo, orizzonte di possibilità, alterità.

Da filosofo “politico”, più che “monastico”, attento a non distanziarsi dal concreto attraverso premesse teoricistiche, tipiche delle epoche razionalistiche, e a rispondere agli interrogativi del proprio tempo, invece che evaderli, Del Noce sviluppa un confronto serrato con le filosofie della storia, che promettono uno sviluppo garantito e inevitabile degli accadimenti, per poi identificare, con una chiara operazione ideologica, il progresso in un luogo definito del tempo, in un punto preciso, in un certo ordine della società, in un esistente invalicabile. 

Scrive Lanna: “Delineare una filosofia attraverso la storia vale rifiutare il tracciato determinato di un corso storico e, quasi fosse una freccia inarrestabile, procedere deterministicamente verso una direzione, nella modalità prospettata da illuminismo, hegelismo, marxismo e neo positivismo.

Per Del Noce il tempo storico è invece simile a un albero dalle innumerevoli ramificazioni virtuali, in potenza tutte possibili, mentre allo stato dei fatti è una sola ad imporsi”.

Si spiega così il suo interesse per un filosofo inattuale come Charles Renouvier (cui Lanna dedica le conclusioni del saggio) che nel 1876 fu il primo a usare come titolo di un proprio libro il termine “ucronia”, per indagare quel mondo dei se che poteva essere reale non meno del reale che è stato.

Con Renouvier, Del Noce condivideva l’idea che nessuna legge di sviluppo può limitare l’espansione della libertà spirituale, e nessuna autorità invincibile può stabilire la catena degli eventi umani, prospettando apriori esiti necessari e prevedibili.

Riscoprire dei filosofi controcorrente come Vico o Pascal, come Piero Martinetti o Aldo Capitini, come Giuseppe Rensi o Lev Chestov, e delle idee storicamente perdenti e laterali rispetto alla linea di pensiero dominante, rappresentava per Del Noce un’esplorazione dei possibili oppure, detto in altro modo, una riattivazione di valori originari e di forze latenti e preziose che nessuna egemonia ideologica, per sua natura chiusa e deterministica, poteva del tutto cancellare.  E questa non era semplicemente storiografia o storia delle idee o pratica intellettuale ma, nel senso più autentico e profondo, filosofia.