Pioniera e visionaria
Biografie

Cristina Cassina
Flora Tristan
Carocci, 2025, pp. 104
€ 13
Nel panorama degli studi sul pensiero politico dell’Ottocento, la figura di Flora Tristan (1803-1844) emerge come una delle più affascinanti e al contempo meno studiate teoriche del socialismo e del femminismo. Il libretto di Cristina Cassina, della serie Carocci dedicata alle “Donne e pensiero politico” e diretta da Cassina stessa,docente di Storia del pensiero politico all’Università di Pisa, offre un agile contributo alla riscoperta di questa pensatrice, presentando in poche pagine un ritratto di una donna che ha saputo unire, per prima, la causa dell’emancipazione femminile a quella della classe operaia.
Se le monografie sin qui uscite nella collana Carocci erano dedicate a figure femminili di una certa notorietà da Madame de Staël ad Angela Davis, fino a Simone Weil, la figura di Flora Tristan qui considerata è stata a lungo sottovalutata e il libro di Cassina rappresenta un contributo alla sua riscoperta.
Il libro, strutturato in sette capitoli che seguono cronologicamente la vita di Tristan, riesce efficacemente a intrecciare la dimensione biografica con quella intellettuale, mostrando come le esperienze personali della protagonista abbiano profondamente influenzato il suo pensiero politico. La scelta di questa impostazione non è casuale: la stessa Tristan aveva fatto delle proprie vicende personali – dalla condizione di figlia illegittima al matrimonio violento – il punto di partenza per una più ampia riflessione sulla condizione femminile e sulle ingiustizie sociali del suo tempo.
La vicenda di Tristan è segnata dalla drammatica esperienza del matrimonio con André Chazal, che culminerà nel tentativo di femminicidio del 1838. Queste vicende spinsero Tristan a elaborare una critica radicale dell’istituzione matrimoniale e a battersi per il ripristino del divorzio, abolito in Francia nel 1816.
Altra esperienza fondamentale per la formazione intellettuale di Tristan e la sua sensibilità sociale e politica fu il viaggio in Perù, documentato nelle “Pérégrinations d’une paria” (1838). Il confronto con una società ancora semifeudale, ma paradossalmente più aperta verso le donne in alcuni aspetti, ha contribuito ad acuire la sua critica della società europea.
Nelle “Promenades dans Londres” (1840) Tristan anticipa molte delle analisi che Engels svilupperà alcuni anni dopo sulla condizione della classe operaia in Inghilterra. Cassina sottolinea giustamente come questo testo rappresenti uno dei primi esempi di inchiesta sociale condotta da una donna, con una particolare attenzione alla condizione delle operaie, definite da Tristan “le proletarie del proletariato”.
L’opera principale di Tristan è considerata “L’Union ouvrière” (1843). In questo testo si realizza la proposta di un’organizzazione operaia a vocazione universale che includa esplicitamente le donne. Questa visione anticipa per molti versi non solo il marxismo, ma anche il femminismo socialista del secolo successivo.
Pur influenzata dal socialismo utopista di Saint-Simon, Fourier e Owen, Tristan sviluppa una visione originale che unisce socialismo e femminismo in un progetto di emancipazione universale, un socialismo umanitario e non violento, in cui la fede religiosa occupa un posto importante, distinguendosi così dal materialismo che caratterizzerà il successivo socialismo marxista. In “tour” per diffondere le sue idee tra gli operai, e condurre allo stesso tempo una ricerca sul campo sulla condizione operaia, nel 1844 Tristan trovò la morte appena quarantenne per tifo a Bordeaux. Il tentato femminicidio di sei anni prima da parte del marito, ferendola al polmone sinistro, le aveva lasciato una pallottola conficcata vicino al cuore e un’insufficienza respiratoria che aveva aumentato il rischio di contrarre malattie.