Velocità del genio
Che spettacolo!

Giovanni Bietti
Mozart: le ultime tre sinfonie
Carocci, 2024, pp. 112
€ 13
Tra il 26 Giugno e il 10 Agosto del 1788, a Vienna, Wolfgang Amadeus Mozart, compone, “quasi di getto”, forse le sue più grandi Sinfonie: la 39 (KV 543), 40 (KV 550) e 41 “Jupiter” (KV 551).
Il libro di Giovanni Bietti: “Mozart: le ultime tre sinfonie”, da poco edito da Carocci, intende ripercorrere il cammino creativo di questi capolavori, sia contestualizzandoli storicamente (vita privata del Genio. E momento storico Europeo, certo tra i più intensi).
È anche molto invitante come lettura, pur dando per assodato che chi legge abbia una solida base sia della tecnica compositiva, nello specifico, che della “persona” Mozart, oltre il personaggio, come rappresentato dalla celebre pellicola del 1983/4 di Milos Forman, con Tom Hulce e F. Murray Abrahm, rispettivamente, Mozart e Salieri.
In effetti ci sono, a ben guardare, alcuni tratti in comune: su tutti il piacere divulgativo che, nonostante i frequenti passaggi “specifici”, mantengono viva la attenzione, per il lettore predisposto.
Naturalmente il film, si concede molte libertà, e accanto a tratti interessanti e attendibili, ve ne sono altri, magari alquanto dilatati, a fini spettacolari: in ogni modo, la rivitalizzazione, del Genio Mozartiano riesce in entrambi i casi.
Pur afflitto, e in particolare dal suo trasferimento definitivo a Vienna del 1781, da una cronica mancanza di denaro, speso a profusione e scriteriatamente, il talento compositivo, in queste tre composizioni specifiche, davvero è tanto sommamente fluido, quanto poliedrico.
Pur nel dato comune, della grande orchestrazione, per tutte e tre le partiture, ognuna delle sinfonie ha caratteri peculiari e differentissimi. Si arriva al punto di riprendere e ri-accennare un tema di una sinfonia, per, dopo averlo accennato, stravolgerlo in una melodia differentissima.
Per dirla tutta, questo “gioco” già era sperimentato, ma forse in maniera un poco più timida, in altre tre splendide composizioni assai vicine: 35 “Linz”, 36 “Haffner” e 38 “Praga”.
In molti cofanetti LP e anche Cd, per “Ultime Sinfonie” vengono, correttamente, intese appunto queste sei composizioni: 35, 36, 38, 39, 40, 41: diciamo che tutte e sei respirano di questa “Metà anni 80” del 18mo secolo, il periodo dove il Genio di Salisburgo davvero “esplode”, con la Trilogia Lirica di Da Ponte (“Don Giovanni”, “Le Nozze di Figaro” e, un poco dopo, “Così fan tutte”).
Potrei ricordare anche altri capolavori: meravigliosi concerti per piano e orchestra, composizioni per piano solo o da Camera, Componimenti sia religiosi (in senso Cattolico tradizionale) che Massonici (la sua intima religiosità, degli ultimi dieci anni).
Un consiglio: per “gustare” meglio la lettura, attenetevi alla ripartizione in Capitoli, e lasciate due/tre giorni di spazio, uno dall’altro, per mettere bene a fuoco quanto detto in queste dense pagine.
Questo, vale, a maggior ragione nella Ultima parte, quella più specificamente, dedicata alle creazioni, nello specifico.
Le migliori formazioni per questo genere di musica? Premesso che ci vuole una orchestra di dimensioni consistenti, a mio avviso, parlando in senso puramente orchestrale e sonoro, la palma va, su tutte, alla Filarmonica di Vienna.
Al secondo posto, “Ex- Aequo”, pur con timbri molto differenti, altre due superbe compagini: Filarmonica di Berlino e Cappella di Stato di Dresda.
In coda, si fa per dire (stiamo sempre nella eccellenza, sono “Nuances” cromatiche), due formazioni, geograficamente lontane, nel continente Europeo. Orchestra del Royal Concertgebouw di Amsterdam e, guarda guarda, la Orchestra Filarmonica di Praga. Entrambe “responsabili” (!) di alcune grandissime esecuzioni/interpretazioni.
Tra i grandissimi che hanno affrontato queste sei sinfonie, LP o Cd che fosse, il primo nome a venire in mente è Von Karajan. A seguire, Otto Klemperer, Leonard Bernstein, e Karl Bohm.
Per dire la verità, nessuno con esiti eccelsi in maniera omogenea; ripeto, nessuno. Ma con un risultato medio certamente notevole.
Per i più appassionati, e un po’ “fuori dal coro”, segnalo, anche su Youtube, cose bellissime di Rafael Kubelik, Istvan Kertesz, Carl Schuricht, fino a Bruno Walter, Erich Kleiber, Klemens Krauss. Ma andiamo indietro di almeno sessanta/settanta anni: si parla di interpretazioni meravigliose, a dispetto di nastri che, per quanto restaurati e ripuliti a volte con vero amore, ovviamente risentono del tempo (o, invece, ne hanno il fascino fortissimo, di quei tempi?). Credo di aver già scritto che, da appassionato di Melodramma, Giuseppe Verdi è il mio ventricolo di sinistra, e che Richard Wagner è il mio ventricolo di destra. Senza uno di essi, vivrei malissimo. Ma…Mozart, questo Mozart… È LA MUSICA, IL NIRVANA!!!