No alla pulizia etnica a Gaza

Illustrazione tipo mosaico dei Palestinesi in fuga via mare mentre le loro spiagge si trasformano in una riviera (secondo quanto suggerito dal presidente americano Trump)

In questo tempo carico di paradossi e contraddizioni, straripante di logiche identitarie e contraddistinto dal tifo da stadio, la lettera delle ebree ed ebrei italiani che dicono “NO alla pulizia etnica – l’Italia non sia complice” e che si riferisce al progetto di espellere i palestinesi dalla Striscia per farne un mega-resort turistico di lusso, è un gesto profetico e di altissimo valore etico e umano. È una presa di posizione a favore del rispetto della dignità umana e contro la prevaricazione, uso intelligente di un’identità aperta e non paralizzata, segno di speranza verso la fraternità possibile.

Simon Levis Sullman che è tra i firmatari, è uno storico e, in un articolo pubblicato sul sito web de Gli stati generali (glistatigenerali.com), scrive: “Questo appello dice oggi “No”, grida contro la violenza, denuncia le complicità. Ma mi rendo conto che un elemento essenziale del futuro di Israele e Palestina, e anche della Diaspora ebraica e dell’Europa, sarà ed è dire “Sì”. Sì all’altro, al riconoscimento dell’altro, della sua sofferenza, della sua storia e memoria. Sì alla presenza, sicurezza, ai diritti, alla tranquillità di tutti: israeliani, palestinesi – e potrei continuare, guardandomi intorno -, gli uni accanto agli altri”.