Psicologia
Generazione Z, l’amore e altre storie
Forse c’è bisogno di capire qualcosa di più della Generazione Z (indicativamente i nati tra la fine degli anni ’90 e il 2010), non ci basta alzare le sopracciglia al cielo. Tanti, troppi i pregiudizi, le visioni stereotipate che ci impediscono di capire meglio. Eppure ne vale la pena, non foss’altro perché il mondo continuerà anche quando i boomers saranno ormai passati a miglior vita. Brat, Demure, Brain Rot, Enshittification, Manifest. No, non è una lingua aliena, sono le parole scelte come “parole dell’anno” da prestigiosi dizionari. Parole che descrivono i modelli di comportamento sociale che le nuove generazioni stanno costruendo, più o meno intenzionalmente, nella loro quotidiana pratica comunicativa, quella che avviene “on life”, vale a dire nello spazio (anch’esso reale) dei social. Il Collins dictionary ha individuato come parola dell’anno Brat, che significa un comportamento, un modo di presentarsi al mondo e un modo di vivere fuori dagli schemi, anche originale e spesso provocatorio, con l’orgoglio e la noncuranza di esserlo. Dictionary.com ha focalizzato al contrario la parola Demure, che indica un modo di essere e di mostrarsi discreto, sfumato, invisibile, con una eleganza sottile, fatta di cose neutre, mai ostentate, connotata da una certa modestia e ritrosia ad apparire. Il Cambridge dictionary ha scelto invece la parola Manifest, quell’atteggiamento mentale fatto di immaginazione attiva e concentrata, quel desiderio trasformato in immagini che vorrebbe aiutare gli eventi ad andare nella direzione sperata. Il Macquarie dictionary ha trovato come parola dell’anno Enshittification, che racconta la continua perdita di qualità, il declino, il degrado, il peggioramento di un servizio, di un prodotto, di un contesto, quella deriva che inevitabilmente consegue a politiche gestionali il cui obiettivo è esclusivamente realizzare il maggior guadagno possibile, a scapito della qualità e di ogni barlume di etica. Infine, l’Oxford english dictionary come parola dell’anno ha selezionato Brain rot, che potremmo tradure come “cervello in putrescenza”, quel deterioramento dello stato mentale che deriva dall’eccesso di esposizione ai social o comunque a contenuti on line banali, fruiti passivamente scrollando il telefono, video demenziali, meme buffi o altro di poco valore, non scelti, guardati in modo del tutto acritico e passivo, come intrattenimento che occupa tempi lunghissimi e distoglie da altri impieghi del cervello, il quale, letteralmente, povero, se ne va in pappa.
UN QUADRO ARTICOLATO
Che quadro si forma? Giovanissimi che si rendono conto del degrado imperante in molti settori, da quello ambientale a quello economico e sociale, che scendono in piazza, ben consapevoli di poter incontrare la repressione da parte delle forze dell’ordine, ma che nello stesso tempo, appena perdono slancio e capacità di connessione sociale, rischiano di restare intrappolati sui divani o davanti agli schermi, confusi e disorientati, e il ritiro sociale diventa allora una auto-protezione. Giovani persone che si sentono libere, liberi, di giocare con la propria immagine e la propria identità, dal neutro al clamoroso, dal tradizionale al queer. Ragazze e ragazzi che sono capaci di sognare e si concentrano per dar forma ai loro desideri, almeno nella propria mente, forse perché hanno ormai chiaro che tra virtuale e reale il confine è saltato, e che si è reali anche on line, così come le immagini che guidano la mente possono indirizzarla verso la realizzazione concreta di ideali e valori, talmente importanti che bisogna sorvegliarne la qualità, perché non diventino parole vuote asservite al mercato, inutili forme senza sostanza.
E L’AMORE?
L’amore nella Generazione Z viene vissuto in modi che inevitabilmente riflettono il contesto sociale e culturale in cui essi sono cresciuti. L’amore digitale è pienamente sdoganato, il matchmaking online (conoscersi e cominciare una relazione sui social) è ormai la prassi più consueta. Le app di incontri sono utilizzate in modo prevalente, non solo per relazioni romantiche, ma anche per amicizie e networking, per condividere un concerto, o sistemare un cucciolo, per organizzare un viaggio-avventura o fare conversazione per imparare una lingua. Ma anche la validazione della propria persona e della propria immagine è social: le interazioni sono significative on line forse perfino di più che off line, come ogni scambio comunicativo. Questa generazione è cresciuta con una maggiore accettazione delle identità sessuali e di genere, il che implica a una visione dell’amore più aperta, più inclusiva. Le formule delle relazioni si allargano ed escono dal campo convenzionale: ci si avventura ad esplorare relazioni aperte, anche poliamorose o ai margini, anche nel campo queer, perché “sento attrazione per una persona, per le sue caratteristiche, per l’intesa che si stabilisce, anche a prescindere dal suo sesso di appartenenza”. I ruoli tradizionali di genere e le dinamiche di potere nelle coppie vengono ridefiniti e rinegoziati, cosicché le relazioni possano tendere ad una maggiore autenticità, che faccia perno sul benessere emotivo e su un buon equilibrio tra autonomia e intimità. La consapevolezza emotiva e la riflessione sul vissuto sono condivise in forme ampie, anche al di là della cerchia ristretta, si parla senza paura di benessere o malessere psicologico, e di come influenza le relazioni. Ma l’amore dovrebbe anche essere progetto per il futuro… nel quadro della generale angoscia per il domani, della precarietà dilagante, anche l’amore cambia volto: nello stesso tempo è effimero e prepotente, intensissimo e fugace… In sintesi, la Generazione Z ci accompagna a scoprire un’ampiezza maggiore per l’oscillazione dell’identità, dell’immagine di sé, dei vissuti e dei modelli di comportamento relazionale e sociale, ci mostra la ricerca di un nuovo modo di porsi nei confronti della realtà, senza rinunciare a sogni e desideri, ma con la fatica di mantenere la tensione verso di essi, in un mondo che sembra scivolare verso un degrado generalizzato, una perdita di futuro.
19 SFUMATURE DI RELAZIONE
Anche nel campo della evoluzione delle esperienze affettive dobbiamo fare una ricognizione dei nuovi termini, prendere familiarità con le nuove definizioni delle diverse articolazioni che possono assumere le relazioni affettive nella Generazione Z. È solo un mini glossario, per ora però può bastare…
Crush: Termine universale per indicare una persona verso cui si prova attrazione o un’infatuazione iniziale.
Sliding: Atto di scrivere o iniziare una conversazione nei Dm (messaggi diretti) di qualcuno sui social media per esprimere interesse.
Talking stage: La fase in cui due persone si stanno conoscendo, spesso tramite messaggi, senza che ci sia ancora un impegno ufficiale.
Flirting: Flirtare, spesso in modo leggero e giocoso, può includere sia interazioni di persona che digitali.
Situationship: Una relazione non definita, in cui c’è una certa connessione ma senza un chiaro impegno o etichetta.
Hookup: Incontro intimo o sessuale, spesso privo di implicazioni emotive o impegno a lungo termine.
Fwb (Friends with benefits): Amici che condividono una relazione sessuale senza un coinvolgimento sentimentale.
Casual dating: Uscire con qualcuno senza l’intenzione di una relazione seria o esclusiva.
No strings attached (Nsa): Una relazione senza obblighi o aspettative emotive.
On and off: Relazione instabile, in cui ci sono frequenti rotture e riconciliazioni.
Ghosting: Sparire improvvisamente senza spiegazioni, interrompendo ogni contatto.
Benching: Tenere qualcuno “in panchina”, mantenendo un contatto occasionale senza mai portare avanti la relazione.
Breadcrumbing: Dare segnali sporadici di interesse solo per mantenere l’altra persona agganciata.
Exclusive: Quando due persone decidono di uscire solo tra loro, ma non necessariamente hanno ancora definito la relazione come “ufficiale”.
Soft launch: Fase in cui una persona inizia a mostrare sui social indizi di una relazione, senza rivelare completamente il partner (es. foto di una mano o di un’ombra).
Hard launch: Dichiarazione ufficiale della relazione sui social, come una foto o un post di coppia.
In a relationship: Stato ufficiale in cui i due partner si riconoscono come coppia.
Partner: Termine neutro usato per indicare una relazione seria, spesso a lungo termine.
Boo/Bae: Termini affettuosi e informali per indicare il proprio partner (“Before anyone else”).
Possiamo cominciare ad intuire questo modello più fluido, più sviluppato nell’ambito social, molto meno convenzionale, questo tentativo di allargamento delle immagini di sé, e di sé nelle relazioni, e di sé nel mondo, possiamo osservare senza giudizio questa ricerca, le possibilità molteplici di equilibrio e presenza di questa generazione, in un mondo, il nostro mondo, quello che stiamo lasciando a loro in eredità, un mondo che scivola e diventa ogni giorno meno sicuro…